Referendum, Pd in piazza per il sì.
Renzi: «Basta liti, cambiamo l'Italia»

Referendum, Pd in piazza per il sì. Renzi: «Basta liti, cambiamo l'Italia»
Sabato 29 Ottobre 2016, 15:35 - Ultimo agg. 31 Ottobre, 10:44
6 Minuti di Lettura

Pd in piazza del Popolo a Roma a favore del Sì al Referendum. C'è anche il premier segretario Matteo Renzi, salito sul palco alle 17 sulle note di O sole mio: «Il nostro destino non è litigare al nostro interno ma cambiare l'Italia. E farlo adesso», ha detto. Alla Manifestazione - erano presenti 50mila militanti secondo gli organizzatori - anche Gianni Cuperlo della minoranza dem: «La via del dialogo è stretta, ma fino alla fine spero in un accordo con i vertici». I manifestanti lo hanno incoraggiato: «Restiamo uniti»


«Questa piazza è del popolo e non del populismo, di uomini e donne che credono alla politica e vogliono bene all'Italia», ha continuato Renzi. «Noi avevamo bisogno di questa giornata, di voi, vi siamo grati di questo straordinario abbraccio», ha aggiunto.


 

 


Militanti del Pd sono arrivati da tutta Italia grazie agli oltre 300 pullman e sette treni charter messi a disposizione dall'organizzazione. In piazza sventolano le bandiere del Pd e si agitano cartelli. Come quello esibito da una anziana signora, con coccarda tricolore in petto: «Renzi qualunque sia il risultato non ti devi dimettere», è il suo messaggio. 

«Nessuno si permetta di lasciare un frigo in piazza perché noi i complotti non li accettiamo», ha poi ironizzato il premier sulla denuncia del sindaco di Roma. «Va bene la parola d'ordine onestà, è la nostra, ma il nostro destino è cambiare l'Italia, la politica deve essere concreta, competente. Non basta dire onestà, onestà».

«Il vero Partito della nazione è quello del no che va da Brunetta a Travaglio, che mette insieme Monti e Salvini, Gasparri e De Mita. Quello che mette d'accordo Berlusconi, Grillo e D'Alema. Il partito che dice no, sempre no questo partito che vuole bloccare l'Italia», ha affermato ancora il premier.


«D'Alema ha detto parole sugli anziani che vorrei fossero parole scappate per sbaglio. Il punto è un altro, come mi ha detto qualche sindacalista dei pensionati che è qui: "Noi votiamo sì, perché li abbiamo visti all'opera"», ha continuato Renzi attaccando ancora una volta D'Alema e la vecchia guardia. Fischi dalla piazza Pd per D'Alema quando il segretario ha citato il nome dell'ex premier.

«La legge elettorale è stata per settimane il tema di discussione e voi sapete che secondo me è un tema ingiusto perché a mio giudizio questa legge va bene, ma compito di chi fa politica è farsi carico di altri. E allora non abbiamo aperto ma spalancato le porte sulla legge elettorale. Ora non si usi la legge elettorale come alibi perché siamo pronti a cambiarla. Il punto non è più questo ma è se vogliamo continuare a guardare soltanto la nostra storia o ci va di parlare finalmente del futuro del Paese», ha ribadito ancora il premier.

«Perché si dice di No? Perché non l'ho pensata io, sostiene la vecchia guardia che dice "se la scrivevamo noi sarebbe stata meglio", può darsi, il punto è che non l'hanno scritta, l'hanno discussa, contestata,chiacchierata, digerita e poi si sono dimenticati di scriverla. Il fatto che voi avete fallito non vuol dire che dovete far fallire noi», ha sottolineato ancora Renzi.

«Io vi propongo 5 serate, una pizza con i condomini, i colleghi e gli proponete il quesito. Noi vogliamo convincere quante più persone ma in questo tempo di odio, di violenza e intolleranza, di insulti per chi vota Sì, facciamo vedere che il Pd costruisce una comunità in Italia, non accetta che diventiamo codici fiscali. Non fate politica nei circoli, chiusi a chiave dentro gli equilibri interni ma spalancate le finestre al mondo fuori. Basta litigi, discussioni riprendiamoci il paese», ha insistito Renzi. 

«La riforma costituzionale ci consentirà di arrivare a essere come gli altri Paesi in termini di qualità delle decisioni: non è il punto di arrivo ma di partenza, senza la quale si riparte dal via dopo trentacinque anni dando l'idea di una politica inconcludente. Vi rendete conto del rischio che stiamo correndo?», ha detto ancora il premier.


«L'Europa sembra aver perso l'anima. Chiedo a voi, al Parlamento la forza di una battaglia che non è demagogica e populista contro l'Europa ma per restituire anima all'Europa», ha sostenuto ancora il premier, che si è detto «colpito che dobbiamo essere soli e non si sentano voci degli altri partiti, una cosa è il confronto ma quando toccano gli ideali italiani avrei voluto sentire anche la voce delle opposizioni per dire a Orban giù le mano dalle discussioni italiane».

«Noi diciamo che siccome nel 2017 casualmente a Roma si riuniranno i capi di governo e in Ue arriva a scadenza il tema del fiscal compact, noi non accetteremo di inserirlo nei trattati Ue», ha aggiunto il premier.

«C'è ancora una cosa da fare: liberare il Paese dal peso eccessivo della burocrazia, della tecnocrazia, di quei vincoli europei che non servono a niente. E per questo serve il Pd perché se non lo facciamo noi, non lo fa nessuno. Gli altri hanno già dimostrato quello che erano capaci o incapaci di fare», ha detto ancora il president del Consiglio.

«Sono venuto qui perché c'è un pezzo di sinistra, anche sapendo di attirare le critiche di chi non c'è. Io penso anche a quella parte che non c'è e da subito ho lavorato per ridurre le distanze e accorciare le differenze». Gianni Cuperlo spiega così il perché della sua presenza. Quanto al comitato sull'Italicum, ribadisce che «il sentiero è stretto». «Sin dall'inizio ho cercato entrando nel comitato una sintesi perchè in gioco è la qualità della democrazia e istituzioni più forti. La sintesi ancora non c'è e se non ci sarà alla fine del percorso, io resterò coerente con quanto annunciato», cioè voetrà no al referendum, ha poi confermato Cuperlo, spiegando così che la sua presenza alla manifestazione per il Sì non è legata all'esito del lavoro del comitato per cambiare l'Italicum.

Piazza del Popolo canta Bella Ciao. La folla ha intonato in coro il canto partigiano, proposto dal palco da un gruppo femminile che ha riproposto le canzoni della tradizione della lotta operaia. Uno sventolio di bandiere e un grande applauso hanno salutato la fine dell'esibizione. 

«È stata la bellissima festa di un popolo che non urla, che non insulta. Fare politica significa proporre, non dire solo No #sivainpiazza». Così Renzi, su Twitter, ha infine commenta la manifestazione del Pd a piazza del Popolo.


 

© RIPRODUZIONE RISERVATA