Moda, arte e artigianato in una mostra di Francesca Romana di Giacomo in collaborazione tra Frame e Wespace

Negli spazi di Vico Vasto a Chiaja il 19 aprile l'inaugurazione del percorso espositivo, nel segno di una ricerca sul rapporto tra eccellenza di manufatti e creatività artistica contemporanea

Moda, arte e artigianato in una mostra di Francesca Romana di Giacomo in collaborazione tra Frame e Wespace
di Donatella Trotta
Domenica 16 Aprile 2023, 13:58
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Artigianato e arte. Riciclo creativo, vintage e risignificazione di tessuti e oggetti con un assemblage che sconfina nel design e va oltre la moda. Ribaltando gli standard di un prêt-à-porter seriale in piccole creazioni su misura di chi le indossa, per specchiarne la personalità con l’obiettivo di essere originali: ovvero, unici nella diversità policroma e a tratti eccentrica, tipica di manufatti che rifuggono gli ingranaggi della massificazione industriale per proporre alternative (e vie) diverse. Perché «Non scegliamo il corpo che abbiamo, ma l’abito sì», dice Francesca Romana di Giacomo, fashion designer che presenterà alcune sue creazioni nella mostra «ARTigianale», in programma dal 19 (vernissage alle ore 19, info: 081 421716) al 21 aprile a Napoli negli spazi espositivi della galleria Wespace in Vico del Vasto a Chiaja, 52/53.

L’esposizione, che segna l’inizio di una collaborazione tra lo spazio di Willy Sant’Angelo a Chiaja e Frame Ars et Artes di Paola Pozzi, architetto e infaticabile attivista culturale, è inserita nel modulo progettuale di Desart della galleria-laboratorio Frame al Corso Vittorio Emanuele, e ne inaugura un nuovo percorso di ricerca estetica, volto a (rap)presentare il rapporto tra l’eccellenza artigianale e la creatività artistica contemporanea, oltre che tra arte e moda: da sempre sconfinanti, in un orizzonte di creatività globale che tra i suoi esempi più eloquenti annovera la traiettoria personalissima della grande Elsa Schiaparelli (1890-1973), stilista surrealista inventrice fra l’altro del “rosa shocking” la cui biografia (Shocking life, appunto, edita da Donzelli nel 2016 nella traduzione Lila Greco) è stata raccontata persino in un bellissimo albo illustrato per bambini di Kyo MacLear (Bloom, illustrato da Julie Morstad e tradotto da Mara Pace, HarperCollins 2019) e da un suggestivo spettacolo teatrale, «Schiaparelli Life», con Nunzia Antonino e Marco Grossi e la regia di Carlo Bruni andato in scena anche a Napoli, in Sala Assoli, nel luglio 2919.

Ma non mancano altri illustri esempi, spiegano in una nota i promotori della mostra ARTigianale: «Il rapporto fantastico di tessuti, colori e forme che nei capi di Francesca Romana di Giacomo dona vita a prodotti a metà tra l’effimero e il tangibile, tra il sogno e la realtà vanta celebri precedenti: da Mila Schön a Vivienne Westwood, da Coco Chanel alle sorelle Fontana, da Pierre Cardin a John Galiani, passando per le influenze del primo Yves Saint Laurent sulla pop-art inglese e americana, i capi in Emilioform di Pucci e le minigonne di Mary Quant». Perché la moda, in fondo, a cui Napoli (culla di un certo made in Italy di alto artigianato sartoriale) ha dedicato un magnifico spazio museale regionale a piazzetta Mondragone 18, sede della Fondazione Mondragone e del Museo del Tessile e dell’Abbigliamento Elena Aldobrandini guidati da Maria d’Elia, è parte cospicua del sistema dell’arte. Tanto che uno stilista come Saint Laurent sottolineava: la moda non è arte, ma per fare vestiti bisogna essere artisti.

Di qui la proposta di «ARTigianale»: esporre una selezione di “opere” che sintetizzano e contaminano tradizione e innovazione, arte e artigianato e, lasciando le pareti, diventano così abiti concepiti e creati per vivere la propria quotidianità in modo del tutto personale ed eccentrico, oltre gli steccati del gusto convenzionale, dell’omologazione stilistica e della massificazione indotta dagli ingranaggi industriali. Nei quali piccoli prodotti fuori del coro possono costituire il granello di polvere o lo scarto che ne inceppa il meccanismo, come in natura avviene con la nascita delle perle nelle conchiglie marine. In questo senso, il cortocircuito che si crea nel contatto tra protagonisti dell’arte, della pittura, del teatro e della musica può rappresentare per i cultori di un art/igianato di qualità una feconda spinta gener/attiva. Fino a rendere anche un evento ai confini tra moda e arte performance, al di là della body art.

E se “l’abito non fa il monaco”, qualunque corpo attraverso l’abito può aspirare a diventare artistico.

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