Social media e minori, i danni psicologici di un mondo iperconnesso

«Tre bambini su dieci possiedono un cellulare prima dei 12 anni»

Minorenni che utilizzano il cellulare
Minorenni che utilizzano il cellulare
di Clara Lacorte
Martedì 30 Maggio 2023, 11:33 - Ultimo agg. 31 Maggio, 07:22
4 Minuti di Lettura

Un’opportunità o un pericolo?
E’ questa la domanda che inevitabilmente viene da porsi nel momento in cui si pensa ai minori ed al mondo dei social media. In una società fortemente iperconnessa come la nostra, la necessità di possedere uno smartphone o qualsiasi altro dispositivo e, di conseguenza, essere in costante connessione attraverso di esso diventa quanto mai fondamentale. Affrontare la vita quotidiana senza la tecnologia ed il mondo ad esso collegato diventa, dunque, impensabile. Ma purtroppo come spesso accade, le opportunità senza tempo che la tecnologia ci offre non sono esenti da pericoli. Ad essere maggiormente colpiti dai rischi del web sono specialmente i minori i quali non conoscendo il più delle volte i dispositivi con i quali si confrontano giornalmente, rischiano di non riuscire a possederli con maturità. I dati parlano chiaro: circa il 12% dei minori ha un cellulare personale grazie al quale ha facile accesso al web, senza restrizioni di alcun genere.

Sono dati certamente allarmanti che ci consegnano una precisa idea di quelle che sono le difficoltà della nostra società nel gestire nel modo migliore un mondo sempre più connesso.
«Tre bambini su dieci possiedono un cellulare prima di aver compiuto i dodici anni. In pratica stiamo consentendo ai nostri figli e nipoti di maneggiare questi meravigliosi oggetti con gli sprechi ed i rischi connessi. D’altro canto un telefonino rassicura i genitori, i quali sanno di avere un figlio sempre rintracciabile e, quindi, serve più a loro che ai minori. Dare uno smartphone prima dei tredici anni è un rischio per il minore. Infatti, secondo i neuroscienziati il momento più delicato è proprio la pre-adolescenza» afferma lo psicologo Elpidio Cecere.
Sempre più frequentemente però il rischio per i minori di finire in rete è da attribuire ai genitori stessi, i quali postano video e foto dei figli sulle pagine personali dei più importanti social media. Un tema questo, definito anche con l’espressione «sharenting», molto caldo nella nostra società che vede due schieramenti: chi afferma che sponsorizzare e promuovere la vita dei propri figli attraverso i social non sia un danno per i minori stessi, e chi invece evidenzia i rischi ed i pericoli che derivano da un’eccessiva esposizione del privato nel web. Senza dubbio rendere pubbliche le foto del proprio figlio significa consegnarle in mano a chiunque, come se fossero parte di un più grande archivio di immagini e video visibili da tutti gli utenti.

Video

«Pubblicare la foto di un figlio o di un nipote da un lato è un annuncio di felicità, ma dall’altra parte si può attivare l’incontrollabilità perché tutti possono vedere ciò che è successo. Pubblicare la nascita di un figlio con nome e data di nascita potrebbe esporre lo stesso al rischio di furto d’identità. Dunque, i benefici della condivisione non devono far dimenticare i danni che possono causare. La verità è che le informazioni che vengono condivise sul web possono essere rintracciate anche dopo molti anni» chiarisce lo psicologo Elpidio Cecere.
Non è certo da trascurare l’aspetto psicologico che può derivare da un cattivo utilizzo dei dispositivi e dei social media. La dipendenza da essi, infatti, è uno dei problemi principali che le nuove generazioni si ritrovano ad affrontare.

Essere sempre connessi, avere una buona connessione internet e la batteria sempre carica sono solo alcune delle necessità che i minori i quali posseggono un cellulare si trovano a ricercare. La mancanza di queste prerogative può, il più delle volte, scatenare nell’individuo un senso di sconforto e malessere a tal punto da non ritrovare più punti di riferimento nella realtà.

La conseguenza più importante dell'eccessivo utilizzo dei social media e del web in generale è il progressivo isolamento in cui si rifugiano i ragazzi. La realtà, infatti, inizia ad essere per loro decisamente meno attreante del mondo virtuale aumentando così la difficoltà di costruire rapporti con il prossimo. 
«Nel caso in cui si manifestino uno o più dei seguenti sintomi: si trascorre troppo tempo online trascurando il sonno e la fame, depressione e ansia quando non si riesce ad avere una buona connessione, ricerca spasmodica di dispositivi che possono migliorare la nostra esperienza nel mondo del web. Ci sono sicuramente delle soluzioni possibili che i genitori possono adottare nei confronti dei figli: accedere insieme a loro per capire cosa succede nella loro testa quando navigano sui social, creare un dialogo sull’essere online facendoci raccontare cosa fanno in rete. Quando capiamo che non riusciamo più a gestire la situazione rivolgiamoci ad uno specialista» spiega lo psicologo Cecere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA