«Con rammarico sentiamo di rappresentarle il nostro dispiacere per i contenuti degli interventi del sottosegretario Sgarbi che in nessun modo collimano con i valori che da sempre hanno contraddistinto il nostro lavoro all’interno di questa istituzione». La serata sarebbe dovuta essere l’occasione per un divertente faccia a faccia tra Morgan e Vittorio Sgarbi sui rispettivi gusti e passioni. Tra parole e note suonate al pianoforte, il confronto si è tenuto lo scorso 21 giugno con l’intento di pubblicizzare la stagione estiva del Maxxi (guidato da Alessandro Giuli). Obiettivo centrato a metà dato che l’ampia risonanza della vicenda è arrivata da una lettera di proteste dei dipendenti del museo e dalla richiesta del Pd al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano di riferire in Parlamento.
A scatenare le polemiche, appunto, sono state le parole del sottosegretario al ministero della Cultura, finito sotto accusa per le (molte) volgarità con cui ha condito i suoi interventi e per l’ampio uso di concetti sessisti.
LE ACCUSE
Fra una telefonata da un numero sconosciuto («Chi c.... sei? Cornuto») e l’elenco dei record internazionali di conquiste femminili (in testa Warren Beatty, con 12.500, fino Kennedy con mille), Sgarbi è passato all’Italia e a se stesso: «Gli osservatori dell’Osce, nel momento in cui ero attivo, valutavano anche 9 al mese». Spazio anche a un aneddoto su Berlusconi, che gli avrebbe rivelato di aver avuto meno di 100 donne, «una tragedia». «Io però - ha precisato Sgarbi - ho fatto una ricerca, e sembra che il campione del mondo sia un altro statista insigne che non ha avuto inchieste, Fidel Castro: 35mila. Viva il comunismo».
Un’escalation che ha guadagnato visibilità solo negli ultimi giorni grazie ai tanti video presenti sui social e proprio la lettera dei dipendenti. La missiva riservata infatti, secondo le ricostruzioni della stampa, non sarebbe stata particolarmente apprezzata dal direttore Giuli che ha convocato uno ad uno i firmatari per farlo presente. «Ancora più grave è la reazione di Giuli - dichiarano i componenti dem delle commissioni Cultura di Camera e Senato - ha pensato bene di usare toni intimidatori nel corso di incontri singoli che si sono svolti nel corso di una giornata. Chiediamo al ministro Sangiuliano di venire a riferire in Aula». Circostanza che però, con una nota, ieri i lavoratori stessi hanno smentito esprimendo «la propria solidarietà al presidente per la strumentalizzazione mediatica».
Il ministro invece, interpellato dal Messaggero, spiega: «Non conosco la vicenda, devo documentarmi, in ogni caso chi mi conosce sa quanto sia rispettoso delle donne, dei luoghi della cultura e quanto disdegni ogni forma di volgarità. Ma non conosco i fatti». Pronta anche la risposta anche di Sgarbi che ieri sera ha rilanciato parlando di «censura intollerabile» e “scagionando” poi Giuli stesso: «non c’entra nulla, sono responsabile di quello che ho detto e l’ho detto in totale libertà». Per chiudere infine, con «È libertà di parlare. Allora censuriamo Petrolio di Pasolini, Houellebecq, Dieci ragazze per me di Battisti, Mozart o chiediamo a Manzoni di ritirare Merda d’artista, uno dei capolavori del ‘900?»