Salerno, il primario Enrico Coscioni indagato per la garza dimenticata nel cuore parla per tre ore con il gip

Al gip di Salerno presentato anche un report che indica le attività del reparto e la media dei decessi, più bassa di quella nazionale

Enrico Coscioni
Enrico Coscioni
di Petronilla Carillo
Sabato 16 Marzo 2024, 06:55 - Ultimo agg. 19:31
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Il capo-dipartimento di Cardiochirurgia presso la torre cardiologica del Ruggi, Enrico Coscioni, ha risposto alle domande del gip e spiegato tecnicamente il suo operato nel caso dell’intervento del paziente Umberto Maddolo, poi deceduto, per oltre tre ore. Si sono conclusi con lui gli interrogatori di garanzia dei cinque medici sospesi, per periodi di tempo diversi, dal gip Piero Indinnimeo su richiesta della procura di Salerno, rappresentata dal pubblico ministero Licia Vivaldi. Sarà ora il sostituto procuratore della Repubblica a dover esprimere il proprio parere sulla richiesta, avanzata dalle difese degli indagati, di revoca dell’interdizione all’esercizio della professione per un periodo di un anno (per Coscioni), nove mesi per Pietro Toigo e Gerardo Del Negro, sei mesi per Francesco Pirozzi ed Aniello Puca. 
GLI INTERROGATORI
Ieri mattina, oltre a Coscioni (difeso dagli avvocati Agostino De Caro e Gaetano Pastore) è toccato anche al cardiochirurgo Del Negro (difeso dall’avvocato Giovanni Sofia) presentarsi dinanzi al gip. Entrambe le difese sono uscite soddisfatte per l’esito dell’interrogatorio in quanto i loro assistiti hanno ben spiegato sia il loro operato durante l’intervento e sia tecnicamente l’operazione come è andata. Si è parlato anche della garza lasciata nel cuore del paziente ma, come avrebbe riferito Enrico Coscioni, sarebbe stata non più grande di una biglia e sarebbe stata ritrovata, durante l’autopsia, in un’arteria, ben nascosta. Secondo quanto riferito sempre da Coscioni, la morte del paziente non sarebbe dipesa dalla garza dimenticata ma da reali complicazioni avute nel secondo intervento che ha impedito alla sua equipe (specializzata proprio in questo tipo di operazioni) di operare a cuore battente. Il paziente, inoltre, avrebbe avuto anche altra importanti patologie che avrebbero condizionato il suo stato di salute e la sua reattività all’intervento. Entrambi i medici hanno portato perizie, consulenze e dati. Come quello che riporta il numero di interventi eseguiti nella torre, dal 2021 al 2024: ben 800, di cui 110 con primo operatore Del Negro e 406 con Coscioni con un tasso di moralità dell’1,8% per il primo e 2,5% per il secondo. Evidenziando anche che si è al di sotto della media nazionale per questo tipo di intervento che si aggira al 3%. Coscioni ha spiegato che nella cartella clinica ha scritto della mancanza della garza, quindi che i colleghi della Rianimazione ne erano a conoscenza. E anche che sarebbe stato compito dei sanitari di Radiologia scoprire dove fosse finita la stessa. Esami che furono eseguiti senza alcun esito. 
IL GOVERNATORE 
Sull’inchiesta che ha travolto il suo consigliere e bloccato un reparto nevralgico come quello della cardiochirurgia, è intervenuto anche il governatore della Campania Vincenzo De Luca. «Nessun problema sulla tenuta della torre cardiologica - ha detto - l’attività sarà garantita ai massimi livelli». «Aspettiamo l’evoluzione della vicenda giudiziaria e non avremo problemi ovviamente perché credo che oggi gli indagati parleranno. Io sono molto sereno e fiducioso, in ogni caso i servizi garantiti a livello più alto che ci sta in Italia quindi nessun problema, mi auguro solo che questa vicenda si risolva rapidissimamente, rapidissimamente». 
L’INCHIESTA 
Sono quattro i profili di responsabilità riconosciuti dal gip a carico di Coscioni e della sua equipe. Innanzitutto le modalità di preparazione dell’intervento al quale viene sottoposto Maddolo (morto il 20 dicembre del 2021); quindi le scelte relativamente all’esecuzione dell’intervento; le modalità di esecuzione dello stesso, con riferimento anche all’aver lasciato nel cuore del paziente un lembo di garza; infine la gestione dell’evento critico che ha poi causato il decesso. Al figlio che attendeva fuori alla sala operatoria, fu semplicemente detto che «la malattia è esplosa» mentre ancora si cercava la garza. Il paziente, in pratica, doveva avere la sostituzione valvolare aortica e una rivascolarizzazione coronarica a seguito di infarto del miocardio acuto. Contravvenendo alle linee guida del settore, Coscioni non convocò l’«heart team» che avrebbe dovuto prevedere le complicanze derivanti dall’intervento.

Così, quando in sala operatoria i medici si resero conto di una estesa calcificazione dell’aorta e, secondo quanto rilevato dalla procura con l’aiuto dei periti, questo avrebbe dovuto comportare la sospensione dell’intervento, Coscioni decise di proseguire e fu dimenticato nel ventricolo sinistro un lembo di garza di 8 centimetri che, con il passare del tempo comportò una ostruzione delle vene, finendo nell'aorta addominale.

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