Regioni, sul terzo mandato lo strano asse Lega-Pd: pronto il blitz alla Camera

Il Carroccio prepara un emendamento. Molti tra i dem tentati di votare a favore

Regioni, sul terzo mandato lo strano asse Lega-Pd: pronto il blitz alla Camera
di Francesco Bechis
Lunedì 8 Gennaio 2024, 00:36 - Ultimo agg. 9 Gennaio, 08:47
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Sarebbe un azzardo. Per qualcuno, un affronto. Un emendamento della Lega alla Camera per sbriciolare il tetto ai mandati dei governatori italiani e aprire la strada al terzo tempo di Luca Zaia in Veneto. Con il Pd che rischia di spaccarsi: una parte è tentata di votare a favore e disobbedire alla segretaria Elly Schlein. 
Siamo a Montecitorio, nella Commissione Affari Costituzionali sede e culla del vaste programme del centrodestra al governo. Il premierato caro a Giorgia Meloni. L’autonomia differenziata che preme invece a Matteo Salvini. È su questo affollatissimo tavolo che può ora atterrare un dossier altrettanto scottante. Cioè la battaglia sul limite dei mandati per i presidenti di Regione. 

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Sul terzo mandato lo strano asse Lega-Pd

Per legge sono due al massimo.

Ma un fronte trasversale ai partiti vorrebbe riscrivere quella regola e prevederne tre. Così facendo saltare il tappo che impedisce a prime linee assolute della politica italiana di restare tali. In Veneto, il “Doge” Luca Zaia, recordman di voti e consensi. In Puglia, Campania ed Emilia Romagna i governatori dem Michele Emiliano, Vincenzo De Luca e Stefano Bonaccini. Le punte di lancia dell’opposizione interna a Schlein. Fin qui le squadre. La novità è che presto potrebbe presentarsi un’occasione per saldare uno strano, estemporaneo asse tra gli arci-rivali Lega e Pd. Fantapolitica? Non proprio. Il Carroccio ha già pronto un emendamento per sbloccare l’impasse. Per far saltare il tetto ai mandati «basta una riga», spiegano sornioni da via Bellerio.

Un’occasione ghiotta potrebbe offrirla la riforma degli enti locali pronta ad atterrare in Commissione alla Camera. A presentare l’emendamento potrebbe essere Alberto Stefani, deputato e segretario veneto del Carroccio. Ebbene, da settimane la linea telefonica dei leghisti a Montecitorio è molto trafficata. Dall’altra parte della cornetta, un drappello di onorevoli colleghi del Pd. Fedelissimi di Bonaccini, De Luca ed Emiliano e dunque tentati dal sostegno a una norma che salverebbe il destino politico dei loro capi-corrente. Certo, sarebbe un plateale atto di disobbedienza. L’indicazione della segretaria Elly, anche se ancora non ufficiale, è ovviamente opposta: nessuno tocchi il tetto ai mandati. Tradotto: cari governatori (e rivali), grazie, ma basta così, ora si cambia. E qui può nascere l’incidente, proprio in quella commissione dove siede fra gli altri lei, la timoniera del Nazareno. Raccontano il presidente emiliano, già contendente alla segreteria dem, particolarmente impegnato a sondare il terreno tramite i colonnelli a Roma. Con la Lega e il suo leader i rapporti sono cordiali.

 
L’OPERAZIONE
Numeri alla mano, è improbabile che un blitz a Montecitorio sortisca alcun effetto. Del resto nel centrodestra i leghisti devono fare i conti con il muro di Fratelli d’Italia e Forza Italia, contrari a rivedere la regola dei mandati. In conferenza stampa Meloni ha rispedito la palla in Parlamento, «non è una questione che riguarda il governo». Così guadagnando tempo: una prima ipotesi, quando ancora uno spiraglio era aperto, prevedeva di fare spazio alla norma sui mandati in un decreto sull’election day nelle mani della fedelissima sottosegretaria al Viminale Wanda Ferro. 


In attesa di un vertice ad hoc sulle regionali con Tajani e Salvini la premier non se ne occupa. Ieri si è presa una giornata di pausa, vestita casual a passeggio per le vie di Verona, già cuore pulsante della Lega salviniana. Lui invece, il «Capitano» e ministro dei Trasporti, non vuole ancora abbandonare la partita. Lo deve a Zaia, l’unico leghista in grado di temperare l’impennata elettorale di FdI in Veneto. Fra i due i rapporti sono molto migliorati. Complice l’intervento del leader e ministro per assegnare al Veneto la pista di Bob alle Olimpiadi invernali del 2026, contesa dalla Lombardia del leghista Attilio Fontana. Ora c’è da sciogliere il grande nodo dei mandati regionali. Un’altra occasione per compattare il partito. Con lo strano e insperato soccorso dei “ribelli” Pd. Pazza idea, come cantava Patty Pravo? Forse qualcosa di più.
 

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