Lighea, Sanremo e l'addio al canto: «Fu un'agonia, dopo l'annuncio di Baudo mi spinsero sul palco. Da allora non canto più»

Dopo il grande frullatore sanremese, qualche esibizione in giro per l'Italia, poi l'addio al canto

Lighea: «Sanremo fu un'agonia, dopo l'annuncio di Baudo mi spinsero sul palco. Da allora non canto più»
Lighea: «Sanremo fu un'agonia, dopo l'annuncio di Baudo mi spinsero sul palco. Da allora non canto più»
Valentina Panettadi Valentina Panetta
Sabato 2 Marzo 2024, 14:33 - Ultimo agg. 3 Marzo, 18:07
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Due edizioni del Festival di Sanremo, la notorietà e la rapida salita verso il successo. Poi lo stop e la voglia di riprendere in mano la propria serenità. Lighea, nome d'arte di Tania Montelpare, cantava nel 1995 sul palco dell'Ariston il brano "Rivoglio la mia vita", un titolo che presagiva, fuori da ogni previsione, il suo prematuro ritiro dalle scene. Un scelta simile a quella annunciata nelle scorse settimane da Sangiovanni e da Mr.Rain, anche loro decollati grazie al palco dell'Ariston e forse travolti emotivamente dalla grande macchina dell'industria musicale. «So benissimo cosa si prova», racconta trenta anni dopo la cantante di Fermo al Rumore Bim Festival, di cui è una delle madrine. «E' facile passare dalle stelle alle stalle. Fai un successo e sei ammirato da tutti, poi fai un brano che non funziona e non ti si fila più nessuno. E' un meccanismo che fa male, e io non ce l'ho fatta».

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Lighea e «l'agonia» del Festival di Sanremo

In molti ricorderanno Lighea esibirsi negli anni '90 sul palco più ambito d'Italia. All'apparenza una ragazza forte, all'apice della sua popolarità che viveva il sogno di moltissimi, ma nella realtà le cose erano ben diverse.  «Per me il Festival fu emotivamente un'agonia, quando Baudo annunciò il mio nome mi ritrovai dietro le quinte pietrificata e non riuscivo a muovere un passo. Mi diedero una pacca sulla spalla e mi spinsero sul palco. Se riguardo oggi i video di quel momento mi rendo conto che sembravo una leonessa, fu la paura a farmi trovare una forza che non avrei mai pensato di avere. Ma dentro di me soffrivo. L'idea di sopportare quella pressione mi terrorizzava, avrei preferito rompermi un ginocchio piuttosto che presentarmi all'Ariston».

 

Dopo il grande frullatore sanremese, qualche esibizione in giro per l'Italia, poi l'addio al canto. «Ho affrontato un percorso psicologico. Ora non canto più. Se mi chiedono di cantare una canzone dell'epoca fuggo con le gambe in spalla». Oggi Lighea vive fuori dai riflettori e ha realizzato il suo sogno di bambina, quello di insegnare canto. Le sue lezioni, confessa, sono basate sul dialogo e sulla riflessione. «Invito i ragazzi ad ascoltarsi e a porsi delle domande. Molti di loro non sanno nemmeno banalmente rispondere alla domanda "perché canti?". Viviamo in una società che non ci fa porre quesiti. Questo ci distacca da noi stessi, rincorriamo gli eventi. Ma il giusto equilibrio tra successo e salute mentale è il ricongiungersi con se stessi e l'avere il coraggio, quando serve, di dire basta, anche a ciò che abbiamo rincorso per tutta una vita».

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