Musica, Raffaele Mungiguerra: «Vorrei duettare con artisti di vecchio stampo»

Il cantante: «Mi piacerebbe duettare con artisti sia attuali che di vecchio stampo»

Harvey, Michele Cutro e Gabriele Fiamingo
Harvey, Michele Cutro e Gabriele Fiamingo
Martedì 2 Maggio 2023, 16:09
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Il giovane cantautore campano Raffaele Mungiguerra, dopo aver collaborato con Area55, racconta la sua avventura da solista. 

Raffaele, come è nata la tua passione per la musica?

«La mia passione per la musica è innata, è una cosa che non riesco a spiegare bene: penso di essere nato insieme alla musica, non ricordo un momento in cui quest’ultima non ha fatto parte della mia vita. Ricordo ancora quando io e mia madre ascoltavamo dallo stereo a casa la domenica mattina le canzoni di Venditti e della Nannini, io le canticchiavo e allo stesso tempo cominciai a scrivere tutti i miei pensieri su dei diari e, quindi, le mie prime canzoni».

I tuoi cantautori preferiti?

«Mahmood e De Crescenzo, solo per citarne alcuni».

Molti ti conosco come?

«Cantautore, ma anche come performer».

Cosa si prova a sentire in radio passare la propria hit?

«È uscita il 15 aprile Sotto la Moonlight e per me è la prima volta che sento un mio brano passare in radio, ma devo dire che ogni volta sembra sempre di non essere mai stati così felici; ogni volta è come se fosse la prima volta. Racconti l’amore fotografando uno spaccato dei rapporti che è sempre più, legano oggi una coppia: tra certezze e incertezze, paure ed entusiasmi».

Ci sono delle vicende personali alle quali ti ispiri?

«Ovviamente si ho vissuto e vivo quello che provano tutti, sia chi si lascia andare all’amore, sia chi fa finte di non interessarsene più di tanto. Ho un rapporto di profondo rispetto per l’amore perché è da lì che traggo la maggiore parte dell’ispirazioneSotto la Moonlight e le canzoni che verranno a seguire parlano dell’incertezza di un sentimento, della paura che ho provato quando ho capito cosa significasse amare qualcuno e di come non riuscissi a lascarmi trasportare da quest’emozione».


Con chi vorresti duettare in futuro?

«Mi piacerebbe duettare con artisti sia attuali che di vecchio stampo. De crescenzo, Matteo romano, mahmood , Elisa. Sarebbe proprio bello…»

La radio sta vivendo una seconda giovinezza e molti personaggi famosi decidono di fare programmi in radio, secondo te perché?

«La radio riesce a coinvolgere più di qualcosa che si vede ma questo qualcosa si ripete ogni volta che sfuma la canzone e si accende la spia che ti dice che sei “on air”. A mio parere noi giovani abbiamo una voglia di comunicare, confrontarci e sapere mai vista prima.

La radio è come se si stesse rivelando come una delle poche forme di media ancora genuine e spontanee».

Cosa pensi dei talent show televisivi?

«Non vorrei cadere nel banale con risposte con risposte che si sentono da tanto tempo, ma non li amo perché tolgono visibilità a quei giovani cantautori che non possono sfruttarne l’esposizione televisiva. Però sono convinto che con o senza talent nella musica esiste solo un linguaggio. Come in ogni cosa nella musica resta solo chi ha qualcosa da dire. La verità devo ammettere che sono stato premiato dal critico musicale Sanremo il cavaliere Michele Cutro, persona unica nel suo genere premiandomi come eccellenza musicale italiana cantautori con la motivazione: La musica per me è una cura, è il linguaggio dell’anima che ti traghetta dritto dentro le emozioni, ti ci mette in contatto. Non importa chi la crea, la musica non è di chi la fa, ma di chi ne ha bisogno».

Sogni nel cassetto?

«Voglio far sentire le persone meno sole, voglio accendere la luce in viso a chi pensa che ormai non ci sia più speranza nella propria vita; riuscire a trasmettere emozioni con la mia musica insomma. Avere sempre questa voglia concitutagine di andare avanti e migliorarmi da brava persona nata sotto il segno dello scorpione e partecipare al festival di Sanremo, nonostante tutto il sentito dire».

Non tutti sanno che stai per ultimare gli studi universitari di relazioni internazionali Asia Africa. Come mai questa scelta di dedicarti alla musica?

«Gli studi diplomatici mi hanno sempre affascinato, inoltre penso sia un percorso formativo completo per la mia persona perché tocca sia la sfera umanistica che la sfera scientifica».

In futuro non escludi di fare unaltro mestiere?

«La musica bisogna sceglierla è una volta scelta prendersi le responsabilità di questa scelta. In futuro mi immagino di vivere di musica, di vivere di contatti con le persone: questo è quello che mi farebbe stare bene! Grazie per i complimenti, una consulenza gratuita non ve la toglie nessuno».

Come mai molti giovani, laureati e non, non riescono a trovare lavoro in Italia?

«Vi sono tanti ragazzi, incredibilmente volenterosi e intelligenti anche se non se ne parla molto. L’ho visto e lo vedo in prima persona. Basta uscire di casa e guardarsi intorno. Il problema, e non è certo una novità, è che non si trova lavoro facilmente come si dice. Sono però convinto che alla fine anche se tra mille difficoltà, la strada la troviamo tutti. L’importante è non demordere. Vedo un futuro difficilmente, ma comunque positivo».

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