Scoperti 24 bronzi a San Casciano: «Segnale di speranza per la ripartenza culturale dell'Italia»

«Anche una sola statuetta avrebbe formato una bella notizia»

Roberto Nicolucci è uno storico e critico d’arte
Roberto Nicolucci è uno storico e critico d’arte
Venerdì 11 Novembre 2022, 13:53
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«In questi giorni amici e colleghi mi hanno sollecitato un parere sul rinvenimento della serie di ventiquattro bronzi nel santuario etrusco romano del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni. Come dire: il territorio dell’Etruria, tra Siena, Chiusi e Perugia che torna a parlarci dopo migliaia di anni!» dice Roberto Nicolucci, storico e critico d’arte.

«Sull’onda dell’entusiasmo anch’io ho scorso le agenzie in rete e sui giornali; ho letto le dichiarazioni di Jacopo Tabolli, coordinatore del progetto scientifico dello scavo, portato avanti da tre anni da Emanuele Mariotti e dalla sua equipe.

E soprattutto ho fisso negli occhi il volto di Igea, dea della salute, questa Gioconda etrusca, che ha tutti i numeri per diventare un’icona social. Né ci sarebbe nulla di male se ciò servisse ad avvicinare i ragazzi allo studio del mondo antico».

«A San Casciano è festa grande. Ma mentirei se non dicessi che, al di qua e oltre la filologia, la scoperta di questo santuario votivo è un segnale di speranza per la ripartenza, culturale e civile, del Paese tutto. Anche una sola statuetta che riemerga letteralmente dall’acqua avrebbe formato una bella notizia di per sé, ma qui parliamo di due dozzine di bronzi, databili al II – I secolo a. c.. Non so, onestamente, se la pur ragguardevole qualità dei reperti senesi regga il livello dei bronzi di Riace, il cui rinvenimento quest’anno compie mezzo secolo. Ma oggi possiamo raccontare meglio segni e stili del mondo etrusco».

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«Un’ultima cosa, che è anche la più importante. L’Italia antica non è solo Pompei o i Fori romani. Ma una serie sconfinata di siti minori solo per dimensioni, tuttora poco noti, che la cura e, diciamo pure, l’affetto degli abitanti ha preservato. La scoperta di San Casciano vorrei dedicarla innanzitutto a loro: ai sancascianesi. Che poi da un piccolo borgo rispuntino fuori tesori, questo deve costringerci non solo a dettagliare le mappe della ricerca archeologica in Italia, ma a implementare i termini di un’offerta da differenziare e articolare. A quaranta km da Orvieto e a un’ora da Siena, San Casciano è alla ribalta non per fatti di cronaca nera o dissesti idrogeologici, ma per le sole ragioni che vorremmo animassero e arricchissero la vita e il paese: la cultura, la ricerca e la bellezza».

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