Tre secoli di spedizioni, esplorazioni e scoperte scientifiche in una mostra alla Biblioteca Universitaria di Napoli

Dall'inaugurazione il 15 novembre fino al 12 gennaio 2024 saranno visitabili esemplari unici e rari delle collezioni zoologiche e bibliografiche del Centro Musei Scienze Naturali e Fisiche, con il patrocinio del Polo della Cultura Mezzocannone 8

Tre secoli in mostra alla Biblioteca Universitaria di Napoli
Tre secoli in mostra alla Biblioteca Universitaria di Napoli
di Donatella Trotta
Venerdì 10 Novembre 2023, 12:33
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«I veri musei sono quei luoghi dove il tempo si trasforma in spazio»: così recita l’epigrafe che si legge sul sito del Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche dell’università di Napoli Federico II, che raccoglie reperti e collezioni nei campi della Paleontologia, della Fisica, dell’Antropologia, della Mineralogia e della Zoologia. Luoghi, spazi e tempi che rinviano ad avventurosi viaggi, missioni e scoperte scientifiche grazie alle quali si è evoluta la storia dell’umanità stessa. A raccontarlo ora è una mostra bibliografica e documentaria, dal non casuale titolo «Spedizioni ed esplorazioni scientifiche dal XVI al XIX secolo: luoghi e scoperte nelle raccolte della Biblioteca Universitaria di Napoli», che si inaugura mercoledì 15 novembre alle ore 10:30 nella Sala espositiva Vittorio Imbriani e nella Sala Rari della BUN (via Giovanni Paladino 39, info: tel. 081 5517025; email: bu-na.promozioneculturale@cultura.gov.it).

Aperta fino al 12 gennaio 2024, la mostra, curata da Maria Cristina De Crescenzo, è promossa proprio con la collaborazione del Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche, e in particolare del bisecolare Museo di Zoologia: istituito ufficialmente con decreto il 18 febbraio 1813 da Gioacchino Murat, allora re di Napoli - che vi trasferì buona parte delle collezioni naturalistiche dei Borbone, accanto a diverse collezioni private ­ e poi collocato nelle sale dell’attuale Biblioteca Universitaria da Ferdinando I di Borbone nel 1815, fino alla costruzione dell’attuale sede del museo nel 1845 volontà di Giosuè Sangiovanni, primo professore di anatomia comparata in Italia. Successivamente, fu lo zoologo Francesco Saverio Monticelli, dopo il succedersi di vari specialisti alla guida dell’istituzione, progressivamente arricchito da collezioni acquistate da privati o con esemplari raccolti in campagne naturalistiche, a dare nel 1901 l'attuale disposizione del Museo Zoologico in due grandi saloni di 900 mq. E malgrado i danni e le perdite dovute alle distruzioni dell’ultima guerra mondiale, grazie allo zoologo, biologo ed entomologo di origine calabrese Mario Salfi (1900-1970), che recuperò molti materiali, il Museo è giunto con il suo patrimonio naturalistico sino ad oggi.

Tra i suoi esemplari, di notevole interesse storico e scientifico, le specie (oggi estinte) di Wallaby dalla coda unghiuta linato e di Colomba di Norfolk, o la “Balena di Taranto”, unico esemplare musealizzato di provenienza mediterranea di Balena franca boreale, penetrato nel Mar Grande di Taranto nel febbraio 1877, e la “Foca di Posillipo”, esemplare di Foca monaca catturato a Napoli nel 1884, che rappresenta la sola testimonianza tangibile della presenza storica di questa specie in Campania.

Reperti che esemplificano la ricerca scientifica del passato, i suoi metodi, le sue scoperte e rappresentano così significativi tasselli di un mosaico che descrive, parallelamente, l’evoluzione delle conoscenze scientifiche e gli antichi metodi della didattica in un sito monumentale impreziosito da arredi ottocenteschi. Nella mostra, che gode del patrocinio del Polo della Cultura Mezzocannone 8, accanto allo opere più pregiate e significative della Biblioteca Universitaria di Napoli saranno così in esposizione reperti e prototipi del mondo animale provenienti dal Museo di Zoologia: a testimonianza, spiega la curatrice De Crescenzo, «delle osservazioni e delle scoperte compiute dai viaggiatori e studiosi che partivano alla volta di mondi lontani e sconosciuti. Le esplorazioni erano finanziate dalle maggiori potenze europee (Gran Bretagna, Francia, Olanda, Spagna, Portogallo) che si avvalevano del supporto determinante delle Compagnie di commercio, società tra le quali primeggiò quella delle “Indie Occidentali e Orientali”. In tal modo – prosegue De Crescenzo - ci si poteva assicurare il monopolio economico e politico di determinate aree geografiche, il conseguente predominio e lo sfruttamento di interi territori avviandone una diffusa colonizzazione».

Ma – come spesso accade - gli scopi politici e commerciali offuscarono, in parte, i progetti e le scoperte dei grandi viaggiatori, vanificando e svilendo quel nobile desiderio di sapere e di conoscenza che era volto al progresso della scienza: «Nel percorso espositivo – aggiunge De Crescenzo – ci sono perciò tavole cartografiche che assunsero grande importanza per il tracciamento di nuove rotte di navigazione; volumi corredati da illustrazioni, incise in rame o realizzate con altre tecniche innovative, come la calcografia e le cromolitografia, da artisti che con la loro abilità espressiva riportavano le meraviglie del mondo naturale che osservavano dal vivo; e opere che riportavano le epiche imprese del capitano James Cook (nella foto) e l’altrettanto memorabile viaggio in Sud America dell’illustre scienziato Friederich Von Humboldt». Se ne parlerà all’inaugurazione, mercoledì 15 novembre: dopo i  i saluti istituzionali di Silvia Iovane, direttrice della BUN, e di Piergiulio Cappelletti, direttore del Centro Musei Scienze Naturali e Fisiche dell’università di Napoli Federico II, interverranno, con la curatrice della mostra, Antonio Borrelli, storico della Scienza; l’ornitologo Rosario Balestrieri e l’erpetologo Luigi Sansone, dell’Associazione Ardea; e Roberta Improta, direttrice tecnica del Museo Zoologico.

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