Napoli, prezzi da record: è la città più cara d'Italia

Il primato per gli aumenti dei generi alimentari

Napoli, prezzi da record: è la città più cara d'Italia
Napoli, prezzi da record: è la città più cara d'Italia
di Valerio Iuliano
Mercoledì 27 Marzo 2024, 23:02 - Ultimo agg. 29 Marzo, 07:33
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Napoli è la città più cara d’Italia per il secondo mese consecutivo. Il tasso di inflazione registrato nel capoluogo a febbraio è superiore dell’1,7% a quello di dodici mesi fa, a fronte di una media nazionale dello 0,8%. Già a gennaio il tasso di inflazione era pari a +1,9%. Si tratta di numeri sorprendenti anche e soprattutto per i rincari rispetto al periodo natalizio, tradizionalmente caratterizzato da prezzi più elevati. I dati dell’Istat sulla variazione dei prezzi al consumo consolidano una tendenza già in atto da tempo. Napoli è la città italiana con il più alto tasso di inflazione tendenziale, restringendo l’indagine ai Comuni con più di 150mila abitanti. Un dato oggettivo che per l’Unione nazionale consumatori equivale ad una maggiore spesa annua di 375 euro per una famiglia media di 4 persone.

Il primato di Napoli tra le città più importanti deriva ancora una volta, in primo luogo, da uno straordinario incremento del prezzo degli alimentari.

Il costo del cibo è aumentato del 6,7 per cento su base annua. Anche in questo caso i numeri di Napoli sono nettamente superiori a quelli delle altre grandi realtà urbane. A Roma il tasso è del 4,2%, a Milano è del 3,3%. La media nazionale è del 3,9.

Il boom del prezzo del cibo in città è una tendenza che prosegue inarrestabile, iniziata durante la pandemia, molto prima che altrove. Ma, prima di prendere in considerazione i singoli aumenti del prezzo degli alimentari, occorre soffermarsi su tutte le voci che concorrono al primato dell’inflazione. Oltre al cibo ci sono altre componenti che contribuiscono a far salire l’indice dei prezzi, sia pure in una misura minore. I rincari sono quasi generalizzati, con una sola eccezione. Dal paniere Istat riportato sul sito del Comune, si ricava un +3,4% su base annua per “abbigliamento e calzature”, +2,7% per “servizi ricettivi e ristorazione”, +2,9% per “mobili e articoli per la casa”, +1,7% per “servizi sanitari”, +1,6% per i trasporti.

L’unica eccezione è quella che riguarda “abitazione, acqua, elettricità e combustibili”, con –13% rispetto allo scorso anno. Un risultato che per l’Unione nazionale consumatori è il frutto del crollo delle bollette di luce e gas verificatosi negli ultimi mesi. Ma il boom dell’inflazione in città discende anzitutto dai notevoli rincari che riguardano il carrello della spesa.

Il +6,7% rispetto a gennaio si traduce, per l’Unione consumatori, in un incremento per una famiglia media di 4 persone, su base annua, solo per il carrello della spesa, di 403 euro. L’indice dei prezzi del Comune fornisce ancora alcune indicazioni importanti sui rincari che riguardano i singoli articoli. Per l’olio extravergine d’oliva l’aumento è del 6,6% rispetto al mese di gennaio. Per il riso si registra un rincaro dello 0,6%. Per i salumi il tasso di inflazione è +1,1%. Altri rincari significativi riguardano il pesce, con il +2,8% per “pesci freschi e frutti di mare”. Altrettanto rilevante quello di formaggi e latticini, con un rincaro pari a +0,6%, quello delle uova (+0,8%) e di prodotti di prima necessità, come il burro (+0,8%).

L’inflazione a Napoli è un fenomeno che difficilmente sarà arginato. L’impatto sulle famiglie è molto più elevato che in altre grandi città. Basti pensare che per l’associazione dei consumatori l’inflazione tendenziale su base annua porterà un incremento per una famiglia media di 4 persone di 375 euro, nettamente superiore ai 286 di Milano ed ai 259 di Roma, dove il tasso di inflazione è pari all’1%. «È grave che i prezzi non precipitino visto che sono a livello astronomico da mesi. Anche se il rincaro rispetto a gennaio è solo dello 0,1%, si tratta della classica goccia che fa traboccare il vaso», spiega Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori. L’aumento dell’inflazione sta facendo sentire i suoi effetti anche sui consumi che a febbraio 2024 sono calati dell’1,5% a Napoli, a fronte del +10 per cento registrato a novembre, come evidenzia Confimprese nel suo consueto report mensile.

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