Riccardo Dalisi al Maxxi di Roma, archidesigner da museo

La serie di disegni la «Sedia del cece» esposta per la prima volta in una vasta e completa retrospettiva

Riccardo Dalisi al Maxxi di Roma, archidesigner da museo
Riccardo Dalisi al Maxxi di Roma, archidesigner da museo
di Susanna Paparatti
Venerdì 10 Novembre 2023, 11:00
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Non si può circoscrivere Riccardo Dalisi (Potenza 1 maggio 1931-Napoli 9 aprile 2022) in un solo ambito perché nell'arco della sua carriera si è mosso con curiosa avidità fra architettura, design, artigianato, arte e, non ultimo, impegno sociale. Fu anticonvenzionale utilizzando tecniche povere e materiale di riciclo, per sculture, lumi, oggetti di latta creati da persone senza lavoro e migranti. A Napoli, dove scelse di vivere, il suo studio appariva come la fucina di un alieno, materiali, prototipi, dipinti, progetti e disegni dialogavano come appesi da un filo logico preciso : «Si può tranquillamente parlare di architettura, di design, di arte, di decorazione, e perché no, di poesia partendo da ciò che diciamo tecnica», spiegava, «che nient'altro è se non un aspetto saliente, un momento fondamentale di ogni attività umana». Rivoluzionario, è stato uno dei più poliedrici progettisti italiani degli ultimi decenni, coinvolgendo figure di spicco appartenenti ad ambiti diversi. Chiese ad Andy Warhol, Enzo Mari, Paolo Portoghesi, Ettore Sottsass, Gae Aulenti e molti altri di trarre ispirazione dalla piccola sedia sulla quale una bimba aveva adagiato un cece, rifacendosi alla favola della principessa sul pisello. Nacque così la serie di disegni la «Sedia del cece» esposta per la prima volta in una vasta e completa retrospettiva a Roma nelle sale del Maxxi: «Riccardo Dalisi. Radicalmente», visitabile sino al 3 marzo. 

«In questa mostra ritrovo tutte le profonde radici del suo essere architetto», ha convenuto la moglie Annamaria: «Riccardo aveva grande rigore e attenzione verso gli ultimi». Ecco, allora, le grandi sculture di Polifemo, di Vulcano, i guerrieri e le Madonne legate alla cultura popolare partenopea e mediterranea. Ampio spazio all'architettura con disegni e progetti di lavori realizzati accompagnati da fotografie dell'amico di sempre Mimmo Jodice - e progetti visionari e irrealizzati che richiamano ad un mondo fantastico ricco di poesia ma al contempo critico: «Le sue lezioni non erano solo di architettura, era questa la sua particolarità», conclude la vedova, «spaziavano in ogni ambito, sino alla filosofia». Immancabili le rielaborazioni della caffettiera napoletana che diventa marionetta, guerriero, robot, pulcinella, sino a concentrare negli iconici Totocchi (una fusione tra Totò e Pinocchio) la summa della sua pirotecnica visione del mondo: tra il 1979 e il 1987 l'architetto-designer avviò una ricerca assieme agli artigiani partenopei di Rua Catalana e i tecnici della Alessi, rivisitando in acciaio il modello della più tradizionale caffettiera, che vinse il Compasso d'Oro. Curata da Gabriele Neri la rassegna spazia tra disegni e schizzi, arredi, ricami, sculture, libri, documenti d'archivio e foto.

Sempre al Maxxi aperta, fino al 14 aprile, anche la mostra «Mimmo Jodice. Mediterraneo», con scatti on the road del grande fotografo napoletano entrati nella collezione del miseo romano, insieme con documenti d'archivio, provini, interviste che approfondiscono il progetto. 

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