Wagner, per Putin futuro in bilico dopo il tentato golpe di Prigozhin. «Immagine danneggiata, pagherà la sua debolezza»

Ancora nessuna decisione su Shoigu e Gerasimov. E Kadyrov passa all’incasso

Putin, futuro in bilico dopo il tentato golpe di Prigozhin. «Immagine danneggiata, pagherà la sua debolezza»
Putin, futuro in bilico dopo il tentato golpe di Prigozhin. «Immagine danneggiata, pagherà la sua debolezza»
di Marco Ventura
Lunedì 26 Giugno 2023, 00:46 - Ultimo agg. 28 Giugno, 13:29
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Il “day after” di Vladimir Putin è quello di un orso ferito che per la prima volta deve fare i conti con una sfida, neutralizzata solo in extremis, alla propria autorità di Zar di tutte le Russie. E per molti osservatori, se questo palese indebolimento non costituisce ancora la fine di Putin, è però l’inizio della fine. «Il tentativo di golpe non è stato una farsa», dice l’ambasciatore Giampiero Massolo, già capo del Dis e presidente del Comitato promotore Expo 2030 a Roma. «Se quella che abbiamo visto fosse stata una messa in scena, sarebbe stata piuttosto costosa. Quanto è successo dimostra come il “divide et impera” di Putin coi suoi apparati di sicurezza non funzioni più. L’andamento fallimentare della guerra ha messo in evidenza i contrasti interni e li ha resi non più tollerabili». 

LE CAUSE
La confusione nei centri decisionali e nella catena di comando sarebbe una delle cause della mancata o tardiva reazione di Mosca alla vertiginosa marcia che si è fermata a neanche 300 km dalla capitale. Scrive l’“Institute for the study of war” che adesso il Cremlino fronteggia «un equilibrio profondamente instabile». L’accordo negoziato da Lukashenko è tuttora poco chiaro riguardo al “come” e al “quando” verrà applicato, e in che misura. «Si tratta di una sistemazione di corto respiro, non di una soluzione a lungo termine – prosegue l’Isw – e la ribellione ha portato alla luce gravi debolezze del Cremlino e del ministero della Difesa». Per l’ex deputato russo della Duma riparato in Ucraina, Ilya Ponomarev, «è stata una messinscena, Prigozhin e Putin erano d’accordo dall’inizio, si conoscono da tanto tempo e hanno reciproca fiducia.

Putin voleva spaventare l’élite russa e quella internazionale, facendo vedere che non è lui l’alternativa peggiore e il pulsante delle armi nucleari potrebbe finire in mano a un orco come il capo di Wagner». 

IL PATTO
Ipotesi, quella del patto segreto tra Prigozhin e lo Zar, che l’Isw considera «assurda, l’apparizione alla Tv nazionale per invocare la fine di una ribellione armata e mettere in guardia contro una replica della rivoluzione del 1917, e la mediazione di un leader straniero, avranno un impatto duraturo sull’immagine di Putin». La marcia indisturbata dei mercenari Wagner dimostra «la vulnerabilità delle forze di sicurezza russe e l’incapacità di Putin a usarle in maniera tempestiva per respingere una minaccia interna». Unità paramilitari private hanno dimostrato di essere quasi più efficaci delle truppe regolari, inoltre è emersa la scarsità di riserve militari per l’impegno in Ucraina, così come l’impreparazione delle guardie di frontiera. A perdere la faccia sono state proprio le unità più care a Putin: i servizi (Fsb) e la Guardia nazionale. E se per il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, la sfida diretta a Putin ha rivelato «autentiche crepe», fa riflettere anche l’effetto sorpresa. Da giorni l’intelligence americana, stando ai media statunitensi, aveva subodorato la possibilità del golpe, mentre Putin lo avrebbe saputo soltanto 24 ore prima. E non ha avuto la prontezza di evitarlo. Dalla sua parte si sono schierati gli alleati di ferro. Da un lato il leader bielorusso Lukashenko, artefice della trattativa con Prigozhin (è tutto da vedere se il capo di Wagner resterà in Bielorussia o se sarà solo una tappa verso l’Africa dove si trovano i suoi veri forzieri e le sue truppe mercenarie), e il leader ceceno Kadyrov, che ha rivendicato anche ieri di aver messo subito a disposizione di Putin le sue unità d’élite, facendole arrivare a Rostov sul Don (senza però intervenire). Molti i misteri e gli interrogativi che restano aperti. 

IL FUTURO DI WAGNER
Per esempio, se Putin consentirà la sopravvivenza dei Wagner. «Non sappiamo – spiega Phillips O’Brien, professore di Studi strategici all’Università di St Andrews – se i mercenari seguiranno Prigozhin in Bielorussia o quanti invece saranno costretti a firmare contratti con le forze armate». E Putin deve sciogliere il dilemma se silurare (e quando) il ministro della Difesa, Shoigu, e i suoi più stretti collaboratori. Al momento non c’è segno di epurazioni. È evidente che gli effetti del golpe fallito si vedranno nelle prossime settimane e mesi. Per il generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa, Putin è già ora «un’anatra zoppa, è incredibile che i Wagner siano quasi arrivati a Mosca». 

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