Napoli, lavori basilica di San Lorenzo Maggiore: la facciata è prigioniera da dieci anni

Non ci sono fondi per i lavori, l'impalcatura semi-arrugginita montata nel 2015

Napoli, lavori basilica di San Lorenzo Maggiore
Napoli, lavori basilica di San Lorenzo Maggiore
di Antonio Folle
Venerdì 26 Aprile 2024, 18:06 - Ultimo agg. 27 Aprile, 07:54
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Settecentocinquant'anni di storia. Tanti, anno più anno meno, ne conta la basilica di San Lorenzo Maggiore, eretta a partire dal 1270 dal re Carlo I d'Angiò, fresco vincitore dei quella battaglia di Benevento che, nel 1266, sancì la definitiva sconfitta degli Svevi di Sicilia e la conquista del regno da parte degli Angioini. In quegli anni Carlo I decise di trasferire la capitale da Palermo a Napoli, dando vita ad una riorganizzazione urbanistica che avrebbe trasformato per sempre il volto della città. Una storia, quella dell'antica basilica eretta a pochi passi da piazza San Gaetano, in uno dei luoghi più vivi della città, che da quasi dieci anni è oltraggiata dalla presenza di una orribile impalcatura che nasconde alla vista la splendida facciata, rimaneggiata in stile barocco nella prima metà del '700 dall'architetto Ferdinando Sanfelice e sulla quale, tra l'altro, sono raffigurati gli stemmi degli antichi Sedili che rappresentavano la città di Napoli.

Nell'ormai lontano 2015, infatti, la basilica di San Lorenzo Maggiore fu inclusa nel novero degli edifici storici da restaurare grazie ai fondi del programma Unesco. Montate le impalcature, però, i lavori non sono effettivamente mai partiti, lasciando la storica basilica prigioniera di una orribile gabbia di tubi innocenti semi-arrugginiti che sono diventati un vero e proprio calvario per un edificio storico che meriterebbe ben altra considerazione. E a peggiorare ulteriormente la situazione la mancanza di un qualsiasi spiraglio di luce per il prossimo futuro.

Del grande progetto Unesco che doveva ridare nuova vita ad alcuni dei più importanti edifici del centro storico della città solo meno di dieci progetti - su un totale di 27 - sono stati effettivamente portati a termine. Gli altri si sono incredibilmente arenati in un pantano burocratico che ha visto parte dei fondi europei ritornare al mittente, paralizzando di fatto i cantieri già avviati, proprio come successo per la basilica di San Lorenzo Maggiore.

«Ormai ci sono generazioni di napoletani che nemmeno ricordano più com'era questa facciata senza quelle orribili impalcature - ha raccontato padre Domenico Sportiello, il parroco di San Lorenzo Maggiore - e nemmeno i turisti che passano di qui si rendono conto di trovarsi di fronte ad uno dei più antichi edifici della città. Al di là di questi problemi, però, noi ci troviamo a fare quotidianamente i conti con un mostro di metallo che ci sta rendendo la vita impossibile. Le diatribe con il condominio adiacente sono all'ordine del giorno dal momento che, a causa di queste impalcature, ci sono infiltrazioni d'acqua continue e invasioni di topi che hanno colonizzato parte della struttura. A questo problema - continua padre Domenico -  ne va aggiunto un altro che ci riguarda ancora più da vicino: da quando hanno montato quelle impalcature i matrimoni nella nostra chiesa si sono letteralmente azzerati.

Quale coppia di sposi vorrebbe sposarsi in una chiesa che ha la facciata ridotta in questo stato? Purtroppo - conclude - non vediamo la fine di questo scempio, nessuno ci sa dare una risposta e questa è la cosa che fa ancora più male. Una impalcatura di sicurezza si è così trasformata in una impalcatura di insicurezza».

Nel 2016, in occasione della sfilata degli stilisti Dolce & Gabbana organizzata proprio nel centro antico della città, la facciata coperta da impalcatura fu nascosta alla vista da un telone. Poi il nulla. Nel 2019 l'associazione I Sedili di Napoli organizzò una raccolta firme per sensibilizzare le istituzioni circa la necessità di procedere ai lavori di restauro della facciata di San Lorenzo Maggiore o di rimuovere definitivamente l'impalcatura che sta pericolosamente arrugginendo. Anche in quel caso la buona volontà dei cittadini, però, non fu premiata dal successo sperato. 

 

«Da allora solo vaghe promesse da parte di tutti gli Enti responsabili - ha raccontato Giuseppe Serroni de I Sedili di Napoli - nel frattempo i finanziamenti del Grande progetto Unesco sono svaniti. Oggi, a distanza di tanti anni, resta l'amarezza per l'abbandono di quello che il grande Riccardo Muti definì il Dna di Napoli e che è la dimostrazione più evidente di come l' indifferenza ed il disamore per il Patrimonio Culturale incidano pure sulle memorie storiche. Qui ci fu per oltre 400 anni il Parlamento Napoletano e c'è chi, in questi ultimi 9 anni non ricorda più cosa ci sia sotto un ponteggio tanto inutile quanto invasivo. Come, per esempio, la statua di Sant' Antonio con un Bambino decapitato da colpi di pallone».

Il grande turismo di massa che negli ultimi anni sta caratterizzando Napoli vede proprio nella zona di piazza San Gaetano e San Gregorio Armeno uno dei suoi epicentri. Qui si concentrano migliaia di persone ogni giorno, desiderosi di ammirare i pastori realizzati dagli artigiani del presepe o la Napoli sotterranea che è possibile visitare anche attraverso la stessa basilica di San Lorenzo Maggiore.

«In tutti questi anni - ha raccontato Aldo Vucai, uno dei più conosciuti artigiani del presepe che a poche decine di passi ha la sua storica bottega - sono state fatte petizioni e appelli alle istituzioni, purtroppo senza ottenere alcun risultato. È veramente un peccato vedere quella bella e storica facciata coperta da una impalcatura che non è dato sapere se e quando verrà rimossa. Qui arrivano migliaia di turisti ogni giorno, e lo spettacolo che si offre loro è veramente brutto se si pensa all'antica storia di quella basilica. Poi non si può trascurare il problema sicurezza - continua l'artigiano - dal momento che è capitato più volte che i ladri tentassero di entrare negli appartamenti vicini sfruttando proprio quelle impalcature che sono senza alcun allarme». 

 

Nel 1647 la basilica di San Lorenzo Maggiore fu uno dei teatri principali dello scontro tra i rivoltosi guidati da Masaniello e le truppe spagnole del vicerè spagnolo Rodrigo Ponce de Leon, duca d'Arcos. La torre campanaria, presa d'assalto dai popolani, diventò una base d'appoggio per l'artiglieria confiscata ai forti napoletani e puntata direttamente contro i soldati spagnoli al grido di “serra serra”. 

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