Napoli, turismo, moda e hi-tech arabi a Palazzo Partanna: «Patto con gli industriali»

Imprenditori sauditi attesi a maggio: «Ecco dove vogliamo investire»

Palazzo Partanna Il complesso
Palazzo Partanna Il complesso
di Luigi Roano
Mercoledì 17 Aprile 2024, 23:19 - Ultimo agg. 19 Aprile, 18:26
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L’appuntamento è per il 13 maggio all’Unione industriali, a Palazzo Partanna una delegazione di imprenditori Sauditi del Sibc - acronimo che sta per Saudi Italian Business Council - incontrerà gli imprenditori napoletani e campani interessati a investire sulla città e su tutta la regione.

Si tratta della Camera di commercio Saudita, ma la cosa importante è che nella delegazione sarà presente anche il Pif, il maxi Fondo sovrano Saudita, vale a dire il governo mediorientale cioè il ministero degli investimenti che determina l’economia di quel Paese.

E generalmente quando si muovono loro significa che sotto ci cova qualcosa di concreto. Lo sbarco degli arabi è frutto del lavoro di Invimit - società del Mef cioè lo Stato - che si occupa di investimenti e fondi immobiliari, della forte volontà di Comune e Regione e dell’European House Ambrosetti che coordina lavori e delegazioni.

E non è un caso perché la joint venture arabo-italiana nasce a Milano nel 2022 e negli ultimi due anni mai le visite degli investitori sono arrivate al sud al massimo si erano fermati a Roma come a maggio dell’anno scorso. Scopo del Sibc è «rafforzare i legami tra le imprese saudite e quelle italiane» e in questo caso lo sguardo è tutto puntato sulla capitale del Sud e sulla Campania.

Un viaggio che deve servire a «promuovere la conoscenza reciproca, gli investimenti e gli scambi commerciali». Insomma un asse con il mondo arabo è quello che istituzioni e industriali stanno mettendo in piedi. In questo contesto va sottolineato che i Sauditi e il Pif hanno un portafoglio molto solido, solidissimo sconfinato e l’Italia e il sud possono offrire tante opportunità in svariati campi: l’industria aerospaziale con aziende che operano in settori come la progettazione e la produzione di strutture aeronautiche, componentistica satellitare e sistemi di propulsione, agroalimentare, investimenti su nuove infrastrutture, sui beni di lusso, sul settore moda che tira tantissimo.

Quello turistico e sullo sport. Da quelle parti gli investimenti in questo settore sono cospicui nel loro interno ma anche all’estero a iniziare da Londra a Parigi dove i proprietari di grossi club sono appunto arabi. E si sa che le squadre di calcio sono un formidabile veicolo di promozione dello sviluppo se ci sono le giuste condizioni. Napoli ha queste prerogative?

La tappa

La prima volta a Napoli, dunque, è ricca di aspettative per i Sauditi e anche per la città e le sue eccellenze.

Che non sono solamente nell’avere una terra bella e dai panorami fantastici e nella sua storia fatta di monumenti anche millenari. Le eccellenze sono anche grosse industrie che si sono imposte a livello internazionale come appunto quella aerospaziale o nell’automotive.

E poi l’alta tecnologia, a San Giovanni a Teduccio c’è l’Apple center che porta la firma dell’allora rettore della Federico II e attuale sindaco Gaetano Manfredi. «La visita della delegazione, la prima a Napoli, rappresenta - trapela dal Comune - una grande opportunità per intensificare le relazioni bilaterali, dare visibilità alle imprese del territorio e gettare le basi per possibili cooperazioni».

Napoli con il nuovo Prg con regole più flessibili, ma a consumo suolo zero, e una riserva di suoli pubblici invidiabile da mettere a disposizione - basta pensare alla zona orientale e a Bagnoli - ha chance per attrarre grossi investimenti. A questo si aggiunga un bilancio più solido, come comprovato dalle agenzie di rating, due condizioni indispensabile per cercare di conquistare la fiducia dei mercati internazionali.

Il patrimonio

Inviti si occupa di immobiliare e il Comune in Invimit ha un suo Fondo dove ha conferito già una prima tranche di immobili che ha generato valori per 40 milioni. In Comune già stanno preparando un’altra tranche: valorizzare il patrimonio immobiliare è una delle leve per tenere fede al “Patto per Napoli” e alleggerire ancora di più il debito. Il boom del turismo ha evidenziato che a Napoli mancano strutture di accoglienza di livello medio e alto, altissimo per un turismo che sta portando dalle nostre parti molti ricconi. Uno degli appelli che di frequente fa il sindaco è proprio questo, investire in città perché servono questi tipi di strutture.

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E il Fondo saudita potrebbe essere una grande occasione. E lo potrebbe essere anche per il Maradona dove patron Aurelio De Laurentiis ha deciso di non investire per costruirsi un altro stadio altrove ma dove il Comune punta a ospitare Euro 2032. E inserire la struttura di Furigrotta nel Fondo Napoli è qualcosa in più di un’idea.

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