Pisano, l'amarezza di Picarone:
«Mio padre ha lavorato lì, si risolva»

Pisano, l'amarezza di Picarone: «Mio padre ha lavorato lì, si risolva»
di Adolfo Pappalardo
Domenica 2 Ottobre 2016, 09:12
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Se chiedi a Franco Picarone delle fonderie Pisano, consigliere regionale pd ed ex assessore comunale, gli viene un tuffo al cuore. «Mio padre ci ha lavorato per 40 anni ed ha cresciuto sette figli. Con quell’unico stipendio li ha fatti studiare tutti ed io sono riuscito ad andare anche all’università», racconta lui mettendo da parte un attimo i panni del politico e chiedendo che in questa storia «si facciano tutti gli sforzi per tutelare le esigenze di tutti: la salute delle persone e, soprattutto, il lavoro degli operai». Perché in questa storia di una fabbrica ora chiusa, 120 operai in mobilità, e residenti che protestano (sia quelli del sito attuale a Fratte, sia quelli dove dovrebbero essere delocalizzate le fonderie a Campagna) c’è un dramma che investe tutti. E in questa storia non c’è più lo slogan operaio del «resisteremo un minuto più del padrone». Perché qui il padrone vuole resistere pure lui e gli anni ‘70, quelli della Salerno operaia, delle tute blu, un tempo elite del lavoro, si scontra e si mischia con le richieste di diritto alla salute.
«Io non mi permetto di emettere giudizi perché sarei condizionato», chiarisce Picarone. «Ricordo bene quell’azienda. Mio padre Giovanni era un meccanico di precisione poi passato a capo della manutenzione. Era l’uomo che - racconta - doveva, a qualsiasi ora del giorno e della notte, fiondarsi in azienda perché magari un macchinario, un ponte o altro, si era bloccato stoppando tutta la produzione. Io stesso da ragazzino l’ho accompagnato un paio di quelle di notti e m’impressionai di quest’uomo capace di arrampicarsi sui ponti per rimettere in produzione il ciclo». Famiglia operai quella di Picarone. «Mio padre ha lavorato sino all’ultimo giorno utile, quasi costretto ad andare in pensione: lui orgoglioso di quel lavoro. E anche i miei due fratelli per un periodo hanno lavorato lì». E le condizioni di lavoro? Magari tornava e bestemmiava perché le condizioni erano pessime. «Mai, Mai. Anzi per dieci anni aveva lavorato, prima di Pisano, ad un’altra fonderia sempre a Fratte. Lì le condizioni di lavoro - continua - non erano affatto buone e lui si ruppe le braccia in un incidente in fabbrica. Poi fece carriera alla Pisano e anche in quiescenza continuava spesso ad essere chiamato per risolvere qualche problema all’impianto che conosceva chiaramente a menadito». Giovanni Picarone è morto un po’ di anni fa e l’aria della fonderia non ne sarebbe stata la causa: «È scomparso a 96 anni e per una vita ha fumato nazionali senza filtro...».
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