«La canzone è celeberrima, ma il suo autore è ancora quasi sconosciuto». Parte naturalmente da «’O surdato ‘nnammurato» Adriano Pepe Califano, presentando al teatro Trianon Viviani la neonata fondazione intitolata al paroliere nato a Sorrento nel 1870 e scomparso nel 1919 a Sant'Egidio del Monte Albino, paese della provincia di Salerno la cui amministrazione comunale sostiene il progetto, partito da un anno e che ora lancia una programmazione.
Insieme al pronipote dell’autore, sul palco del teatro di Forcella sono intervenuti Claudio Niola, direttore artistico della fondazione, lo storico della canzone Antonio Sciotti, il capo della redazione Cultura e Spettacoli de «Il Mattino» Federico Vacalebre, Carmine Aymone de «Il Corriere del Mezzogiorno».
La fondazione è pronta a far conoscere Califano: si inizia a luglio con un concerto di Lina Sastri, in cantiere un museo virtuale e uno itinerante.
«Una rondine non fa primavera, soprattutto se continuiamo a dimenticare, com’è successo la settimana scorsa, i novant’anni dalla morte del massimo poeta della canzone napoletana, Salvatore Di Giacomo. Eppure la fondazione che porta il nome dell’autore di “Ninì Tirabusciò” non è una rondine solitaria: sarà merito dei turisti (e delle loro richieste), della nuova attenzione per la lingua partenopea imposta dal successo di Geolier & Liberato, ma qualcosa si muove», ha ragionato Vacalebre: «Un museo della canzone napoletana ancora non c’è, al conservatorio non si insegna la canzone napoletana, l’Unesco non considera la canzone napoletana patrimonio immateriale dell’umanità. Ma, finalmente, c’è un museo dedicato a Caruso, il Trianon è diventato davvero la casa della melodia verace, i turisti possono ascoltare i classici da Napulitanata, saletta gestita da giovani volenterosi di fronte al Mann. Ecco, poche rondini non fanno ancora primavera, ma qualcosa si sta muovendo», ha concluso il giornalista-saggista sottolineando anche il lavoro rigoroso sui classici compiuto negli ultimi tempi con Eduardo De Crescenzo, ma anche quello della Fondazione Bideri.
Tutti i presenti hanno sottolineato la centralità di «’O surdato 'nnamurato», apparsa nel 1915 nella Piedigrotta Gennarelli. Proprio l’editore Emilio Gennarelli convinse Enrico Cannio a scrivere, si dice al Gambrinus, la marcetta su cui Califano vergò i suoi dolenti versi. Dovevano risollevare l’animo dei fanti al fronte, ma si tennero lontani da ogni retorica, siglando un capolavoro pacifista. Più volte tradito, sino a diventare inno calcistico, riportato al suo squassante messaggio da versioni celebri come quelle di Anna Magnani e Massimo Ranieri. Ma tutti hanno anche ricordato gli altri brani firmati da Califano, tra cui: «Chiarastella» (musica di Alberto De Cristofaro, 1892); «Ninì Tirabusciò» (musica di Salvatore Gambardella, 1911); «Miette 'na mana cca'!» (musica di Rodolfo Falvo, 1912); «'O mare 'e Mergellina» (musica di Rodolfo Falvo, 1914), «Tiempe belle» (musica di Vincenzo Valente, 1916).