Francesco Nuti, morto l'uomo che visse due vite

Dal cabaret ai successi al cinema, poi la caduta e la malattia

Francesco Nuti
Francesco Nuti
di Titta Fiore
Martedì 13 Giugno 2023, 08:54 - Ultimo agg. 16:39
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L'euforia del grande successo e l'amarezza di chi si sente messo all'angolo. La popolarità solare e la tristezza del cono d'ombra. La pienezza della gioventù e il calvario di anni difficili e malandati. Francesco Nuti, scomparso ieri a 68 anni nella casa di cura Villa Verde a Roma per complicazioni legate alla malattia che lo aveva colpito da tempo, aveva vissuto molte vite. 

Attore e regista, era stato campione di quel cinema «malincomico» degli anni Ottanta fatto di commedie brillanti, tenera ironia, romanticismo e leggerezza che aveva aveva saputo dominare al pari degli amici Massimo Troisi, Roberto Benigni e Carlo Verdone. Aveva conosciuto la gloria del box office, conquistato le platee televisive e teatrali con i Giancattivi Alessandro Benvenuti e Athina Cenci, amato le donne più belle (come Clarissa Burt, che alla fine lo lasciò per Troisi, e Annamaria Malipiero, madre della sua unica figlia Ginevra).

Poi il declino, il tunnel della depressione, gli abusi di alcol e di infelicità, anche un tentativo di suicidio e la caduta per le scale in un brutto incidente domestico che lo aveva costretto sulla sedia a rotelle. Privo di voce, ormai lontano dal suo mondo, ma ancora capace di ricordare e di immaginare storie che sarebbero finite in un libro autobiografico scritto con il fratello Giovanni, medico e compositore, Sono un bravo ragazzo (Rizzoli).

Ed è stato davvero un bravo ragazzo, Nuti «il toscano», nato a Prato il 17 maggio del 1955, nei film che lo hanno portato al successo, prima con «Ad ovest di Paperino» diretto da Benvenuti nel 1981, quindi con l'amico Maurizio Ponzi alla regia per «Madonna che silenzio c'è stasera», «Io, Chiara e lo Scuro», «Son contento». Grazie al secondo titolo della trilogia si aggiudica David di Donatello e Nastro d'argento e sulla scia di un tale successo esordisce dietro la macchina da presa con «Casablanca Casablanca», liberamente ispirato al classico con la coppia Bogart-Bergman, che gli fa conquistare il secondo David. La sua comicità delicata, la sua immagine di simpatica canaglia che sapeva come conquistare il pubblico puntando sui sentimenti alimentano un momento d'oro. Arrivano «Tutta colpa del Paradiso», «Caruso Paskoski di padre polacco», «Willy Signori e vengo da lontano» e il suo personale record al botteghino nella stagione 91-'92, «Donne con le gonne».

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Gilet di pelle, camicia bianca con le maniche arrotolate, una testa di riccioli disordinati, il personaggio Nuti in quel periodo va fortissimo. Ma «OcchioPinocchio», la troppo ambiziosa rivisitazione del capolavoro di Collodi, sarà la sua buccia di banana, il passo falso capace di cambiare una carriera. I film successivi, da «Il signor Quindicipalle» (ancora sull'antica passione per il biliardo), a «Io amo Andrea» e «Caruso, zero in condotta» non saranno più in grado di bissare i successi di una volta. Nel 2005 Nuti ci riprova facendosi dirigere di nuovo da Benvenuti in «Concorso di colpa»: è il suo ultimo set.

Un anno dopo, una caduta dalle scale di casa lo manda in coma per un paio di mesi. Al risveglio, nulla sarà come prima. Francesco comincia una lunga fase di riabilitazione e un necessario pellegrinaggio tra ospedali e centri di recupero. Nel 2017 Ginevra chiede di essere l'unica tutrice del padre: «Nessuno può prendersi cura di lui meglio di me». Gli è stata vicina fino all'ultimo ed è toccato a lei (che in clinica ogni tanto gli cantava i suoi vecchi successi di musicista «Sarà per te» e Puppe a pera», per strappargli l'ombra di un sorriso), dare la notizia della morte dell'attore e regista. Ieri in tanti lo hanno ricordato con malinconia e affetto sui rispettivi profili social. «Evviva Francesco! Artista fantastico, poetico, innovativo, quante risate mi hai fatto fare» ha scritto Pieraccioni. Per Verdone un momento di «grande dolore, tanta nostalgia». E Benvenuti ha voluto citare l'amicizia spensierata e felice di un tempo lontano: «Spero tu abbia trovato finalmente una giusta, meritata pace».
 

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