Festival di Cannes 2023, Jude Law sul red carpet aspettando Bellocchio

Nei panni di Enrico VIII d'Inghilterra in «Firebrand» diretto dal brasiliano Karim Ainouz, Jude Law è irriconoscibile

Jude Law sul red carpet aspettando Bellocchio
Jude Law sul red carpet aspettando Bellocchio
di Titta Fiore
Martedì 23 Maggio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 19:18
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Arrivato al giro di boa, il festival archivia una settimana incandescente nel segno del cinema americano di massimo glamour e ne apre un'altra dove saranno gli autori italiani a tenere banco. Il primo è Marco Bellocchio, oggi in concorso con «Rapito», il film che il maestro ottantatreenne ha dedicato al caso di Edgardo Mortara, il bambino ebreo sottratto nel 1858 alla famiglia su ordine di Papa Pio IX per essere educato al cattolicesimo. La storia, vera, aveva attratto anche Spielberg e c'è molta attesa sulla Croisette per la lettura di Bellocchio dopo il bel successo ottenuto l'anno scorso dalla sua serie capolavoro «Esterno notte».

Domani scenderà in campo un beniamino di Cannes, Nanni Moretti, con «Il sol dell'avvenire», già in sala con quasi quattro milioni d'incassi.

Vincitore della Palma d'oro nel 2001 con «La stanza del figlio», il regista cerca il bis dopo il controverso «Tre piani» che due anni fa fu surclassato a Cannes da «Titane» di Julia Ducournau, ora in giuria.

Venerdì, infine, toccherà a «La chimera» di Alice Rohrwacher, ambientato nel mondo dei tombaroli della Tuscia negli anni Ottanta. A Cannes la cineasta deve la carriera internazionale e un paio di premi importanti. La strada che quest'anno l'ha portata a concorrere per l'Oscar con il corto «Le pupille» è partita da qui.

Aspettando il nostro «triplete», ieri Aki Kaurismaki, il più anarchico autore del concorso, si è preso applausi a scena aperta alla proiezione di «Fallen Leaves». Il film, malinconico, struggente, poetico è la storia di due solitudini: lei una cassiera senza lavoro, lui un metalmeccanico alcolizzato, sono alla deriva esistenziale eppure ancora cercano l'amore, una luce di speranza, mentre tutt'intorno il mondo dà il peggio di sé e dalla radio arriva la notizia dell'invasione russa in Ucraina. Già prenotato un posto nel palmares? 

Ha diviso la platea, invece, l'altro film in concorso ieri, «Club Zero» dell'austriaca Jessica Hausner, un dramma psicologico che indaga nel disagio giovanile raccontando l'influenza nefasta di un'ascetica insegnante (interpretata da Mia Wasikowska) sugli studenti di un ricco liceo privato: il suo corso di nutrizione si trasforma ben presto in una sorta di setta dove in nome di un esasperato ambientalismo si predica il digiuno totale, il Club Zero del titolo, e i casi di anoressia e bulimia diventano all'ordine del giorno. «Mi interessa toccare i punti deboli della società e questo della nutrizione sicuramente lo è» dice la regista di «Lourdes»: «La prima ispirazione mi è venuta dalla fiaba del Pifferaio magico che rapisce i bambini di un villaggio. Ho sentito in quella storia tutta la vulnerabilità dei genitori, perché perdere un figlio è la cosa peggiore che possa capitare». Particolare curioso: sul red carpet di un film dal tema così rigoroso si sono visti i personaggi più barocchi del festival: donne albero, donne mongolfiere, donne baldacchino, tutte avvolte in chilometri di tulle, a dispetto della lotta ai consumi.

Nei panni di Enrico VIII d'Inghilterra in «Firebrand» diretto dal brasiliano Karim Ainouz, Jude Law è irriconoscibile. Il copione lo voleva grasso, arrogante e con una gamba in putrefazione: «Non ho inventato, ho letto storie sul suo odore disgustoso che cercava di coprire con olio di rosa». Per ricreare l'atmosfera dell'antica corte che non brillava per igiene l'attore racconta di essersi fatto confezionare un profumo con «urina di gatto, sangue, materia fecale e sudore» e di averlo usato copiosamente. 

«Tutti noi e gli operatori abbiamo lottato per non vomitare» conferma Alicia Vikander che nel film è stata Caterina Parr, la sesta e ultima moglie del re, la prima donna inglese a pubblicare un libro con il suo nome. Jude Law è un suddito britannico, che idea si è fatto degli attuali Windsor? «La monarchia mi sembra una rappresentazione teatrale, ma il teatro vero mi piace di più, non sono un tipo da gossip». A riportare il festival al giusto tasso di glamour&gossip ha pensato a tarda sera la prima di gala di «The Idol», l'esplosiva serie con Lily Rose Depp nei panni della più grande e sexy rockstar d'America e il cantante canadese The Weeknd. Folla delle grandi occasioni. Per fortuna ha smesso di piovere. 

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