Napoli, negozi comunali gratis: «È un buco milionario, 15 dirigenti nel mirino»

Alterate le regole del libero mercato, tra i grandi morosi spunta il ginecologo sgozzato a Milano

La Corte dei Conti
La Corte dei Conti
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Martedì 23 Aprile 2024, 23:34 - Ultimo agg. 24 Aprile, 17:34
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Una pizzeria tra i Decumani a soli 300 euro mensili, studi professionali tra Chiaia e Posillipo a zero euro. E ancora: un locale commerciale nella zona più in di Napoli, di quelli soppalcati e con doppio ingresso, che non frutta un euro alle casse del Comune.

Qualche altro esempio? Andiamo a vedere cosa è successo a Ponticelli, dove un intero supermercato era assicurato a prezzi stracciati, soldi che nessuno pretendeva. E per venti anni anche lo studio medico di Stefano Ansaldi, il ginecologo trovato sgozzato a Milano nel 2020, non avrebbe reso un euro al nostro municipio. Sono solo alcune delle accuse mosse dalla Procura contabile di Antonio Giuseppone, al termine del lavoro svolto dai pm Ferruccio Capalbo e Davide Vitale, che hanno passato al setaccio il capitolo dei cosiddetti grandi morosi, quelli che per anni non hanno versato il canone mensile, pur avendo la possibilità di gestire locali comunali, quindi appartenenti al patrimonio pubblico. Quindici inviti a dedurre, che rappresentano il corrispettivo di un avviso di garanzia, a carico di dirigenti comunali ed esponenti di vertice di Napoli servizi, la società in house del Comune che ha ereditato la gestione del patrimonio tra il 2012 e il 2013, dopo la rottura con la Romeo immobiliare.

Restiamo ai conti fatti dalla Procura di via Piedigrotta: a carico dei 15 nomi indicati viene contestato un buco di oltre un milione di euro (1.073.282,32 euro) per non aver pretesto la riscossione dei canoni mensili ad alcuni soggetti privati indicati come grandi morosi. Ma si tratta solo di una primissima tranche, dal momento che il buco causato alle casse del comune, in merito alla gestione degli immobili comunali (tra cui tanti locali di tipo commerciale) è di 280 milioni di euro. E sono proprio i titolari delle indagini a battere su alcuni punti nel loro invito a dedurre: il danno erariale contestato stride rispetto al fatto che il Comune di Napoli è in predissesto; stride rispetto al cosiddetto Patto per Napoli, definito dalla giunta comunale e il governo centrale, per garantire stabilità (con almeno cinque miliardi di euro in pochi anni) e per tirare fuori dalle secche del debito l’intera area metropolitana.

Ma c’è un altro punto su cui gli inquirenti battono forte: ed è quello della sistematica alterazione delle regole della libera concorrenza, dal momento che chi ha avuto modo di gestire una pizzeria o un qualsiasi sito di interesse commerciale, lo ha fatto senza pagare quei canoni che oggi rappresentano una delle principali voci di spesa per chi è sul mercato. 

I nomi

Ma chi sono i soggetti che ora dovranno replicare alle prime conclusioni investigative della Procura contabile? Parliamo di dirigenti e amministratori di provata esperienza che, nel corso degli anni, hanno tenuto riunioni e adottato iniziative per abbattere il muro dei cosiddetti grandi morosi e per rendere produttiva la gestione dei locali commerciali. Per quanto riguarda i dirigenti del Comune, va detto che si tratta di nomi legati alla precedente amministrazione: alcuni sono andati in pensione, altri sono stati assegnati ad altri incarichi. Tutti i soggetti coinvolti avranno modo di dimostrare la correttezza della propria condotta. Fatto sta che a finire sotto i riflettori della Procura contabile ci sono Domenico Allocca, Andrea Di Giacomo, Salvatore Palma, Ciro Turiello, Daniela Balletti, Rosario Tarallo, Domenico Gagliardi, Fabrizio Siciliano, Dario Savoia, Attilio Auricchio (in passato capo di gabinetto del comune durante la giunta De Magistris, che in questa vicenda risponde in qualità di direttore generale dello stesso municipio partenopeo), Maria Aprea, Tiziana Di Bonito, Natalia D’Esposito, Fabio Pescapè, Fabio Piero Fracasso. Sono decine i casi di «notifica non avvenuta», come avviene quando si bussa a casa di un soggetto fallito o deceduto da tempo. 

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Le repliche

Nessun commento da Napoliservizi, anche se nella municipalizzata comunale ricordano alcuni punti fermi: la Napoliservizi non ha la forza di gestire il patrimonio immobiliare cittadino, non c’è autonomia gestionale perché i soldi degli immobili non vengono incassati dalla Napoliservizi ma dallo stesso Palazzo San Giacomo. Mentre i dirigenti del Comune battono su un punto: da quando il Municipio ha ereditato il patrimonio comunale dall’azienda che faceva capo alla Romeo, la morosità è stata abbattuta in modo consistente, fino a raddoppiare gli incassi nella gestione dei canoni mensili. 

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