Giorgio Napolitano funerali, l'omaggio di Napoli al ragazzo di Chiaia

La delegazione del liceo Umberto a Montecitorio

L'omaggio di Napoli al ragazzo di Chiaia
L'omaggio di Napoli al ragazzo di Chiaia
di Adolfo Pappalardo
Mercoledì 27 Settembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 28 Settembre, 07:12
5 Minuti di Lettura

Alla fine delle esequie qualcuno, davanti Montecitorio, si rammarica, sottovoce, che non ci sia stato alcun intervento di un napoletano. Ma ai solenni funerali di Re Giorgio, ieri, la sua città natia si staglia sempre sullo sfondo. Viene evocata e ricordata, più volte, durante i nove interventi previsti. D'altronde il rito di ieri è un tributo che si allarga, e si deve allargare, alle massime cariche nazionali ed europee. Tra quattro capi di Stato, tra cui Macron e Stenmeier, e uno emerito come Hollande, oltre a più di cento ambasciatori provenienti da mezzo mondo. E il Parlamento in seduta comune allargato stavolta a molti ex parlamentari arrivati apposta per tributare l'ultimo saluto all'ex Pci che due volte salì sul Colle.

E lo scenario in cui si formò lo ricorda così una commossa Anna Finocchiaro «nella Napoli sfigurata dai bombardamenti, in cui larghissima parte della popolazione conosce una miseria infame, con la passione per la letteratura, il cinema, il teatro e amicizie che vanno da Raffaele La Capria, a Francesco Rosi, Giuseppe Patroni Griffi». È la citazione, generosa e dovuta, di quella Napoli e di quell'eccezionale generazione di ragazzi di Chiaia che sarà la prima scuola di formazione di Giorgio Napolitano

Ma a evidenziare quel ricordo c'è, soprattutto, una delegazione dell'Umberto, il liceo di Chiaia dove Napolitano aveva studiato. L'ha voluto la famiglia Napolitano, affinché, quel legame tra il presidente e il suo liceo rimanesse impresso anche nel suo ultimo giorno. Insomma c'era eccome Napoli, ieri mattina, nell'ultimo saluto. E non poteva non esserci perché il legame tra Napolitano e la sua città era saldissimo e a prova di qualsiasi tempesta. «È un motivo di grande orgoglio esserci. Ed è un motivo di grande orgoglio che persone del calibro di Napolitano e La Capria abbiano studiato all'Umberto. E il presidente ci ha sempre tenuto alla nostra scuola: non potevamo non esserci», spiega Luca Scandone studente dell'ultimo anno che, con la collega Piera Gambardella, rappresenta gli studenti. Con loro la prof Angela Iannuzzi e Roberto Giovene di Girasole, avvocato e presidente dell'associazione ex studenti dell'Umberto di cui Napolitano era, appunto, presidente onorario. «Non ha fatto mancare la sua vicinanza e il suo attaccamento alla nostra scuola.

Ricevendoci al Quirinale e interessandosi sempre alle nostre iniziative», racconta la prof che ha portato alla cerimonia il gonfalone del liceo.

In platea, invece, sono venuti a portare il proprio tributo i campani. Vertici istituzionali ma prima di tutto vecchi compagni di partito. Ci sono tutti o quasi che sembrano ritrovarsi dopo anni. E li vedi parlottare prima dell'inizio della cerimonia. Come l'ex sindaco Antonio Bassolino (accompagnato dalla moglie Annamaria Carloni) che chiacchiera con due napoletani come Claudio Velardi ed il giornalista Antonio Polito. Magari ricordando chissà quale interminabile riunione che si teneva nella vecchia sede del Pci di via dei Fiorentini. Senza badare, stavolta, all'eterna guerra tra miglioristi e ingraiani durata anni all'ombra del Vesuvio.

Qualche scranno più sotto Ugo Carpinelli, ex sindaco di Giffoni Valle Piana, legato al presidente da una lunga amicizia iniziata nei primi anni 80. Tanto che a Giffoni, già da semplice parlamentare, e poi come presidente della Camera e Capo dello Stato, sarà ben 8 volte. «Una volta venne anche a dormire a casa mia, perché non c'erano altri posti dove andare», si lascia sfuggire, con sincera commozione, l'ex sindaco cresciuto nel Pci che ad ottobre vuole organizzare una manifestazione per ricordare Napolitano. «Ci vorrebbe una strada visto il legame fortissimo che aveva con Giffoni», sospira. E poco lontano Umberto Ranieri, il figlioccio politico di Napolitano, che domani ricorderà il suo maestro all'apertura della festa dell'Unità di Napoli.

 

Dall'altro dell'emiciclo i vertici istituzionali campani. Come Gaetano Manfredi seduto tra i colleghi di Roma e Milano. Tutti con la fascia tricolore. Due scranni sotto, invece, il governatore Vincenzo De Luca poco prima accolto, per caso appena varcata l'entrata della Camera, da baci e abbracci tributati dal ministro leghista Calderoli che lo chiama da lontano. A lato, invece, tutto il gruppo degli ex presidenti della Camera, a cominciare dal napoletano Roberto Fico ha espresso parole di grande commozione.

Video

Più sopra, invece, il gruppo dei parlamentari campani. «È praticamente un correntone...», ironizza uno di loro. Ci sono l'ex ministro Enzo Amendola, i colleghi Marco Sarracino, Stefano Graziano ed Arturo Scotto. Più lontano Valeria Valente e Piero De Luca. Ma della delegazione campana dem non manca nessuno a tributare l'ultimo saluto al Presidente. Anche il Pd di Napoli viene rappresentato dal presidente Francesco Dinacci. «Era l'ultimo esponente di una generazione eccezionale di esponenti del Pci...», dice l'ex sindaco Bassolino. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA