Cannes 2024 incorona le nuove regine da Anya Taylor-Joy a Agathe Riedinger

Sul red carpet brilla Taylor-Joy, la star di «Furiosa»

Anya Taylor-Joy a Cannes
Anya Taylor-Joy a Cannes
di Titta Fiore
Giovedì 16 Maggio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 18:59
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Un film sulla guerra di Secessione per parlare dell’America di oggi. Una primadonna con cinquant’anni di leggendaria carriera alle spalle per parlare della condizione femminile nel cinema hollywoodiano. Aspettando Francis Ford Coppola, il gigante che punta alla terza Palma con «Megalopolis», la sua storia più ambiziosa, pagata di tasca propria con 120 milioni di dollari e ambientata in una New futuristica ma ispirata all’antica Roma di Catilina e Cicerone, nei film passati ieri al festival tengono banco grandi temi della contemporaneità. 

Roberto Minervini, marchigiano di Fermo da molti anni negli Stati Uniti, torna a Cannes dopo i documentari «Stop the Pounding Heart» e «Lousiana» con il suo primo film di finzione, «I dannati», nel cartellone del Certain Regard e da oggi nelle sale con Lucky Red. Anno 1862, guerra di Secessione: un manipolo di volontari dell’esercito nordista viene inviato in avanscoperta nelle terre inesplorate dell’Ovest.

Il viaggio verso la frontiera è un calvario di stenti, freddo e paura, e un’occasione per riflettere sul senso più profondo di quella missione di sangue. 

«L’idea del progetto parte da lontano» dice Minervini, «volevo prendere le distanze dal classico film di guerra con la retorica della giusta causa e del valore muscolare e, d’altra parte, capire come reinventarsi, trasferendo il metodo del cinema del reale in un ambito di finzione». La guerra di Secessione, «un momento storico in cui l’America dei nostri anni affonda le radici», diventa così una sorta di spartiacque: «In quel periodo emerge la grande divisione tra Nord e Sud, la statalizzazione del cristianesimo e il prototipo di una mascolinità tossica di cui ancora portiamo i segni». Il film è stato girato nel 2022 e arriva in uno scenario geopolitico profondamente mutato: «L’aspetto tragico ė che la guerra comincia a diventare una condizione esistenziale, con la fredda conta dei morti e assenza totale di umanità». Le prossime elezioni presidenziali cambieranno le cose? «La vittoria di Trump è molto probabile e apre uno scenario potenzialmente apocalittico. Con la Corte Suprema diventata un organo politico e le campagne dei vari movimenti si tornerà a parlare di pena d morte a livello federale e di divisione binaria fra i generi. Ci sono parallelismi con la fase che portò alla guerra di Secessione, lo scenario è preoccupante, temo che ci saranno operazioni tese a riportare in superficie paradigmi unificatori ancorati al passato». 

Nel concorso si fa notare la giovane protagonista di «Wild Diamond», della debuttante Agathe Riedinger: si chiama Malou Khebizi, ha trucco e unghie extralarge e nel film interpreta un’aspirante influencer pronta a tutto per il suo quarto d’ora di celebrità su un’«isola dei miracoli» da reality. Al Marché tutti si contendono il film su Eleonora Duse di Pietro Marcello con Valeria Bruni Tedeschi, già in predicato per Venezia; sul red carpet furoreggia bionda e flessuosa l’ex «regina degli scacchi» Anya Taylor-Joy che in «Furiosa», il nuovo episodio della saga «Mad Max» di George Miller, affronta prove durissime per sopravvivere nelle Terre Desolate. E mentre sul «Guardian» rimbalza la notizia, smentita dal produttore esecutivo del filmi, di presunti comportamenti «inappropriati» dell’85enne Coppola, che durante una scena in un night club avrebbe fatto sedere alcune comparse sulle sue ginocchia, alla Montée des Marches la regista del corto femminista «Moi aussi», Judith Godrèche, posa tappandosi la bocca con le mani, in segno di protesta militante, e con lei tutta la troupe. 

Ma gli applausi più calorosi sono ancora una volta per Meryl Streep, primadonna di un Rendez Vous con il pubblico andato sold out da giorni. Tanti gli aneddoti di una straordinaria carriera che ha segnato l’immaginario di più generazioni e una posizione chiara sul tema del giorno: i diritti delle donne. «Non arrendiamoci» ha detto l’attrice di «Kramer contro Kramer», «Il cacciatore», «I ponti di Madison County» e «Il diavolo veste Prada»: «I tempi stanno cambiando, la strada per l’uguaglianza è tracciata e non solo nel cinema. Le lavoratrici sono più rispettate, non hanno ancora le stesse paghe degli uomini, ma in ogni campo vengono fatti dei passi avanti. Se Tom Cruise prende ancora il salario più alto, tante donne ormai sono a capo dell’industria dell’audiovisivo e stanno facendo la differenza». Particolare curioso: «Raramente gli uomini si immedesimano in una storia al femminile, a me è successo solo quando ho interpretato la spietata boss di “Il diavolo veste Prada». Il ricordo più divertente? «La scena dello shampoo in “La mia Africa”: Robert Radford mi massaggiò la testa in un modo così sensuale, così intimo, che quasi quasi mi innamorai». 

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