De Laurentiis e il nuovo stadio di Napoli: «Abbandono Bagnoli, punto tutto sul Maradona»

Una resa annunciata: «Sì, mi sono detto: “Aurè, ma chi to’ fa fà, quello è un bordello totale”»

Il presidente De Laurentiis
Il presidente De Laurentiis
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Giovedì 16 Maggio 2024, 23:08 - Ultimo agg. 17 Maggio, 20:11
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Era l’unico che credeva, per davvero, di poter realizzare uno stadio a Bagnoli. Con tanto di gara inaugurale già ipotizzata: 15 luglio 2027. Fin dall’inizio, per tutti, nel migliore delle ipotesi, era solamente un’utopia. E per arrivare dopo qualche mese al punto di partenza, ovvero la rinuncia al progetto di un impianto nuovo di zecca a ridosso della collina di Posillipo, Aurelio De Laurentiis tira in ballo, in ordine sparso, il bradisismo («perché con quelle scosse tipo 3.9 di magnitudo come si fa a far andare via 50mila spettatori»), i problemi legati al sottosuolo («chissà che aria sarebbero costretti a respirare i miei calciatori»), la burocrazia («hanno detto che ci vogliono 14 mesi per la bonifica di pochi ettari ma per tutti altri magari anche 4-5 anni»), e infine ci infila anche la scaramanzia («ho provato tre volte negli ultimi dieci anni a comprare i suoli e tutte e tre volte hanno mandato via chi voleva vendere.

Ho pensato: vuoi vedere che portano male?«). Insomma, alla sua maniera, alza bandiera bianca. Una resa annunciata. «Sì, mi sono detto: “Aurè, ma chi to’ fa fà, quello è un bordello totale”». Il patron del Napoli ha al suo fianco Marsilio, il governatore dell’Abruzzo, Fugatti, presidente della Provincia di Trento e le delegazioni di Castel di Sangro e della Val di Sole, per la presentazione dei due lunghi ritiri estivi. Ma De Laurentiis ha già il piano B, che poi è l’unico piano vero e proprio: perché abdica pure alle altre idee di realizzare chissà dove lo stadio (nessuna traccia né di Afragola, né di Caserta o altri posti simili) e abbraccia l’unica soluzione praticabile, ovvero rifare il Maradona. Insomma, come al Monopoli, si torna al via. Dopo aver perso mesi di chiacchiere. 

L’attacco

Pezzo dopo pezzo, settore dopo settore, con chiusure a blocchi per avere un nuovo stadio a Fuorigrotta. Prima le curve, poi i distinti e le tribune centrali. Certo, capienza limitata, come avvenne per Italia ‘90, nei due campionati precedenti. Ma non ci sono alternative. D’altronde, come hanno fatto tutti nelle ristrutturazioni recenti. Ma qui, De Laurentiis si scatena e dà addosso al sindaco Manfredi. Con durezza. «Non posso avere a che fare con un primo cittadino che pensa solo al 2032 e non pensa all’immediatezza. Lui non ci sta mai. In due anni, con risorse mie, voglio rifare il Maradona e inizio da settembre. Ma senza avere le sue promesse da marinaio. Io neppure con i due predecessori sono andato d’accordo, quello di prima era un Masaniello (De Magistris, ndr). Questo, invece, è fantastico nella tattica sfuggente. Un teorico. Mi diceva “Se vengo eletto lo facciamo io e te”. Ed è stato eletto ma non ha fatto nulla. Così si vive più a lungo, senza mai decidere nulla. A differenza del governatore De Luca che, invece, è uomo del fare».

Assist a parte per il presidente della Regione, l’ennesimo annuncio di volersi occupare del restyling del Maradona lo porta a un nuovo scontro col Comune. «Pago delle tariffe per l’utilizzo come il Paris St.Germain che, però, lo stadio ce l’ha in uso esclusivo e non come me solo qualche giorno prima... Farò tutto io, non ho bisogno di finanziatori o intrallazzi. Mi diano le carte per agire e lo farò. Ma al primo intoppo, al primo stop ai lavori, prendo e me ne vado da Napoli. Perché a 75 anni ormai sono stanco di queste persone che promettono e non danno seguito alle parole».

Nessuna tregua con il sindaco Manfredi, un’alleanza sempre più forte con De Luca. Che De Laurentiis non pensa affatto di nascondere. Ovviamente da Palazzo San Giacomo sono stupiti dai toni dell’affondo del presidente del Napoli: sono in corso interlocuzioni da mesi per reperire fondi per la ristrutturazione del Maradona (e ancora in queste ore Manfredi ha affrontato la questione con il ministro Fitto) e a più riprese c’è stata piena disponibilità da parte del Comune e anche del Governo per eseguire quegli interventi necessari a ospitare gli Europei del 2032 nell’ex San Paolo. «Con il Comune si fa sempre una fatica gigantesca.

Ora spero che il sindaco non mi risponda come i ragazzini che si offendono ma mi dica cosa fare per iniziare le procedure necessarie». 

Corsi e ricorsi 

Il tempo, quando parla De Laurentiis, sembra essersi fermato. Lo stadio, il centro sportivo sono al centro dei suoi proclami da anni. E la sensazione è che non sarà questa l’ultima volta. «Sono il motore vincente di quello stadio, Napoli al centro dell’Europa grazie alla mia squadra, al mio club. Vogliamo essere seri? Io ci metto i soldi miei. Ma non solo: perché a settembre spero di mettere la prima pietra per il centro sportivo del Napoli, servirà più di un anno, ci saranno 10 campi di calcio, 10 mq uffici società, poi prima squadra, Primavera e faremo la nostra parte». 

Il punto è: dove. Non sembra saperlo neppure De Laurentiis. Tant’è che resta vago, lascia intendere che va ancora individuato perché «c’è bisogno di un posto dove le famiglie possano stare tranquilli e far arrivare i ragazzi in sicurezza in poco tempo». Dice che non c’è più in ballo alcuna trattativa per restare a Castel Volturno. «Macché, ci siamo stati, basta, faremo una roba ad un quarto d'ora da Napoli». In realtà, si sta cercando di trovare un’intesa per prolungare almeno di altri due anni la permanenza nel centro tecnico. Dura due ore la conferenza stampa: i ritiri sono alle porte. E della partita di stasera neppure mezza parola. Ma, in questo momento, sembra proprio la partita che meno gli interessa.

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