Migranti sui tir, incubo asfissia ora interviene l'Onu: un vertice

Migranti sui tir, incubo asfissia ora interviene l'Onu: un vertice
Domenica 30 Agosto 2015, 03:22
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Alessandra Chello
Galleggiano come bambole di pezza. Qualcuno era talmente piccolo da avere indosso ancora il pannolino. Restituiti. Quasi cullati per l'ultima volta dal mare infido al quale i genitori avevano consegnato anche le loro vite inseguendo il sogno di una libertà tragicamente colata a picco.
Le foto dei bimbi vittime dell'ennesimo naufragio dei disperati, sono sui social di mezzo mondo. Impossibile girarsi dall'altra parte. Impossibile contenere il dolore. Lo sdegno. Davvero troppo. Anche per le coscienze più granitiche. Incluse quelle dei falchi del Vecchio Continente. Il Palazzo di Vetro finalmente si sveglia da un inspiegabile torpore mentre ieri, ancora in Austria, è stato fermato un altro camion di migranti. Correva verso la Germania. A bordo c'erano 26 profughi provenienti da Siria, Afghanistan e Bangladesh. Tra loro tre bambini gravemente disidratati, ma per fortuna salvi. L'autista, un romeno di 29 anni, è stato arrestato dopo un lungo inseguimento.
Un'altra bara su quattro ruote. Un altro potenziale carico di morte. Proprio come il tir abbandonato lungo l'autostrada al confine con l'Ungheria lo scorso giovedì. Quel grosso frigorifero che giurava di trasportare wurstel di pollo stampati sulla fiancata. E invece nascondeva uomini e donne disperati: 71. Forse siriani o afgani. Non si sa. Per risalire alla loro identità la polizia spera di avare indizi dai cellulari trovati su alcuni corpi. Mentre prosegue senza sosta la marcia muta verso la rotta balcanica. Destinazione il nord dell'Europa. A piedi. Per non sbagliare strada e perdersi nei boschi camminano lungo i binari delle linee ferroviarie. E si nascondono sui convogli per eludere la presenza massiccia di polizia.
Acque greche. E ancora in mare un profugo di 15 anni è stato trovato morto per asfissia ieri. Su uno yacht che trasportava altri 59 migranti. Il battello è stato fermato davanti all'isola di Simi. Mentre continuano gli sbarchi sulle coste italiane. A Messina sono arrivati altri 700 migranti e due donne morte. E oggi un altro sbarco di immigrati salvati nelle ultime ore nel Mediterraneo: sono 371. Sono attesi a Taranto.
E ieri il battello «Dignity I» di Medici senza Frontiere ha salvato 128 persone. Erano su un gommone nelle acque internazionali davanti alle coste della Libia. Tra loro anche 6 bimbi e 20 donne. La deriva dei profughi non si ferma. È sempre emergenza al confine fra Serbia e Ungheria dove si mantiene sostenuto il flusso di profughi in marcia lungo la rotta balcanica verso Germania, Olanda, Svezia e altri Paesi del nord Europa. Le autorità ungheresi hanno deciso di bloccare il traffico ferroviario di convogli locali a ridosso della frontiera, nei quali si nascondono tanti migranti illegali, che peraltro in grande quantità riescono a aggirare la barriera metallica e di filo spinato innalzata dall'Ungheria. E di conseguenza la Serbia è stata costretta a modificare il traffico di treni su diverse tratte.
Il Palazzo di vetro. «Sono inorridito e con il cuore spezzato per la morte dei rifugiati e migranti nel Mediterraneo e in Europa» dice il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon. E sottolinea: «La comunità internazionale deve mostrare maggiore determinazione nella risoluzione dei conflitti e di altri problemi che non lasciano alle persone altra scelta che fuggire, altrimenti il numero di sfollati, oltre 40.000 al giorno, non potrà che aumentare». E annuncia per il 30 settembre un incontro straordinario tra Capi di Stato e di governo.
Un commento sul quale non mancano le polemiche soprattutto politiche di chi pensa che alla fine l'Onu se ne stia alla finestra. Ma l'unico fronte sul quale il Palazzo di vetro può fare davvero di più è la Libia. L'inviato speciale Onu, Bernardino Leon, ha annunciato che giovedì a Ginevra si riuniranno le delegazioni libiche per presentare le loro candidature sul futuro primo ministro e i due vicepremier del nuovo governo di unità nazionale. Leon ha ribadito che è «interesse del governo di Tripoli partecipare al tavolo e presentare i propri candidati».
La Chiesa. Intanto il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin lancia un appello affinché Unione europea, Onu, istituzioni governative e la Chiesa stessa facciano ciascuno la propria parte e uniscano gli sforzi per «una risposta comune», insieme a uno stop alle polemiche che «acuiscono solo le difficoltà e inaspriscono gli animi». Mentre Palazzo Chigi ha deciso che una quota dell'8 per mille del 2014 destinata allo Stato, pari a 6,7 milioni, andrà al fondo del Viminale per l'assistenza ai profughi.
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