Diabete e pre diabete, arriva un nuovo test rapido per la diagnosi anticipata. Si basa su una curva da carico di glucosio di appena un'ora (anziché le due ore attuali)

È importante soprattutto per i pazienti che sfuggono alla diagnosi con gli attuali criteri

Diabete e pre diabete, arriva un nuovo test rapido per la diagnosi anticipata. Si basa su una da carico glucidico di appena un'ora (anziché le due ore attuali)
Diabete e pre diabete, arriva un nuovo test rapido per la diagnosi anticipata. Si basa su una da carico glucidico di appena un'ora (anziché le due ore attuali)
Venerdì 8 Marzo 2024, 13:39 - Ultimo agg. 14 Marzo, 09:57
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C'è un modo per diagnosticare in modo rapido il diabete o il pre-diabete? Arriva un nuovo test per la diagnosi veloce messo a punto con il contributo della ricerca italiana.

 

Nuovo criterio diagnostico basato sulla glicemia alla prima ora della curva da carico di glucosio

L'hanno già battezzata la "mini-curva" da carico di glucosio e consente di individuare la malattia, e i primi segni, almeno un paio d'anni prima rispetto ai test attuali (curva da carico di glucosio tradizionale a due ore, o Ogtt). L'attuale diagnosi di iperglicemia si pone con un prelievo del sangue e un prelievo per emoglobina glicata, dato biochimico che permette di capire se il dato di iperglicemia sia isolato o cronico. Il dato di emoglobina glicata permette inoltre di indirizzare verso un trattamento di adeguamento dello stile di vita (se <6.5%) o in alternativa una valutazione specialistica per associare trattamento farmacologico. 

L'International Diabetes Federation(Idf), la federazione mondiale che include tutte le società di diabetologia internazionali e le associazioni delle persone con diabete, ha deciso di proporre il nuovo test - con un Position statement che ha revisionato la letteratura scientifica in materia - come nuovo criterio diagnostico per il pre- diabete e il diabete, basandosi sulla glicemia alla prima ora della curva da carico di glucosio.

 

Nuovi criteri più sensibili: ecco le soglie

Si propone dunque di introdurre nuovi criteri per la diagnosi di pre- diabete e di diabete basati sulla glicemia alla prima ora della curva da carico di glucosio (mini-curva): sopra 155 mg/dl si fa diagnosi di pre- diabete, sopra i 209 mg/dl di diabete.

 

Obiettivo: individuare i diabetici che sfuggono agli attuali criteri diagnostici

Una novità a cui ha dato un notevole contributo la ricerca italiana, in particolare con il gruppo della Medicina interna dell'Università "Magna Graecia" di Catanzaro e dell'Azienda ospedaliero universitaria Sant'Andrea-Sapienza Università di Roma. «I nuovi criteri diagnostici - commenta Giorgio Sesti, ordinario di Medicina interna alla Sapienza università di Roma e presidente della Società di medicina interna Simi - consentono di individuare precocemente le persone ad aumentato rischio di diabete o già diabetici, che sfuggono a questa diagnosi con gli attuali criteri diagnostici. Questo significa che sarà possibile formulare la diagnosi di diabete e di prediabete attraverso una "mini-curva" da carico glucidico di appena un'ora (anziché le due ore attuali). Ma soprattutto, consentirà di intercettare una serie di soggetti che i criteri attuali non permettono di individuare né come pre-diabetici, né come diabetici.

 

Agire tempestivamente: cambiare stile di vita 

«La "mini-curva" rappresenta un metodo più pratico e sensibile per "catturare" un maggior numero di persone a rischio di sviluppare diabete franco e di riconoscere più precocemente i soggetti con diabete già conclamato». Una diagnosi più precoce, spiega ancora Sesti, «consente di mettere in atto più tempestivamente una serie di misure preventive riguardanti lo stile di vita o farmacologiche, che aiutano a prevenire la progressione verso il diabete franco e a contenere i danni del diabete. Spesso infatti le complicanze vascolari sono già presenti al momento della diagnosi di diabete». È infatti possibile prevenire la progressione dal pre-diabete al diabete mettendo in atto un drastico cambiamento dello stile di vita: dieta equilibrata e perdita di peso se necessaria, attività fisica, lotta alla sedentarietà, curare l'igiene del sonno, stop al fumo di sigaretta e in alcuni casi ricorrendo alla terapia farmacologica. 

