Musei, spiaggia e street food
a Napoli è l'estate degli stranieri

Musei, spiaggia e street food a Napoli è l'estate degli stranieri
di Pietro Treccagnoli
Mercoledì 16 Agosto 2017, 08:45 - Ultimo agg. 08:48
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A piazza San Gaetano l'aria è densa di zaffate di rumma per babà. Allargando avidi le narici pare che ne abbiano spruzzato a fiotti con i vaporizzatori. Basta, però, voltarsi e scoprire le vetrine piene di dolci inzuppati, di tutte le forme e in accoppiamenti degni del miglior porn food. Più giù San Gregorio Armeno è a mezzo servizio. Ma i pastori del presepe (nella versione rotocalco) tirano pure a Ferragosto. Davanti all'ingresso di Napoli Sotterranea c'è la fila, come fuori le pizzerie che ci hanno creduto e sono rimaste aperte. Ai Decumani, nella vigilia dell'Assunta, non era il Maggio dei Monumenti, ma poco ci mancava. Molti turisti arrivavano dal Duomo, altri dal Gesù Nuovo. Tanti scendevano dal Mann, lungo via Costantinopoli. Gruppi e gruppetti, assortiti, con o senza guida. Famiglie, coppie, ragazzi e diversamente giovani. Ed era un cicaleccio di lingue miste. Una piccola babele di francese, spagnolo, un po' di russo e dialetti padani o toscani. Perché, ieri, erano loro i padroni di vicoli e slarghi. Scarsi gli inglesi e i tedeschi. Davanti avevano l'esperienza di Napoli, della città che non dorme e che sta imparando a vendere la veglia, l'insonnia, la propria natura senza tempo come un prodotto che si prende così com'è, non va incartato.
 



Lo spettacolo c'era. Per l'occhio allenato era quello solito. Le abitudini dei forestieri non sono cambiate di molto. Cristo Velato e pizza fritta. La Cappella Sansevero (aperta anche oggi) mostrava la consueta coda che si allungava ordinatamente per il vicoletto, mentre i turisti in attesa erano accistiati da venditori di ciuffetti di corno. Precursori e seguaci del Cuorno/Scuorno che stanno allestendo per Natale. Alla chiusura di qualcuna delle pizzerie solitamente prese d'assalto sopperivano le rosticcerie, regine dello street food anche a via Toledo e a piazza Trieste e Trento.
 
 


Il Centro Antico con le chiese (chiuse negli orari topici), i palazzi, i vicoli, i b&B, i negozi e tutto l'ambaradan del turismo popolare resta la meta più gettonata dai forestieri. E le strade si sono adeguate. Non ci sono solo le opere d'arte da ammirare. Poco lontano dalla Pietrasanta si esibiva dal balcone Topolino, al secolo Antonio Borrelli, il posteggiatore che acàla 'o panaro per le mance, ripreso da decine di smartphone che mandavano dirette su Facebook o imbastivano storie per Instagram. Poco lontano, un gruppo di italiani addentava con avidità pizze d'asporto seduti sul marciapiede di fronte alle capuzzelle del Purgatorio ad Arco. E due passi più in là si faceva il turno per farsi fotografare accanto al Pulcinella di Lello Esposito all'imbocco di vico Fico. Un altro Pulcinella, a grandezza d'uomo con al collo la sciarpa del Napoli, attirava gli scatti dei parossistici collezionisti di autoscatti.

Era un selfie continuo, a onor del vero. E non sfuggiva quasi nessuno, tra venditori improvvisati (che proponevano le microbottiglie con l'aria di Napoli), gli artigiani della bigiotteria etnica, dei quadretti colorati a mano, dei calcoli matematici estemporanei, della schitarrata accompagnata dalla tammorra. Aggrappati al trancio di pizza, al cuoppo di fritturine, al babà, al gelato nessuno rallentava, nessuno voleva perdersi una briciola del folklore a buon mercato dell'improvvisazione spacciata per napoletanità. Questo era e questo continua a essere. Solo che adesso i numeri sono moltiplicati, per fortuna. Segno che si può migliorare e si deve migliorare anche nella qualità. Qualcuno, tra i meno prevedibili, non ha esitato a fare un salto alla Sanità per godersi la chiesa del Monacone, ma è stato costretto a rinunciare alla vitalità del quartiere che ha mostrato quasi solo saracinesche abbassate. Altri hanno risalito i Quartieri Spagnoli, ma senza esagerare, dando appena un'occhiata a vico Lungo Gelso e a via Speranzella.
Chi non se l'è sentita di farsela a piedi, con il caldo che ha ripreso la consistenza luciferina, ha riempito i CitySightSeeing per avere una visione dall'alto di Napoli, oltre il labirinto di vicoli e bassi. E ovviamente si è risaliti a Capodimonte, già di mattina. Famiglie con passeggini, piccoli gruppi, molti stranieri estasiati davanti alla «Flagellazione» di Caravaggio e, nell'occasione, al «Cristo in croce» di Anton Van Dyck. Più affollato, ma questo è un fenomeno costante, il Mann, per la centralità urbana. Alla chiusura la biglietteria segnava 1507 ingressi. Davanti al Toro e all'Ercole Farnese si sfiorava la Sindrome di Stendhal, ma forse saranno stati i postumi dell'abbafamiento esterno. Comunque sia, tutti i siti e musei che, intelligentemente, hanno aperto le porte nel ponte più rovente dell'anno, ne hanno ricevuto grazie. In tanti si sono spinti fino al Museo ferroviario di Pietrarsa, visitabile anche oggi.

Naturalmente Ercolano e Pompei sono state le naturali estensioni del pacchetto archeologico. Così in tanti l'hanno abbinato a Napoli. Gli Scavi hanno beneficiato delle tre navi da crociera che erano attraccate al molo Beverello. Napoli val bene una sudata e uno sbarco.