A Verissimo, il programma condotto da Silvia Toffanin, ospite Pietro Orlandi, il fratello Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana di 15 anni che è sparita nel nulla il 22 giugno 1983 a Roma e non è mai più stata ritrovata dopo essere uscita di casa per andare a scuola di musica. Nel corso dell’intervista con Silvia Toffanin, Pietro Orlandi ha fornito nuove informazioni in suo possesso sulla sparizione della sorella.
Le parole di Pietro Orlandi
Sono trascorsi quarant'anni di misteri, false piste, veri e propri depistaggi, silenzio e omissioni.
Il fratello di Emanuela Orlandi ha aggiunto: «Diddi ha fatto capire chiaramente che non lavorano. Il lavoro che hanno fatto è stato bruttissimo: in estate hanno fatto delle cose scandalose ossia hanno cercato degli escamotage per remare contro la famiglia. Un'amica di classe delle elementari mi ha detto che Emanuela un giorno era sconvolta perché aveva visto una persona che "ci aveva provato" con il Papa. In questa vicenda sicuramente c'è un ricatto e un ricattatore".
L'appello a Papa Francesco
«Forse la persona che hai incaricato non sta lavorando oppure non è in grado - ha spiegato -. Prima dell'estate hanno trovato degli escamotage per scaricare sulla famiglia per dire quello che era successo per frenare la Commissione parlamentare. Io ho fatto nomi di persone che sono a conoscenza di fatti e loro non le hanno ancora chiamate».
Il documento
Silvia Toffanin ha letto un documento inedito ricevuto da Pietro Orlandi legato alla scomparsa misteriosa di sua sorella Emanuela. «Ci sono dei fogli che sono stati ritrovati all'interno di una cassaforte Vaticana dove ci sono elencate le spese che il Vaticano avrebbe sostenuto dall'83 al 97. Ma il Vaticano ha negato e quindi non è stata più seguita. Ma secondo me è una pista veritiera soprattutto dopo che mi ha contattato questa persona. Lui mi ha detto che sa questa cosa, cioè che Emanuela fosse a Londra, perché era lì. Mi è stato detto che lei si trovava nell'appartamento vicino al suo».
Il fratello di Emanuela ha aggiunto: «C'è quell'indicazione che è nei cinque fogli, cioè che Emanuela sarebbe stata portata nell'ostello dei Padri scalabriniani, ma questa persona mi ha detto che la struttura era quella ma loro avevano anche degli appartamenti singoli ed Emanuela è stata messa lì. Lui mi ha detto: "io ti dico solo le cose che ho visto" Lui mi ha detto adesso "non so più niente. Non è facile parlare così liberamente di queste cose". Io mi auguro che questa persona sia in ascolto e si metta in contatto con me. Spero che la Procura di Roma o la Commissione mi chiamino quanto prima affinché io possa dare il nome e tutte le cose che mi ha mandato».