Il movimento dei senzatetto «sfratta» il titolare dell'hotel Neapolis

Il movimento dei senzatetto «sfratta» il titolare dell'hotel Neapolis
di Gigi Di Fiore
Venerdì 18 Maggio 2018, 07:00 - Ultimo agg. 12:09
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Nella città che sbandiera voglia di legalità, la violazione delle norme è sotto gli occhi di tutti in pieno centro storico. Napoli, piazza Miraglia, il portoncino piccolo d'ingresso porta un foglietto attaccato con su scritto a pennarello un numero civico: 391-bis. Dinanzi, a mo' di barriera, un paio di bancarelle dove si vendono oggetti di bijoutteria artigianale. Al primo e secondo piano, dove una volta c'erano uffici amministrativi dell'Università, vivono cinque famiglie. Tutte occupanti abusivi di quei locali dal marzo del 2016.

«Da Napoli a Barcellona i beni comuni sono di tutti» dice la scritta, dipinta in nero sotto una delle 14 finestre dell'immobile che dà sulla piazza dove si affaccia l'ingresso principale del Primo Policlinico. Quei locali sono di proprietà di una congregazione religiosa, «Serve di Maria», e le suore vivono in altri locali dello stesso palazzo. Ai loro alloggi, però, si entra pochi metri più avanti, al numero ufficiale 393.
 
I locali occupati tra poche ore potranno costare il lavoro a 25 persone, che significano sostegno per un centinaio di loro familiari. Il motivo? L'azienda dove lavorano è senza sede e, se non si trova una soluzione, andrà in liquidazione. I locali occupati di piazza Miraglia infatti sono stati affittati, con regolare contratto preliminare, ai fratelli Marco e Lello Iovine, titolari della società «Progetto Neapolis srl». Gestiscono l'hotel Neapolis, che si trova a pochi metri in via Del Giudice. Devono lasciarlo, perché il proprietario dell'immobile di via Del Giudice ha chiesto di triplicarne il canone per prorogare il contratto. E loro, non potendo sostenere l'aumento che equivale allo stipendio di 3-4 loro dipendenti, sono corsi ai ripari, proprio due anni fa: hanno partecipato ad una selezione per ottenere in fitto i locali di piazza Miraglia. Solo venti giorni dopo la firma del loro contratto, però, il movimento «Magnammece 'o pesone», ha occupato i due piani del palazzo. E li ha girati alle famiglie che ora vi abitano. Ci sono anche stranieri, alcuni hanno fornito al Comune la residenza di piazza Miraglia 391-bis. Dalle mura spuntano tubi insoliti, con fili di allaccio abusivo alla corrente elettrica. Da due anni, l'occupazione abusiva va avanti, nonostante le segnalazioni dei titolari dell'hotel Neapolis, che hanno necessità di ottenere quei locali indispensabili a proseguire la loro attività turistica.

Dice Marco Iovine: «Abbiamo parlato con chi ha occupato i locali, ci sono state proposte di sistemazione alternativa, in un immobile che le suore hanno disponibile a Caserta. Hanno rifiutato, ritenendolo troppo lontano. Abbiamo cercato il dialogo, la mediazione, ma ne abbiamo ricevuto solo minacce anche nel nostro hotel, documentata da un video in possesso della polizia. Ora, la situazione diventa pesante per noi e i nostri dipendenti. Se non riusciamo a trasferirci, dovremmo arrivare a mettere in liquidazione l'attività».

Il proprietario dell'immobile di via Del Giudice ha notificato lo sfratto per finita locazione. È questione di ore. I 25 dipendenti, tutti con famiglie da mantenere, tra poco saranno senza il luogo dove svolgono il loro lavoro. Senza più attività. Dice Gaetano Laghi, l'avvocato che segue la vicenda per conto dei fratelli Iovine: «Ho segnalato in Procura, dove da tempo è aperto un fascicolo d'indagine, questo fatto nuovo. I miei clienti dovranno interrompere la loro attività principale, lasciando l'attuale sede dell'hotel Neapolis senza poter disporre della nuova sede che avevano tempestivamente affittato due anni fa. Ne seguiranno effetti a catena sulla loro impresa. Ora, oltre ai reati perduranti con l'occupazione abusiva, si aggiunge un serio e reale rischio occupazionale. Chi se ne assume la responsabilità?»

È il pm Francesca De Renzis, la titolare del fascicolo sull'occupazione abusiva dei locali di piazza Miraglia. Le ipotesi di reato, per ora, sono legate all'occupazione illegale, con gli allacci non consentiti sulla rete elettrica e sulla rete idrica. Aggiunge Marco Iovine: «Non so se esistono anche pericoli sanitari. I locali, che noi visionammo per fittarli, hanno servizi igienici in comune. Dicono ci siano due bambini che vivono lì, chissà in quali condizioni igieniche. Abbiamo tentato tutte le soluzioni pacifiche e di mediazione possibili. Siamo stati minacciati. È una lotta tra poveri, dove chi rischia di rimetterci di più sono i nostri lavoratori e la nostra attività imprenditoriale».

Il trionfo dell'illegalità ora mette a rischio il lavoro dei dipendenti di una società, che gestisce attività censite e su cui paga le tasse. Non è così, purtroppo, in tutta Napoli dove sono proliferate le case vacanze e io B&B in nero. Gli agenti del commissariato Decumani della polizia hanno identificato tutte le famiglie che vivono nei due piani occupati di piazza Miraglia, su richiesta della Procura. Ma non è stato deciso ancora nulla. Nei locali, non c'è un centro sociale, ma vivono persone che hanno lì la loro casa. Non è un immobile pubblico, ma di proprietà privata. Spiega ancora Marco Iovine: «Abbiamo avuto contatti con l'attuale governo cittadino, ma inutilmente. Fa rabbia tutto, perché subiamo un sopruso su un immobile di proprietà altrui, mettendo a rischio un'attività d'impresa e dei posti di lavoro, così preziosi nella nostra città. È giusto, tutto questo?»

Una donna apre il portoncino ed entra per salire. È una delle domiciliate al primo piano, che a volte si avvicendano. «Io, tu e lo sfratto» dice una scritta sbiadita su uno dei due lenzuoli, quello più piccolo, che penzolano dalle finestre pittate in azzurro. Chissà chi lo andrà a dire ai prossimi disoccupati dell'hotel Neapolis. Altri senza lavoro, in un'attività non in crisi ma costretta a chiudere, della nostra città. E tutti guardano.
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