Carcere di Ariano Irpino, è di Brusciano l'agente della polizia penitenziaria arrestato con droga e cellulari

Il comportamento sospetto dei detenuti ha fatto scattare i controlli

Il carcere di Ariano Irpino
Il carcere di Ariano Irpino
di Dario Sautto
Venerdì 26 Aprile 2024, 08:00
4 Minuti di Lettura

Fermato dai suoi colleghi all’ingresso in carcere, agente della polizia penitenziaria stava per introdurre nella casa circondariale di Ariano Irpino un carico di droga e 22 telefonini che sarebbero, poi, stati distribuiti ai vari detenuti. È finito agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Brusciano un poliziotto della penitenziaria in servizio nel carcere dell’Avellinese. Nel corso dei controlli all’ingresso, i suoi colleghi l’hanno trovato in possesso di quasi 4,4 chilogrammi di sostanze stupefacenti tra marijuana, cocaina (160 grammi) e droga liquida. Lo strano comportamento dei detenuti al suo arrivo ha indotto i poliziotti ad eseguire la perquisizione nei confronti del collega, scoprendo che l’agente aveva con sé anche schede sim per cellulari, 22 smartphone, 22 caricabatterie, 3 router e una collana d’oro.

L’arresto

Dopo l’arresto il poliziotto è stato trasferito ai domiciliari nella sua abitazione in provincia di Napoli. Nel frattempo, sono in corso le indagini per capire a chi fossero destinati droga e cellulari, con decine di detenuti che erano evidentemente in attesa del carico, ma soprattutto cosa avrebbe ottenuto in cambio l’agente. «Merito al comando di polizia penitenziaria per il fermo del poliziotto penitenziario». Commentano il presidente dell’Uspp, Giuseppe Moretti, e il segretario regionale per la Campania, Ciro Auricchio. «Reati del genere non dovrebbero mai accadere - sottolineano i due sindacalisti - e i colleghi che se ne sono resi autori vanno prontamente intercettati e allontanati perché non degni di indossare la nostra uniforme e perché mettono a repentaglio la sicurezza interna.

Per questo rivolgiamo tutto il nostro apprezzamento al comando ed ai colleghi del Corpo di polizia penitenziaria dell’istituto di Ariano Irpino - concludono Auricchio e Moretti - che tra mille difficoltà quotidiane assolvono al nobile mandato istituzionale che la legge e la Costituzione ci affida e riescono a garantire l’ordine e la sicurezza interna».

Il sequestro di Carinola

L’ultimo sequestro di questo genere era avvenuto a Carinola, in provincia di Caserta, dove la polizia penitenziaria aveva intercettato un pacco trasportato da drone che stava per introdurre in carca 1,8 chilogrammi di hashish, diverse dosi di cocaina, 10 microtelefoni, 10 smartphone, un coltello a serramanico e una macchinetta per tatuaggi. Due giorni prima, invece, a Secondigliano erano stati sequestrati altri 20 smartphone di ultima generazione, 6 coltelli a molletta di 13-16 centimetri, hashish, ma anche scarpe e giubbini firmati e di valore durante perquisizioni nelle celle dei detenuti, in gran parte in carcere per reati di mafia. E un mese fa, un blitz coordinato dalla Procura di Napoli aveva portato a decine di arresti in tutta Italia e alla scoperta di un gruppo che faceva capo al clan Esposito-Nappi del quartiere Bagnoli, che aveva praticamente il monopolio delle consegne di droga, cellulari e armi in una ventina di carceri italiane. 

Video

Nel corso delle indagini del Nic della polizia penitenziaria e della polizia di Stato, era emerso anche il tariffario con il quale venivano acquistati dall’interno pagando 1000 euro per uno smartphone, 250 euro per micro cellulare e fino a 27mila euro per ottenere mezzo chilo di marijuana. In quella occasione, il procuratore Nicola Gratteri sottolineò l’esigenza di «installare jammer nelle carceri italiane, partendo da quelle più grandi e affollate d’Italia» quindi Napoli Secondigliano, Roma Rebibbia e Milano Opera. «Mediamente ci sono 100 telefonini in ogni carcere e un jammer costa 60mila euro. Sarebbe un grande risparmio per la Giustizia e un miglioramento della sicurezza poter dotare gli istituti di pena di disturbatori di segnale» secondo Gratteri. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA