Concussione a Sarno, assolto ex funzionario

Il 68enne Federico Scarcella era accusato di aver preso una mazzetta. «Esco dall’incubo, sono stati 10 anni di sofferenza chi paga la mia dignità, come riprendo la mia vita?»

La sede dell'Agenzia delle Entrate di Pagani
La sede dell'Agenzia delle Entrate di Pagani
di Nicola Sorrentino
Giovedì 21 Dicembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 22 Dicembre, 07:39
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Era stato condannato in primo grado perché, da funzionario dell’Agenzia delle Entrate di Salerno, avrebbe preteso 500 euro da un carrozziere per chiudere un occhio sulla presenza, in un’officina a Sarno, di un dipendente in nero. Si ribalta il verdetto e la Corte d’Appello di Salerno assolve Federico Scarcella, 68enne di San Valentino Torio, all’epoca dei fatti ispettore presso la sede di Pagani. «Esco da un incubo dopo 10 anni di sofferenze» dichiara l’uomo, con non poco rammarico. 

I fatti risalgono al 2014, costati all’allora dipendente i domiciliari per diversi mesi. In primo grado le accuse avevano retto, con una condanna a 4 anni e 4 mesi per concussione. In appello l’esito si è del tutto ribaltato. I giudici hanno ritenuto poco attendibile e non convincente il racconto della vittima, riqualificando il reato in induzione indebita e decretando per l’imputato l’assoluzione piena. Al processo, la vittima spiegò che tra lui e quel lavoratore vi era una «mera conoscenza personale». Quel giovane «guardava l’officina» per tutto il giorno, visto che il padre del meccanico era malato, al punto da costringere il figlio a fare avanti e indietro da casa. Ebbene, per la Corte il ragazzo era da considerare invece una persona che «godeva della massima fiducia, per mettersi a costante disposizione della parte offesa doveva essere un aiutante stabile e ricavarne qualche vantaggio». Il ragazzo avrebbe, in sostanza, lavorato ma senza un contratto. In ragione di ciò, come motivano i giudici, era lo stesso meccanico ad avere un «interesse contiguo. Benché vittima di un sopruso, non solo non sporse denuncia ma era lui stesso a contattare Scarcella manifestando a più riprese un chiaro interesse e viva preoccupazione per l’andamento della pratica».

Durante i controlli, infatti, il carrozziere negò che quel giovane fosse suo dipendente. Ecco perché il meccanico «non riveste più la qualifica di persona offesa ma di coimputato». Le sue dichiarazioni, per i giudici, andavano acquisite secondo le garanzie di legge, perché allo stato inutilizzabili. Nulla era emerso, inoltre, dalle intercettazioni, così come elementi che chiarissero un eventuale accordo tra i due.

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«Questa storia ha cambiato la mia vita - racconta Scarcella, difeso dal legale Vincenzo Calabrese - e della mia famiglia. Da un lato sono felice, finisce un incubo ma resta l’amaro in bocca. Chi ripagherà la mia dignità e il decoro dei miei cari? Ho fatto 4 mesi di domiciliari, dissero che mi avevano preso in flagranza ma non era così. Oggi come faccio a riprendere normalmente la mia vita? Eppure non ho mai perso fiducia nella giustizia. Mi rivolsi anche all’Agenzia regionale a Napoli, perché fui licenziato. Ho patito e sofferto, anche senza stipendio, ma grazie a Dio non ho mollato, così come la mia famiglia, pur dopo tanti sacrifici e privazioni».
 

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