 

Il diabete pesa sui reni e sul cuore

Curare il diabete non significa solo riportare la glicemia a livelli normali, ma anche e soprattutto proteggere le persone che ne sono colpite dalle gravi complicanze cardiovascolari e renali che il diabete provoca e che impattano sulla qualità e sulla durata della vita. Questi i temi al centro di un recente congresso che si è svolto all'ospedale Gemelli a Roma "Al cuore del diabete" organizzato dal professor Andrea Giaccari. Obiettivo prioritario è applicare alla pratica clinica le indicazioni delle linee guida sulla protezione nefrologica e cardiovascolare, un obiettivo ancora lontano. Negli ultimi anni sono arrivati anche in Italia farmaci che agiscono sulla protezione cardio-renale, che le linee guida internazionali raccomandano di utilizzare dal momento della diagnosi di diabete. Si tratta degli Sglt2 inibitori e degli agonisti del recettore di Glp1, che stentano ad essere prescritti dagli specialisti e dai medici di famiglia; dunque non arrivano ai pazienti. Proprio per avvicinare sempre più la teoria della ricerca, alla pratica clinica, in altre parole per far entrare nella quotidianità dell'assistenza le nuove terapie salva-cuore e salva-reni, efficaci anche in chi non ha il diabete, da tre anni viene organizzato al Gemelli il congresso "Al cuore del diabete". «Il diabete - spiega il professor Andrea Giaccari, professore di Endocrinologia dell'Università Cattolica - non va mai visto come una "semplice" alterazione del metabolismo del glucosio. Raddoppia infatti il rischio di ictus e infarto, oltre che di insufficienza cardiaca e renale; oltre la metà delle persone in dialisi ha il diabete.

Le persone con diabete in altre parole devono avere degli obiettivi di prevenzione cardiovascolare e renale più stringenti, perché la presenza di questa malattia amplifica il rischio di altre patologie». 

 

Il significato della glicemia alla prima ora della curva da carico

L'Idf è arrivato al documento di consenso sui nuovi criteri diagnostici, dopo aver esaminato i risultati di numerosi studi internazionali sul significato della glicemia alla prima ora della curva da carico, ai quali ha dato un notevole contributo la ricerca italiana. In particolare, il gruppo della Medicina interna dell'università "Magna Graecia" di Catanzaro e dell'Azienda ospedaliero universitaria Sant'Andrea-Sapienza Università di Roma ha pubblicato oltre 40 articoli sull'argomento «La glicemia alla prima ora della curva da carico - ricorda Sesti - è già da tempo usata per la diagnosi di diabete gestazionale, quindi rappresenta un elemento fisiopatologico importante, finora trascurato. L'iperglicemia precoce infatti è già un marcatore di diabete o di aumentato rischio di malattia. Quindi - conclude il presidente della Simi - se è vero che i nuovi criteri diagnostici dell'Idf rappresentano una "novità" nella diagnosi di diabete, l'importanza della glicemia alla prima ora dell'Ogtt è già consolidata da tempo, dal punto di vista fisiopatologico».

 

Che cos'è l'iperglicemia?

L’iperglicemia è il riscontro di valori elevati di glicemia nel sangue. La sintomatologia è soggettiva e compare quando si superano i valori di 180 mg/dl di glicemia.

 

Quali sono le cause dell'iperglicemia?

L'iperglicemia compare in presenza di un'insufficiente produzione dell'ormone insulina o a una sua inadeguata azione. Ma ci possono essere anche altre cause: una mancata o inadeguata assunzione della terapia in soggetti diabetici (insulina e/o ipoglicemizzanti), un aumentato fabbisogno di terapia per una malattia acuta concomitante, un’eccessiva assunzione di carboidrati in soggetti predisposti o assunzione di farmaci diabetogeni. Altra causa di iperglicemia può essere da ricercare in patologie del pancreas (pancreatiti, patologie oncologiche) o in rare malattie dell’apparato endocrino.

 

Quali sono i sintomi dell'iperglicemia?

Spesso l’iperglicemia non dà alcun sintomo né segno, per questo il diabete (malattia cronica secondaria alla persistente iperglicemia) è ritenuto una malattia subdola. A volte i sintomi compaiono quando la malattia è già presente da anni. Una grave iperglicemia può portare a:

Stanchezza
Aumento della sete (polidipsia)
Aumento della diuresi (poliuria)
Perdita di peso involontaria, talvolta in concomitanza a un aumento dell’appetito
Malessere
Dolori addominali

Nei casi più gravi possono presentarsi anche confusione mentale e perdita di coscienza.

 

Come prevenire l'iperglicemia?

Bisogna mantenete un stile di vita sano svolgendo esercizio fisico regolare, anche moderato; mantenersi in peso-forma e attuare strategie per il dimagrimento nel caso si sia in sovrappeso; seguire una dieta equilibrata e appositamente bilanciata, evitando bevande zuccherate e cibi particolarmente calorici. Si raccomanda nei soggetti a rischio (familiari di diabetici, pregresso diabete gravidico, obesità, segni clinici di insulino-resistenza) di effettuare periodici controlli del dosaggio di glicemia (almeno una volta all’anno se normale, cioè inferiore a 100 mg/dl).

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