Gino Cecchettin all'Obiettivo 5 a Roma: «Lavoriamo insieme e forziamo la cultura che c'è stata tramandata»

L'incontro nel progetto di educazione e formazione sulla parità di genere tenutosi all'Università di Roma La Sapienza

Gino Cecchettin
Gino Cecchettin
Giovedì 7 Marzo 2024, 17:30 - Ultimo agg. 8 Marzo, 07:01
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«Lavoriamo insieme e forziamo la cultura che c'è stata tramandata», questa una delle frasi più toccanti del libro scritto da Gino Cecchettin e dedicato a sua figlia Giulia, la 22enne brutalmente uccisa dal suo ex fidanzato. 

È proprio su questa frase che si è svolto l'intero incontro tenutosi in occasione della terza edizione di Obiettivo 5, il campus di formazione per l’equità e l’inclusione di genere ospitato dalla Sapienza di Roma e organizzato da Corriere della Sera, La27esimaOra e iO Donna con Le Contemporanee. 

Accolto - all'interno dell'Aula Magna del Rettorato de «La Sapienza» di Roma - da un'ondata di applausi, Gino Cecchettin ha iniziato il dibattito esprimendo tutta la sua commozione nel vedere un gran numero di studenti e studentesse, proprio come la sua Giulia prima di quel terribile 22 novebre 2023. 

Durante la conferenza, tanti i temi trattati; a partire dall'esperienza genitoriale traumatica vissuta da lui in prima persona, fino all'argomento centrale del patriarcato

Sotto questo aspetto, Cecchettin spiega che il patriarcato è un fenomeno sistemico e radicato all'interno della società moderna, riconducendolo in primo luogo alla privazione di libertà e, ancor di più, alla violenza.

Lui stesso, spiega, di essere cresciuto permeato da questo tipo di educazione e che, solo grazie all'aiuto delle figlie e al dialogo, è riuscito a vederlo e a capirne realmente gli effetti e le drammatiche conseguenze su uomini e donne di qualsiasi età. 

«Sono nato nella cultura macista dove il maschio deve essere quello più forte.

Poi ti rendi conto che è molto più difficile chiedere scusa che alzare 100 chili in palestra». Afferma il padre di Giulia. Spiegando poi, che il modo migliore per abbattere questo tipo di fenomeno è praticare e garantire la libertà, che rappresenta l'opposto della violenza e la libera espressione del sé. 

Il dialogo prosegue poi con alcune domande riguardanti cosa lui in prima persona e, più in generale, i genitori possono fare per comprendere e prevenire situazioni come quella in cui si è trovata Giulia. A tal proposito, Gino Cecchetin afferma di aver sempre garantito la massima libertà di azione a Giulia, per fiducia e per paura «di invadere i suoi spazi».

Il problema è stato che probabilmente la ragazza, mossa da un istinto da «crocerossina» e, ancora di più, dalla paura di ferire non è mai riuscita a mettere un punto definitivo nei confronti di una persona violenta che non ha voluto accettare il suo «non ti amo più». Dunque, il suggerimento che viene fornito a ragazze e genitori, è quello di comunicare, perché «il dialogo è la soluzione». 

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Cecchettin, infine, parla anche dei genitori di Filippo Turetta, l'assasino della figlia, affermando: «Hanno tutta la mia comprensione. Non li giudico e li penso spesso perché probabilmente stanno vivendo un dramma anche più grande del mio. Loro saranno sempre i genitori di un omicida». 

Le parole di Gino Cecchettin, seppur semplici e dirette, orientate prevalentemente sulla sua terribile esperienza personale, hanno descritto quasi interamente il problema del patriarcato, causa ed effetto di ciò che è successo a Giulia.

L'auspicio è quello di ricercare misure concrete, non solo per porre fine ai femminicidi, ma per far sì che l'educazione, il dialogo, la libertà possano essere effettivamente motore di cambiamento per un'equità non più solo apparente, ma effettiva e concreta. 

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