Enrico Ruggeri: «Mio padre è morto di depressione: ha dilapidato un patrimonio. Donne? Ne avevo una a sera»

Il cantante: "Negli anni '70 la sinistra era omofoba, oggi non lo ricorda più nessuno, ma era così"

Enrico Ruggeri: «Mio padre è morto di depressione: ha dilapidato un patrimonio. Donne? Ne avevo una a sera»
Martedì 2 Maggio 2023, 07:32 - Ultimo agg. 5 Giugno, 10:08
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Enrico Ruggeri, 11 Festival di Sanremo, cantautore, 32 album, oltre 4 milioni di dischi venduti, più di 2.000 concerti. Ai tempi del liceo, il Berchet di Milano, suonava negli Champagne Molotov. Erano gli anni Settanta, comunisti contro fascisti. «Ricordo una volta in tram, avevo un album di David Bowie, venni fermato da alcuni “compagni” che mi chiesero: perché ascolti quel frocio qualunquista? In quegli anni la sinistra era omofoba, oggi non lo ricorda più nessuno, ma era così», racconta in un'intervista al Corriere della Sera.

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La politica

«Se sono di destra? È una semplificazione frutto di un’analisi superficiale.

Io vengo da un mondo nel quale c’era una dittatura, al liceo dominavano i comunisti, le Br erano i compagni che sbagliavano, stavo in una scuola dove assemblea e professori applaudirono l’uccisione di Calabresi, Gad Lerner e Pisapia erano i più equilibrati. Le menti libere tendono a essere refrattarie alle imposizioni e io da allora mi sono battuto contro quella dittatura, pur condividendo certe battaglie considerate di sinistra. Nelle mie canzoni ho parlato di trans — nel 1990, quando non interessava a nessuno — di profughi, di carceri... Mi sento al di sopra delle etichette. Decido di caso in caso. Ad esempio preferirei che l’Italia non fosse nella Nato. È una cosa di sinistra? Non so, ma io lo penso».

E su Elly Schlein dice: «Credevo potesse favorire Renzi e Calenda... È più facile stare all’opposizione che governare, ma penso che ci siano temi che interessano di più di altri: ad esempio secondo me la casalinga di Voghera non ha così a cuore i diritti Lgbt, mentre è interessata all’occupazione e alle pensioni. E il mio non è un giudizio di merito, ma strategico».

 

La morte del padre


«Mio padre è sempre stato assente, è morto di depressione. Non ha lavorato un solo giorno della sua vita e ha dilapidato un patrimonio di generazioni. Ma lo ringrazio perché io sono cresciuto con il disprezzo del denaro tipico dei ricchi e provo la rabbia che anima i poveri. Intendiamoci, non ero povero, appartenevo alla piccola borghesia, ma avevo zie super snob, respiravo il gusto del bello, l’aria da signori pur non essendolo. Una condizione ideale: se fossi nato ricco avrei fatto di meno, ma se fossi stato proletario sarei stato meno elegante».

Le donne

Tra le canzoni che ha scritto «Quello che le donne non dicono», un successo di Fiorella Mannoia: «È nata dall’aver ascoltato centinaia di donne, anche per motivi abietti; quando cerchi di rimorchiare e lei si lamenta del marito mentre tu pensi: partiamo bene. L’uomo in fondo è come il politico in campagna elettorale: quando corteggia una donna le prospetta un futuro bellissimo, poi, ottenuto l’incarico, non è all’altezza.
Quando diventi famoso le opportunità si moltiplicano in modo esponenziale. Ho passato stagioni in cui facevo 150 concerti all’anno e se andava male andavo via con una ragazza per sera. Se andava male...».

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