Funerali Napolitano, Napoli ricorda il presidente «educato dalla classe operaia»

Maxi schermo al Maschio Angioino per i funerali di Re Giorgio

Maxi schermo al Maschio Angioino per i funerali di Napolitano
Maxi schermo al Maschio Angioino per i funerali di Napolitano
di Alessio Liberini
Martedì 26 Settembre 2023, 18:33 - Ultimo agg. 27 Settembre, 07:04
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«Napolitano amava sempre ricordare di essere stato educato alla puntualità dalla classe operaia». Guglielmo Santoro, ex metalmeccanico dell’Italsider di Bagnoli ed oggi vicepresidente del Circolo Ilva, arriva al Maschio Angioino in perfetto orario. Insieme a lui ci sono anche altri quattro colleghi del vecchio stabilimento siderurgico di Napoli ovest: indossano tutti il classico caschetto giallo da cantiere suscitando l’immediato colpo d’occhio dei presenti nella sala dei Baroni. Dove è stato allestito il maxi-schermo per seguire in diretta i funerali del presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Più che il cordoglio per la scomparsa di un Capo di Stato, le tute blu presenziano alla cerimonia laica da remoto con gli sguardi commossi di chi ha perso un conoscente, per non dire proprio un amico: «Noi lo chiamavamo semplicemente Giorgio – precisa Santoro ricordando i tanti incontri in fabbrica, le assemblee e i momenti difficili che anticipavano la stagione buia della deindustrializzazione - Nonostante avesse l'aplomb di un Presidente è stato sempre vicino alle tematiche della classe operaia, non solo di Bagnoli ma degli operai in generale.

Per noi è stato un valido ausilio, quando abbiamo passato un periodo tormentato per la chiusura della fabbrica più importante del Mezzogiorno, abbiamo sempre avuto Giorgio Napolitano al nostro fianco». 

Come raccontano amici e conoscenti, il presidente (scomparso lo scorso 22 settembre all'età di 98 anni) non si sottraeva mai a nessun confronto, neanche nei momenti più difficili di una città sempre in allerta sul fronte occupazionale. «Come mondo del lavoro gli dobbiamo davvero molto – osserva il segretario regionale della Uil, Giovanni Sgambati, definendo Napolitano «un galantuomo di altri tempi» – con tanta discrezione, come quella che solo un presidente della Repubblica può avere, ha lavorato tanto per difendere le realtà industriali del Mezzogiorno e della Campania dagli attacchi di chiusura».

Lo ricorda bene l’88enne Ciro De Francesco, iscritto nella sezione di San Giovanni a Teduccio del Partito Comunista nel lontano 1962, che col sorriso di un ragazzino rimembra le frequenti incursioni del «compagno Giorgio» nel circolo del quartiere vocato per oltre un secolo all’industria. «Veniva spesso da noi e partecipava attivamente alle nostre riunioni – dice De Francesco, all’epoca consigliere di circoscrizione - Con lui abbiamo scritto una pagina di storia del nostro Paese e sono rammaricato perché quella politica, con la p maiuscola, oggi non c’è più».

 

A restare però, oltre al ricordo per l’uomo prima che per il politico, è l’esempio che Napolitano ha lasciato alle nuove generazioni. «Per me è stato un mentore» chiarisce visibilmente commossa Rosita Marchese, presidente dell'Accademia di Belle Arti di Napoli ed intima amica del presidente emerito, prima di sciogliersi del tutto quando il maxi-schermo del Maschio Angioino proietta l'arrivo della salma del presidente alla Camera dei Deputati e nella sala dei Baroni, dove sono sopraggiunti autorità locali e semplici cittadini, parte un sentito e spontaneo applauso.

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«Questo è un momento di raccoglimento collettivo» evidenzia la vicesindaca Laura Lieto preannunciando l’intenzione di Palazzo San Giacomo di intitolare presto una strada o una piazza della sua città natale a Napolitano: «Pensiamo che questa iniziativa emergerà già dal prossimo Consiglio comunale. Naturalmente, rispetto alla rilevanza indiscussa di questa figura per la vita pubblica di questo Paese, dedicheremo tutta l'attenzione necessaria a una proposta di questo genere».

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