Salerno, il fenomeno dei giovanissimi venditori di droga: «Diventano pusher per comprare l’alcol»

Il responsabile del Centro per le dipendenze della Asl, Nello Baselice, analizza il fenomeno

Nello Baselice
Nello Baselice
di Monica Trotta
Mercoledì 28 Febbraio 2024, 06:10 - Ultimo agg. 07:59
4 Minuti di Lettura

Da assuntori a spacciatori di hashish pur essendo giovanissimi. Si inizia presto ad assumere cannabis ed anche a venderla per potersi permettere, in molti casi, il consumo di altri spinelli. Un quadro di dipendenza che è emerso dai recenti arresti di due baby spacciatori.

Nello Baselice, responsabile del Centro interdipartimentale per le dipendenze e il disagio psichico della Asl, come legge questo dato?

«L’approccio precoce alla cannabis è dovuto al fatto che è una sostanza che oggi sembra normalizzata come l’alcol del resto, anche se bisogna tener conto che la situazione pur nella sua gravità è in linea con il dato nazionale. L’Italia ha purtroppo un primato negativo visto che già dal 2022 circa il 42 per cento dei ragazzi tra i 12 e i 15 anni fa uso abituale di cannabis secondo un dato che emerge dall’Emcdda, l’ente europeo di monitoraggio sull’uso di droghe e di alcol. Un primato che condividiamo con la Francia. Questa normalizzazione comporta un’accettazione sociale dell’uso di sostanze che si ritiene non producono danni come altre droghe, cosa che scientificamente non è vero. È un’opera di disinformazione di massa che circola soprattutto tra i ragazzi. Tra loro non c’è consapevolezza sul livello di tossicità che oggi hanno i cannabinoidi considerando anche il fatto che sul mercato sono state introdotte 120 nuove varietà di cui alcune ad alto tasso di tossicità. Addirittura la cannabis farebbe bene perché viene usata anche per scopo terapeutico ed in più sarebbe meno dannosa del tabacco; questi sono i luoghi comuni che oggi giustificano tutte le strade di accessibilità al consumo di cannabis».

Video

C'è un altro dato inquietante: spacciano per procurarsi i soldi per comprare altri spinelli. Come mai questo cortocircuito?

«Aggiungo un altro elemento: si spaccia per avere soldi per poter fare anche altre cose. Ci sono molti minori che spacciano per poter giocare o per potere pagare i debiti di gioco, soprattutto il gioco on line. La Campania è la prima in Italia per diffusione del gioco on line che sta prendendo piede tra i giovani grazie alla loro abitudine di frequentare la rete. Oggi abbiamo dei giochi anche per minori che promuovono in maniera elevata la vincita in base alla sorte, il videogioco è sempre meno centrato sullo sviluppo delle abilità ma più che altro ancorato al meccanismo delle scommesse».

Anche per l’alcol si riscontrano situazioni analoghe?

«L’abitudine a bere alcolici interessa una fascia sempre più precoce, abbiamo dodicenni e tredicenni che vengono iniziati all’alcol nelle feste private. In più sia cannabis che alcol colmano il senso di vuoto, di precarietà, possono in qualche modo abbassare il livello di angoscia e creare una facilitazione nelle relazioni. Sono sostanze che entrano in contesti sociali ristretti come il gruppo dei pari, per cui se non ti adegui a quelle che sono le regole del gruppo vieni tagliato fuori. Cannabis e alcol hanno in qualche modo una funzione di potenziamento reciproco: la cannabis serve a modulare gli effetti del consumo elevato di alcol, l’alcol attenua l’impatto della cannabis».

Che azione di prevenzione si può fare?

«C’è la necessità di un ripensamento di tutto il mondo degli adulti rispetto alla valutazione dell’impatto che può avere l’uso di droghe che una volta erano considerate leggere ma che oggi dal punto di vista chimico non lo sono più; dal punto di vista neurologico ad esempio sono devastanti sul neuro sviluppo del cervello. Rivolgo un appello perché gli adulti s’informino e vangano aiutati anche dai servizi preposti al fine di poter riconsiderare il fatto che l’uso della cannabis e la sbronza saltuaria nei minorenni sia un dazio da pagare alla giovane età. La questione più importante è lavorare sulle famiglie che hanno bimbi piccoli per una forma di educazione alla frequentazione del mondo digitale che diventa un’altra grande autostrada per comportamenti pericolosi».