Cpl, ennesimo colpo di scena: il collegio chiede nuovi atti

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di Mary Liguori
Sabato 7 Ottobre 2017, 08:14 - Ultimo agg. 08:43
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CASERTA - I processi Cpl Concordia sono ormai sinonimo di colpi di scena. E quando sembrava che l’unico dibattimento in dirittura d’arrivo in tempi record fosse sulla via della sentenza, dopo due ore di camera di consiglio il collegio non ha letto il verdetto come in programma, ma ha spiccato un’ordinanza il cui scopo è, di fatto, integrare gli elementi raccolti durante i ventiquattro mesi di dibattimento.

Al centro della richiesta del tribunale di Napoli Nord i rapporti – presunti – tra uno degli imputati, l’imprenditore Piccolo, e il boss Michele Zagaria. Oggetto di chiarimento è la questione della rete citofonica abusiva che collegava i covi in cui Zagaria trascorse la sua latitanza, alle abitazioni dei suoi luogotenenti. Secondo il pentito Generoso Restina, uno dei vivandieri del boss, alcuni degli allacci dei citofoni passavano attraverso il deposito delle aziende di Piccolo a Casapesenna. Di qui la richiesta di approfondimento, insieme a una acquisizione di atti al Comune per i lavori svolti tra il 2004 e il 2006 dallo stesso imputato. L’integrazione si è resa necessaria dopo l’escussione di uno degli ufficiali del Noe di Caserta che era stato chiamato dinanzi al tribunale per riferire in merito ai rapporti tra le aziende di Piccolo e il Comune di Casapesenna.

Dopo aver chiesto chiarimenti al Noe e aver ritenuto che le notizie raccolte dall’ufficiale sentito come teste fosse frammentarie, allo scopo di visionare un quadro completo e procedere nella massima serenità al giudizio finale, il tribunale ha chiesto le integrazioni. Così nella prossima udienza è prevista l’acquisizione da parte del collegio di atti che verranno trasferiti dall’Ufficio tecnico di Casapesenna e, nel contempo, verrà ascoltato un esponente della Squadra Mobile di Napoli, reparto che si occupò delle indagini che portarono alla cattura di Zagaria e che di fatto inclusero anche gli accertamenti sulle rete citofonica abusiva della quale il capo dei Casalesi si serviva per comunicare con i suoi fedelissimi, in segretezza e senza il rischio di essere intercettato. 

Solo dopo questi ulteriori chiarimenti si terrà la nuova camera di consiglio che porterà alla sentenza che, a questo punto, potrebbe slittare al 17 ottobre. Per la metanizzazione dell’Agroaversano, secondo la Dda affare gestito dai Casalesi, il pm Antimafia Maurizio Giordano ha chiuso la requisitoria per i cinque imputati: 12 anni di reclusione per gli imprenditori Antonio Piccolo e Claudio Schiavone, entrambi in carcere e accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso, otto anni a testa, invece, sono stati chiesti per gli ex dirigenti della Cpl, Roberto Casari, Giulio Lancia e Giuseppe Cinquanta, ai quali la Dda contesta il concorso esterno con il clan dei Casalesi. Il collegio difensivo, rappresentato dagli avvocati Paolo Trofino, Luigi Sena, Giuseppe Stellato, Bruno La Rosa, Carlo Taormina, Alfredo Marrandino, Enrico e Arturo Frojo ha - con motivazioni diverse - chiesto l’assoluzione con formula piena per gli imputati. 
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