Bari a rischio commissariamento, Decaro: «Se ci sono sospetti rinuncio alla scorta». ​Piantedosi: «Dal governo guerra alle mafie, non ai sindaci»

L'inchiesta da cui nasce la decisione del Viminale di nominare una commissione d'accesso per valutare l'eventuale infiltrazione criminale nell'amministrazione comunale di Bari

Bari, Comune a rischio scioglimento per mafia? Decaro: «Se ci sono sospetti rinuncio alla scorta»
Bari, Comune a rischio scioglimento per mafia? Decaro: «Se ci sono sospetti rinuncio alla scorta»
Mercoledì 20 Marzo 2024, 15:15 - Ultimo agg. 21 Marzo, 06:49
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Per il sindaco Antonio Decaro è “un atto di guerra”. Per il governo, un approfondimento necessario. È polemica sulla decisione del Viminale di nominare una commissione per verificare l’eventuale necessità di scioglimento del Comune del capoluogo pugliese. 

Le indagini

La commissione del ministero dell’Interno è stata nominata per accertare le presunte infiltrazioni mafiose nel Consiglio comunale di Bari e in altre aziende municipalizzate dopo l'arresto di 130 persone in una inchiesta della Dda barese: le indagini hanno svelato un presunto intreccio mafia-politica con scambio di voto alle ultime elezioni Comunali del 2019. I reati contestati comprendono l’associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione di armi da sparo, commercio di droga e turbativa d’asta. 

Tra gli arrestati figuravano anche l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri e la moglie Maria Carmen Lorusso, consigliera comunale di una lista civica inizialmente eletta all’opposizione e poi passata alla maggioranza. Tra gli altri provvedimenti presi, è stata anche messa sotto amministrazione controllata l'azienda dei trasporti barese, la Amtab. 

Antonio Decaro, sindaco di Bari dal 2014, vive sotto scorta dal 2016

Cosa è successo

Il caso è scoppiato il 26 febbraio scorso, quando le indagini della Direzione distrettuale antimafia hanno portato all'arresto di 130 persone legate ai clan e in particolare all'arresto (ai domiciliari) di una consigliera comunale eletta col centrodestra (e poi passata al centrosinistra), Maria Carmen Lorusso, e di suo marito (in carcere), l'avvocato Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale. Olivieri sarebbe stato il motore di accordi con i clan mafiosi Parisi, Montani e Strisciuglio per far eleggere la moglie grazie alla compravendita di voti. In precedenza, ad ottobre 2022, Francesca Ferri, altra consigliera di Bari (eletta sempre nel centrodestra) 
era stata arrestata ed è ora a processo con il suo compagno Filippo Dentamaro e l'ex consigliere regionale (imprenditore e presidente del Foggia calcio) Nicola Canonico per presunto voto di scambio sempre in quella tornata elettorale a Bari e nel vicino comune di Valenzano. Tornato all' inchiesta più recente, Olivieri avrebbe versato danaro ad esponenti dei clan mafiosi, promesso posti di lavoro e buoni benzina. Per favorire
l'elezione della Lorusso, si sarebbe mosso anche il padre, l'oncologo Vito Lorusso, già indagato per concussione e peculato e nuovamente arrestato in questa inchiesta che avrebbe a sua volta stretto un accordo con Massimo Parisi, fratello del boss 'Savinuccio': in cambio dei voti alla figlia avrebbe curato un nipote del capoclan, poi deceduto.

In tandem con Lorusso correva il candidato Michele Nacci (primo dei non eletti della lista 'Di Rella sindacò), che avrebbe legami famigliari con pregiudicati ed esponenti di spicco del clan di Andrea Montani. In cambio di danaro e di un posto di lavoro, anche il clan Strisciuglio si sarebbe mobilitato per Olivieri. Nell' inchiesta sarebbe anche indagata, sempre per voto di scambio, un'assessora regionale del Pd, Anita Maurodinoia.

 

La maxi inchiesta

Nella maxi inchiesta sono finiti in carcere presunti affiliati mafiosi, il cantante neomelodico Tommaso Parisi,
figlio dell'indiscusso boss barese "Savinuccio" Parisi. Sono state sottoposte ad amministrazione giudiziaria per un anno per infiltrazioni mafiose la municipalizzata del trasporto urbano barese Amtab spa e la Maldarizzi automotive spa, società sulle quali i clan avrebbero esercitato la propria forza criminale ottenendo posti di lavoro. L'indagine ha svelato anche le presunte combine ordinate dai clan sulle partite di calcio Corato-Fortis Altamura (del 30 aprile 2017 e del 7 ottobre 2018). 

 

L'iter

Di fatto, la mossa del ministero è il primo passo verso un possibile scioglimento del Comune per mafia. Il centrosinistra però, che a Bari governa la città, non ci sta e parla di una decisione politica, adottata su pressione del centrodestra barese. «Non assisterò in silenzio a questa operazione di inversione della verità e di distruzione della reputazione di una amministrazione sana e di una intera città», protesta Decaro, sindaco dal 2014, del Pd. «Se c'è anche un solo sospetto di infiltrazione della criminalità nel comune di Bari io rinuncio alla scorta che ho da 9 anni. Torno a vivere. Non posso essere sindaco antimafia e avere la commissione di accesso in comune». Proteste anche da parte della segretaria dem Elly Schlein. «Rimaniamo basiti rispetto alle modalità con cui il ministro Piantedosi ha annunciato la nomina della Commissione per la verifica dello scioglimento del comune di Bari. Una scelta che arrivando a tre mesi dalle elezioni sembra molto politica, facendo seguito all’iniziativa di alcuni parlamentari della destra e di due membri del governo e non avendo nemmeno esaminato la documentazione presentata dall’amministrazione del sindaco Decaro. Non si era mai visto ed è molto grave». Ribatte al Tg1 il ministro Matteo Piantedosi: «Capisco l'amarezza del sindaco di Bari”, osserva il titolare del Viminale. “Il nostro governo da quando si è insediato ha già sciolto 15 Comuni in prevalenza di centrodestra. Questo governo ha dichiarato guerra alle mafie, non certo agli amministratori locali».

 

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