Pnrr, premi ai giudici che riusciranno a smaltire l’arretrato. Carriere legate ai risultati

La richiesta Ue per accelerare: «Incentivi alle toghe efficienti»

Pnrr, premi ai giudici che riusciranno a smaltire l’arretrato. Carriere legate ai risultati
Pnrr, premi ai giudici che riusciranno a smaltire l’arretrato. Carriere legate ai risultati
di Francesco Bechis
Lunedì 8 Gennaio 2024, 00:22 - Ultimo agg. 9 Gennaio, 08:47
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Premi per gli uffici giudiziari che accelerano nello smaltimento degli arretrati. Richiami e sanzioni, invece, alle toghe che nicchiano e accumulano processi, salvo poi abbandonarli in un limbo. Il 2024 sarà un anno chiave per la lotta del governo alla giustizia-lumaca. Soprattutto a quell’arretrato nella giustizia civile che è la vera zavorra dei tribunali e delle Corti di appello italiane e un pilastro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): se l’Italia non riuscirà a smaltire i fascicoli nei tempi concordati con la Commissione europea, una fetta importante del Recovery potrebbe saltare. Miliardi di euro.

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Di qui lo sprint del ministero di Carlo Nordio, a cui i tecnici dell’Ue hanno chiesto di introdurre «entro marzo del 2024» un nuovo sistema di incentivi per accelerare i tempi del processo civile e smaltire gli arretrati.

Ma anche per «sostenere gli uffici giudiziari meno efficienti». 


LA TABELLA DI MARCIA
Se il colpo di reni si rende necessario, anzi urgente, è perché finora la tabella di marcia concordata con l’Europa non è stata rispettata. Numeri alla mano, l’obiettivo del Pnrr di tagliare del 90 per cento l’arretrato della giustizia civile entro giugno del 2026 si è rivelato una chimera. Complice la cronica carenza di giudici e di personale nei tribunali italiani. Così il governo ha concordato con la Commissione una revisione degli obiettivi. Vista l’«oggettiva difficoltà di aggredire» l’arretrato civile cresciuto nel 2023, spiega una nota del capo di gabinetto di Nordio Alberto Rizzo, il Pnrr italiano ora prevede due nuovi target. 


Il primo: entro dicembre di quest’anno, ridurre del 95 per cento i fascicoli pendenti da più di tre anni nei tribunali e nelle Corti di Appello al 31 dicembre del 2019. Il secondo: tagliare del 90% entro giugno 2026 le cause pendenti al 31 dicembre del 2022. Una sfida che resta ciclopica, viste le forze in campo, ma considerata più alla portata da Palazzo Chigi. I numeri comunque impensieriscono non poco i tecnici dell’Unità di missione Pnrr e di via Arenula. Perché in due anni i tribunali e le Corti di appello dovranno chiudere tutti i fascicoli pendenti, rispettivamente, dall’inizio del 2017 e dal gennaio 2018. Circa un milione e trecentomila cause appese. Serve uno sforzo extra. E qui si torna all’inizio: la richiesta della Commissione europea all’Italia di introdurre entro la fine di marzo un nuovo sistema di incentivi per invogliare i giudici a fare in fretta.

Di cosa parliamo? Bonus economici alle toghe che rispetteranno i ritmi di smaltimento dei fascicoli su base annuale. Ma gli incentivi non saranno solo in busta paga. Del resto, il Ddl recentemente licenziato dal Cdm che, in attuazione della legge Cartabia, mette a sistema «le pagelle» per i magistrati va proprio in questa direzione. Inserendo tra i parametri del Csm per giudicare la promozione di un togato la velocità e l’efficienza nei processi. Sarà una svolta? Ai piani alti del governo sperano di sì. Giorgia Meloni è al corrente della situazione critica per la giustizia civile italiana. E non è un caso se in conferenza stampa la premier ha indicato tra le priorità del 2024 «la messa a terra del Pnrr» e la «riforma della Giustizia». Lo sguardo era qui, alle pile di fascicoli che sporgono dagli armadi di tribunali e Corti d’appello in tutta Italia. Una giustizia sospesa, dunque negata. 


I NODI DA SCIOGLIERE
Resta da capire dove si troveranno le coperture per i premi. Sul punto restano generici i tecnici di via Arenula limitandosi a spiegare che saranno finanziati «con le risorse economiche derivanti dai risparmi di spesa dovuti alle minori assunzioni, e con eventuali ulteriori risorse». Intanto, se il governo vorrà centrare i nuovi target, sarà più che mai necessario rimettere in sesto l’Ufficio del processo, cioè l’ufficio che ha come missione quella di aiutare i magistrati a rendere più rapida ed efficiente la loro attività giurisdizionale. 


È un pilastro del Pnrr italiano, che nel 2022 ha dato il via a un corposo round di assunzioni: 8250 funzionari, pronti a raddoppiare nel 2024. Peccato che i contratti precari e le pessime condizioni dei tribunali abbiano dato il via a un clamoroso fuggi fuggi dei tecnici, per lo più neo-laureati: quasi 2400, il 27 per cento degli assunti. Con il decreto milleproroghe il governo ha stabilizzato i contratti fino a giugno 2026. Ma è solo un primo passo. 
 

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