Fratelli Pellini, verifiche del pg sul processo tartaruga: «In aula troppi rinvii»

Corte di appello, possibili accertamenti: «Anche 9 mesi tra una udienza e l’altra»

Pellini, verifiche del pg sul processo tartaruga: «In aula troppi rinvii»
Pellini, verifiche del pg sul processo tartaruga: «In aula troppi rinvii»
di Leandro Del Gaudio e Pino Neri
Giovedì 28 Marzo 2024, 23:00 - Ultimo agg. 30 Marzo, 09:06
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Capire perché ci sono stati quei rinvii nel corso del processo di secondo grado; capire perché il deposito del provvedimento non è arrivato nei termini consentiti dal codice; ma anche se eventuali ritardi sono stati segnalati dai vertici del distretto. Sono questi i punti su cui sono previste delle verifiche sotto il profilo disciplinare, verifiche che dovrebbero riguardare la gestione di un maxisequestro rimasto al palo. Parliamo del processo che puntava ad acquisire i beni dei tre imprenditori di Acerra, quelli dei fratelli Pellini, culminato due giorni fa in un provvedimento ad effetto: la restituzione del patrimonio sequestrato anni fa, di fronte a un possibile caso di decorrenza dei termini maturata nel corso del secondo grado di giudizio.

Una vicenda su cui si attende il deposito delle motivazioni da parte dei giudici della suprema corte (sesta sezione penale), che ha sollevato attenzione mediatica nazionale.

In queste ore si parla di scandalo, di paradosso, di ingiustizia per la restituzione dei beni. C’è chi punta l’indice sui ritardi cumulati, sul probabile caso di decorrenza. Quanto basta a ipotizzare la necessità di svolgere delle verifiche per capire se ci sono stati gravi casi di inadempienza o di negligenza nella gestione del fascicolo monstre.

Da questo punto di vista, è possibile fare riferimento alla requisitoria svolta dal pg della cassazione Luigi Giordano, che - lo scorso novembre - ha ratificato l’avvenuto sforamento dei 18 mesi consentiti per la definizione dell’istruttoria di secondo grado. A questo punto, dato anche lo strepito mediatico della vicenda, è logico aspettarsi accertamenti preliminari per capire cosa è accaduto negli anni in cui il fascicolo è transitato in Corte di appello. Da Roma a Napoli, stessa sensibilità. Ieri si è tenuta una riunione presso l’ufficio del procuratore generale Antonio Gialanella, la più alta carica requirente del distretto di corte di appello di Napoli, da sempre sensibile alle esigenze della collettività, dopo una vita spesa a tutela dell’ambiente. Ma torniamo al dibattimento.

 

Ecco alcuni snodi su cui è logico attendere delle verifiche: il ricorso in appello è stato depositato il 15 marzo del 2019, la prima udienza è stata subito rinviata, per essere fissata il 26 novembre del 2019, vale a dire dopo oltre otto mesi; le udienze del 26 novembre e del 25 febbraio del 2020 sono state rinviate a causa dell’irregolarità delle notifiche del decreto di citazione, «periodo nel quale comunque decorreva il termine di efficacia previsto». Poi c’è stato lo stop provocato dall’emergenza covid, che viene determinata in complessivi 64 giorni. Si torna in aula. È il tre febbraio del 2022, ma il provvedimento conclusivo viene depositato ikil 19 giugno del 2023, «dopo un anno e quattro mesi e 14 giorni, termine dal quale devono essere depurato solo 90 giorni per il deposito del provvedimento». Ovviamente si tratta di dati e numeri asettici, si attendono verifiche e valutazioni. 

Intanto, si lavora alla restituzione del tesoro dei Pellini: parliamo di beni per circa 222 milioni di euro, la cui gestione è stata affidata agli amministratori giudiziari. Ci sono appartamenti di lusso a Roma, a Cinecittà e nei pressi del Vaticano. Spiegano gli amministratori giudiziari Mario Ferrara e Paola Maddalena: la gestione del tesoro ha portato a una rivalutazione del tesoro dei Pellini di ben 4 milioni di euro.

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