Corea del Nord pronta a nuovo lancio: «E questa volta potrebbe colpire»

Corea del Nord pronta a nuovo lancio: «E questa volta potrebbe colpire»
di Luca Marfé
Giovedì 7 Settembre 2017, 16:09 - Ultimo agg. 8 Settembre, 12:43
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NEW YORK - La Corea del Nord è pronta a lanciare un nuovo missile balistico intercontinentale: lo farà il 9 settembre. Ad affermarlo non sono generiche fonti di Seul, bensì il premier sudcoreano in persona.

A margine di un vertice che ha riunito i suoi ministri della Difesa, Lee Nak-yon ha usato toni gravi e parole forti: «La situazione è drammatica. Il tempo stringe e Pyongyang è oramai ad un passo dal completare il suo arsenale nucleare».

Ma non è tutto. A quanto pare, infatti, questa volta potrebbe non trattarsi di un semplice test: «La nostra intelligence conferma che il lancio in programma il 9 settembre potrebbe essere caratterizzato per la prima volta da un angolo ordinario». In altre parole, la sua traiettoria potrebbe essere disegnata con l’intento preciso di colpire.

E, con fare allarmato, taglia corto: «È necessaria un’azione speciale ed urgente per porre fine alla follia del Nord». Senza girarci troppo intorno, insomma, strizza l’occhio all’opzione militare.

Nel frattempo, a circa 200 chilometri a sud di Seul, le manovre occidentali agitano lo scenario: la componentistica di un colossale impianto di difesa missilistica è arrivata nella contea di Seongju per mano degli statunitensi. Ad affiancare le due installazioni già operative dallo scorso mese di maggio, ne arrivano dunque altre quattro con la US Forces Korea, il comando militare unificato che risponde agli ordini di Washington e Seul, che mostra i muscoli e si prepara davvero al peggio.

Esplode nel frattempo la protesta della comunità locale che, al di là della presenza di una nutrita schiera di pacifisti, si dice preoccupata dall’impatto ambientale e, più in generale, dalle possibili ripercussioni sulla salute degli abitanti. Un problema nel problema, soltanto apparentemente banale, che di fatto sta rallentando le operazioni di terra tra cortei e barricate.

Trump osserva da lontano, ma con grande attenzione. Mentre negli Stati Uniti riecheggia ancora quel suo «il dialogo non è la risposta».

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