Allevi: «Pino Daniele, musicista straordinario. Si sentiva più chitarrista che cantante»

di Federico Vacalebre
Martedì 20 Gennaio 2015, 23:32 - Ultimo agg. 23:40
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​Un album nuovo, «Love», in uscita a quattro anni dal disco di platino per «Alien» e dopo l’esperienza sinfonica di «Sunrise». Un palcoscenico davvero particolare dove presentare un cd per solo piano, come quello dell’Ariston: Conti dopo averlo voluto tra i suoi selezionatori, ora ha scelto Allevi come superospite. Ma, in vista dell’arrivo domani a Napoli, alla Feltrinelli di piazza dei Martiri, proprio per presentare alle 18 il suo nuovo lavoro, Giovanni Allevi trova inevitabile iniziare la chiacchierata dal suo personalissimo ricordo di Pino Daniele: «L’ho conosciuto ai miei esordi e di lui porto dentro un’immagine dolcissima: Jovanotti aveva fatto la follia di portarsi un pianista come supporter negli stadi, era il tour di ”L’albero” e il Nero a metà volle conoscere quel folle che da solo alla tastiera affrontava le folle di un concerto pop, cioè me».

Che cosa successe quel giorno?

«Entrò nel mio camerino e si presentò con il suo tono inconfondibile, sembrava stesse cantando. Mi incoraggiò, era incuriosito dalla mia scelta, in fondo lui si sentiva musicista ancora prima che cantante. Era una persona umile e dolce, oltre che un musicista straordinario, come compositore di melodie oltre che come chitarrista. È un errore soffermarci solo sugli splendidi versi che ha scritto. Credo che la curiosità musicale fosse una cosa che lo ha contraddistinto sino alla fine.

Veniamo a lei. Un disco per solo piano, ma anticipato da due singoli, «My family» e «Loving you», e seguito dall’avventura sanremese.

«Sono felicissimo dell’invito di Carlo Conti. Porterò al festival un po’ di amore».

Quello del titolo dell’album?

«Quello che ci invita ad avere Papa Francesco, amore universale, ma soprattutto per chi abbiamo vicino, ci sia caro o meno. Amore per la musica».

«Love» è anche un disco di amore maniacale per il suono.

«È vero, l’ho registrato al Sae Institute di Milano, polo universitario all’avanguardia per la produzione audio-video in Europa, stando attento a registrare il piano, un Bösendorfer Imperial fatto arrivare da Vienna e poi smontato e ricostruito apposta per me, con una ripresa microfonica naturale. “Un suono morbido eppure potente, mai aspro e con una ricca estensione in bassa frequenza”, ha sentenziato Ian Jones, ingegnere del suono nei mitici Abbey Road Studios di Londra, dove abbiamo masterizzato il tutto».

Amore romantico («Loving you») e fisico («Lovers»), sublime («Amor sacro») e familiare («My family»), narcisista («The other side of me») e cosmico («Asteroid 111561», dal nome del corpo celeste che la Nasa le ha dedicato). Tra echi di prog rock ed omaggi a Baudelaire, come si posiziona il cd nella sua produzione?

«C’è sempre qualcosa che mi lega al passato e qualcosa che da quel passato mi allontana. C’è continuità e voglia di andare oltre. Tutta la mia carriera, in fondo, è scritta in questa dicotomia. Ho studiato musica classica per fare musica moderna».

A proposito: il mondo della musica sinfonica e lirica è in piena crisi. Tagli, licenziamenti, stagioni che saltano, opere proposte senza allestimento sono ormai all’ordine del giorno. Come affronterebbe il problema?

«Diciamo che credo che sia arrivato il momento del coraggio. Finora abbiamo conservato e difeso capolavori del passato. Oggi dobbiamo chiederci se è meglio spendere quei pochi euro che abbiamo per un sistema di note museali o per moltiplicare i giovani che suonano, dovunque, qualsiasi cosa. Diciamo che io tendo per la seconda opzione».

Dopo Sanremo che cos’altro si può aspettare da un talento che non conosce le gabbie dei generi come lei?

«Per adesso tornerò in tour al piano, poi, da marchigiano, vorrei fare un concerto nelle Grotte di Frasassi, ma prima devo scrivere una ”Serenata per il Geotritone”, animaletto anfibio che vive solo lì. Però, per riportare al centro dell’attenzione la figura - oggi negletta - del compositore, non mi dispiacerebbe una sorta di ”X Factor” dello spartito, Sarebbe una bella idea. Anche se, da emotivo quale sono, mi viene l’ansia anche solo ad immedesimarmi negli eventuali giovani in gara».