Costi troppo alti, l'Anm getta la spugna: «La linea 6 riconsegnata al Comune»

Costi troppo alti, l'Anm getta la spugna: «La linea 6 riconsegnata al Comune»
di Pierluigi Frattasi
Lunedì 26 Marzo 2018, 22:35 - Ultimo agg. 27 Marzo, 09:30
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«Prestazioni eseguite sulla Linea 6 senza contratto. Spese non più sostenibili». L’Anm riconsegna l’intera opera del metrò leggero al Comune. Ecco l’ultimo atto di Maglione, pochi giorni prima di dimettersi. Per anni, dopo la chiusura della Linea 6 per lavori, avvenuta nel 2014, l’azienda della mobilità cittadina sostiene di essersi accollata gli oneri dei pagamenti per utenze elettriche, pulizia, guardiania, costo del personale e alcuni piccoli interventi per mantenere in efficienza stazioni e treni che non erano più in esercizio. Costi, però, che secondo l’ex manager non spettano ad Anm, in quanto mai inseriti in alcun contratto. Per questo motivo pochi giorni prima di lasciare l’incarico, a inizio marzo, l’ex amministratore Ciro Maglione ha chiesto al Comune di Napoli il risarcimento degli arretrati, fissando al 30 marzo la data per la riconsegna all’ente dell’infrastruttura. In sostanza, ha staccato la spina ai cantieri.
Una patata bollente ora ereditata dal neoamministratore Nicola Pascale. La richiesta di Maglione è stata presentata nella relazione di fine mandato che l’avvocato ha consegnato all’assemblea dei soci e notificato anche al Tribunale fallimentare. Secondo il manager quei costi sono relativi a «prestazioni eseguite in carenza di contratto».
 
«Nel 2007 - scrive Maglione - il Comune ha affidato ad Anm la gestione della Linea metropolitana 6, tratta Mostra-Mergellina, realizzata con fondi europei ed attraverso la società concessionaria Ansaldo STS Spa. A partire dal 2011, per consentire i lavori di prolungamento della linea la fascia oraria di esercizio, fortemente condizionata, è stata limitata. Fino a quando, per l’eccessiva interferenza con i lavori, la linea è stata chiusa al pubblico nel 2014, per consentire gli interventi di manutenzione straordinaria e ampliamento da parte della concessionaria. Dal 2014 in poi - prosegue - Anm continua a sostenere costi per il mantenimento in efficienza di infrastrutture, impianti e rotabili senza effettuare alcun servizio e quindi senza possibilità di conseguire ricavi da traffico e senza alcuna compensazione. Allo scopo la società ha convocato il servizio del Comune di Napoli, competente per la realizzazione della Linea 6, per il prossimo 30 marzo per formalizzare la riconsegna dell’intera infrastruttura ed ha avviato una ricognizione puntuale per stabilire l’entità dei costi sostenuti e dei quali richiedere il rimborso». Ricapitolando, nel 2007 la Linea 6 viene inaugurata e affidata dal Comune ad Anm. Resta aperta all’esercizio fino al 2011. Successivamente, però, la necessità di proseguire i lavori sulla tratta Mergellina-San Pasquale e di fare il revamping degli impianti tecnologici e dei treni, porta a limitare il servizio, che viene del tutto sospeso dopo il 2014. Ciò nonostante, l’Anm continua anche dopo a garantire un «presidio di custodia e di mantenimento minimo manutentivo continuativo».
Quindi, se da una parte, a causa della chiusura al pubblico, «non c’è produzione del servizio, rendicontabile ai fini del contratto di servizio», dall’altra, «al fine di garantire il mantenimento dello status di infrastrutture e rotabili, in via sommaria, si sostengono diversi oneri: 9 dipendenti di presidio del posto Centrale operativo e dell’officina di Mostra, i servizi esterni minimali, ma necessari per pulizie e manutenzione impianti tecnologici, l’energia elettrica e altri costi vivi». Dopo la nota di Maglione, il personale Anm è stato ritirato dalla Linea 6, ma l’azienda continua a pagare le spese delle utenze e della custodia. Maglione ha chiesto di sospendere anche queste. Da qui l’avviso di riconsegna al Comune dell’infrastruttura.

Il caso scoppia a fine febbraio, per le difficoltà nel proseguire i lavori, a seguito del ritiro del personale Anm, impegnato in precedenza, ad esempio, a effettuare le prove dei treni sulla linea. A rischio, infatti, se non si completerà l’opera per tempo, ci sarebbero i finanziamenti europei. L’Anm non ha quantificato l’importo degli arretrati, un calcolo approssimativo non ufficiale parla di circa 700-800mila euro all’anno. In sostanza, questo il succo del ragionamento fatto dall’azienda, non essendo l’Anm una società esercente la Linea 6, non sarebbe tenuta di conseguenza nemmeno a prestare attività di assistenza o di supporto logistico. L’azienda si è resa comunque disponibile a trovare un accordo congiunto, in modo da regolare il tipo di prestazioni che potrebbero essere richieste e definirne gli importi e a concordare anche il pagamento per le attività svolte dal 2014 in poi. Sulla vicenda la settimana scorsa si è tenuto un tavolo di confronto con Ansaldo e Comune, durante il quale Anm ha chiesto il ristoro integrale degli arretrati, ma la situazione è ancora bloccata. Maglione, infatti, ha confermato le richieste di Anm nella relazione del 22 marzo.

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