Castelnuovo di Conza da record: più della metà delle popolazione è iscritta nelle liste dei residenti all'estero

Molti ritornano quando sono in pensione oppure durante l'estate: all'anagrafe dei residenti all'estero iscritti anche nipoti degli emigranti

Una veduta di Castelnuovo di Conza
Una veduta di Castelnuovo di Conza
di Margherita Siani
Domenica 19 Novembre 2023, 06:50
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Un Comune da primato, e sull’immigrazione lo è davvero da sempre. Ad ogni rapporto Migrantes che analizza lo stato dei nostri residenti all’estero, Castelnuovo di Conza figura sempre in cima quanto a percentuali di iscritti nelle liste Aire. E così, un piccolo centro con 548 abitanti ha ben 3.103 iscritti all’estero, cittadini sparsi in ogni angolo del mondo. Sono il 566,2% della popolazione residente. A poche centinaia di metri c’è Santomenna, 401 residenti e 1.040 iscritti, qui la percentuale è “solo” del 259,4%. America Latina, Europa, ma anche Australia sono i continenti in cui si ritrova. Francesco Di Geronimo, sindaco della piccola comunità di Castelnuovo, sorride: «Siamo felici di essere, almeno una volta all’anno, protagonisti», dice con ironia.

Sindaco, chi sono questi cittadini in Aire?
«Sono tutti discendenti e quindi nipoti, pronipoti ed oltre di chi è emigrato da Castelnuovo. Ma parliamo di persone che sono andate via nell’800 e poi nei primi del Novecento e quindi nel dopoguerra. Diverse fasi e momenti che corrispondono anche a diverse direzioni, la prima emigrazione è soprattutto verso l’America del Sud, le altre sono verso il Venezuela, l’Australia, la Francia, la Germania e molto il Belgio. Oggi, in Aire, ci sono i discendenti, legati al nostro Paese per motivi di studio, di vacanza, di lavoro. E’ una opportunità avere una doppia cittadinanza».
Quali problemi generano questi iscritti?
«In realtà è un superlavoro soprattutto per il nostro ufficio anagrafe, il nostro dipendente Orazio, che ornai è anche prossimo alla pensione, lavora quasi esclusivamente sui nostri residenti all’estero. Abbiamo un pezzo di nostra società che rientra in estate, quando il paese praticamente raddoppia, questi provengono soprattutto da Svizzera ed Europa. Il resto sono arrivi sporadici, magari di parenti che, in giro per l’Italia, vengono a conoscere la terra dei nonni o dei bisnonni, a volte dei trisavoli. Averli è sempre una grande gioia per noi».
Quindi solo accoglienza?
«Sì, e recuperiamo magari del materiale sulle loro famiglie negli uffici, un libro su Castelnuovo, qualcosa che insomma ricorda la terra delle origini. Gli ultimi sono arrivati, a fine settembre, dall’Australia, Angela Di Filippi con i suoi familiari. Accoglierli è sempre una esperienza bellissima, i racconti sono reciproci sulla storia e sulla memoria. Ma sono arrivati parenti di nostri emigranti anche da Brasile, Colombia, sempre un certo gruppetto di nuovi parenti giungono ogni anno».
Nulla a che fare con lo spopolamento?
«Questo dato no, è un dato a sé ed è storicizzato ormai. Altra cosa è lo spopolamento, famiglie che decidono di andare via per lavoro soprattutto. Un problema che proviamo ad arginare con tanti strumenti anche economici, di sostegno sulle bollette ad esempio, restituendo il 50%del costo dell’energia. Ma ci sono anche emigranti che ritornano».
Cioè emigranti che decidono di rientrare?
«Ci sono diverse famiglie che, completato il ciclo lavorativo, tornano a Castelnuovo, da pensionati. Soprattutto arrivano dalla Svizzera. Un rientro a casa che dimostra quanto il legame non si è mai spezzato e soprattutto quanto la vita nei nostri paesi possa essere migliore».
Avete un patrimonio immobiliare importante, ma vuoto. Cosa accade alle abitazioni di chi vive all’estero?
«Quelli che d’estate soprattutto rientrano, se ne prendono cura perché, sia pure una volta all’anno, vivono qui una, due settimane, a volte di più. C’è poi chi ha perso la casa durante il sisma e non l’ha più neppure ricostruita, ci sono quindi quelli che non hanno più una casa, perché i familiari sono emigrati molto tempo fa e vengono solo per un ricordo, una passeggiata fulminea. Ma tutti, peri, hanno un grande valore perché sono la nostra storia».

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