Comunione ai divorziati, in difesa di Papa Bergoglio il wojtylano di ferro Rocco Buttiglione: «La dottrina non cambia»

Comunione ai divorziati, in difesa di Papa Bergoglio il wojtylano di ferro Rocco Buttiglione: «La dottrina non cambia»
di Franca Giansoldati
Martedì 19 Luglio 2016, 19:40 - Ultimo agg. 21 Luglio, 14:32
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Città del Vaticano La comunione ai divorziati continua a fare discutere e la bufera non si placa. Stavolta in difesa dell’Amoris Laetitia, il documento di Papa Francesco sulla famiglia (che si sta attirando una marea di critiche dalle frange più conservatrici della Chiesa), si è mobilitato un wojtyliano di ferro: Rocco Buttiglione. Il filosofo amico di Giovanni Paolo II è sicuro che non ci siano spaccature dottrinali di sorta tra l’insegnamento del passato e la linea tracciata da Bergoglio. “Non ha cambiato la dottrina della Chiesa”. La tempesta che si è scatenata riguarda la possibilità di far fare la comunione ai divorziati risposati, previo percorso spirituale. Uno spiraglio che ha alimentato i timori di uno scostamento dottrinale e l’inizio di una spaccatura tra i ‘bergogliani” e gli ‘anti-bergogliani’.

Buttiglione nei panni di pompiere, in un articolo sull'Osservatore Romano, precisa che l’Amoris Laetitia non dice affatto “che i divorziati risposati possono tranquillamente ricevere la comunione. Il Papa invita i divorziati risposati a iniziare (o proseguire) un cammino di conversione. Li invita a interrogare la loro coscienza e a farsi aiutare da un direttore spirituale. Li invita ad andare al confessionale a esporre la loro situazione. Invita i penitenti e i confessori a iniziare un percorso di discernimento spirituale. L’esortazione apostolica non dice a che punto di questo percorso essi potranno ricevere l’assoluzione e accostarsi alla eucaristia. Non lo dice perché troppo grande è la varietà delle situazioni e delle circostanze umane”. Spetterà poi al parroco valutare caso per caso e agire in coscienza. Morale: “il cammino che il Papa propone ai divorziati risposati è esattamente lo stesso che la Chiesa propone a tutti i peccatori: va a confessarti e il tuo confessore, valutate tutte le circostanze, deciderà se darti l’assoluzione e ammetterti all’eucaristia oppure no”.

Diversi cardinali e vescovi sostengono che Bergoglio contraddice la grande battaglia di Giovanni Paolo II contro il soggettivismo nell’etica. “Il soggettivismo nell’etica dice che la bontà o la malvagità delle azioni umane dipende dall’intenzione di chi le compie. L’unica cosa di per sé buona al mondo è, per il soggettivismo nell’etica, una buona volontà. Papa Francesco, in perfetta sintonia con il suo grande predecessore, ci dice invece che alcune azioni sono di per se stesse cattive (per esempio, l’adulterio) indipendentemente dalle circostanze che le accompagnano e anche dalle intenzioni di chi le compie. San Giovanni Paolo II non ha mai dubitato, però, che le circostanze influissero sulla valutazione morale di chi compie un’azione, rendendolo più o meno colpevole dell’atto oggettivamente cattivo che commetteva”.

San Giovanni Paolo II ha vietato ai divorziati risposati di ricevere l’eucaristia e invece Papa Francesco dice che in (alcuni casi) possono. Buttiglione conclude: “La differenza è tutta qui. Non c’è dubbio che il divorziato risposato sia oggettivamente in una condizione di peccato grave; Papa Francesco non lo riammette alla comunione ma, come tutti i peccatori, alla confessione. Lì racconterà le eventuali circostanze attenuanti e si sentirà dire se e a che condizioni può ricevere l’assoluzione. San Giovanni Paolo II e Papa Francesco certamente non dicono la stessa cosa ma non si contraddicono sulla teologia del matrimonio”.
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