Acea sarà d’ora in poi soprattutto un grande operatore infrastrutturale con un know-how di peso nel business dell’acqua, dell’ambiente e dell’elettricità e l’ambizione di guardare anche fuori dall’Italia. A partire da Europa, Africa e Middle East. Sia chiaro, il nuovo piano industriale al 2028 presentato ieri a Milano dall’amministratore delegato, Fabrizio Palermo, con 7,6 miliardi di investimenti «ai massimi di sempre per le infrastrutture del Paese» e un miliardo di dividendi, non tiene conto delle eventuali aggregazioni in Italia o delle mire fuori confine. Ma ci sono tutti gli ingredienti, dalla crescita degli investimenti alla spinta su margini ed efficienza con una certa attenzione al debito, per «rafforzare la leadership del gruppo» e prepararlo alla fase due della svolta proprio mentre sopratutto Paesi come l’Italia, la Francia e la Spagna stanno toccando con mano quale impatto può avere questo settore nello sviluppo europeo.
Del resto, i conti del 2023 hanno già «segnato una svolta» per la società, ha confermato Palermo.
IL VALORE PER GLI AZIONISTI
«Tra i nostri obiettivi c’è quello dell’attenta allocazione del capitale», ha spiegato Palermo, e dunque sono possibili cessioni e nuove partnership per investire in altre opportunità, con tanto di potenzialità di crescita dell’Ebitda, non considerate nel piano. Del resto, la vocazione per lo sviluppo estero è già dimostrata dal coinvolgimento nel piano Mattei. In particolare il business dell’acqua offre opportunità in Europa e Africa.
Dopo un 2023 in cui Acea ha archiviato un utile netto ricorrente di gruppo a 280 milioni di euro, in crescita del 22%, nei prossimi anni l’Ebitda dovrebbe crescere a una media annua di oltre il 5% e raggiungere 1,8 miliardi di euro a fine 2028 (di cui il 90% da attività regolate), rispetto agli 1,391 milioni del 2023 (+29%). Mentre l’utile netto aumenterà fino a 375 milioni nel 2028 con la promessa di un dividendo in crescita del 4% annuo (dopo la cedola da 0,88 euro del 2023).«Puntiamo da un ritorno medio annuo per i soci superiore all’11%», ha puntualizzato l’ad.
Entrando nello specifico dei tre business regolati Palermo ha ricordato che «i 20 milioni di clienti sull’acqua contando l’estero, a fronte di 1,7 milioni di pod (clienti, ndr) gestiti sull’elettrico, con una movimentazione di 1,8 tonnellate di rifiuti su 25 impianti». Acea è già il primo operatore in Italia nel settore idrico e il secondo in Europa. L’impegno ora è quello di realizzare grandi opere strategiche a livello nazionale come il raddoppio dell’Acquedotto del Peschiera finalizzato a mettere in sicurezza l’approvvigionamento idrico di Roma (l’Ebitda è previsto in costante aumento del 7%). Sul lato energia, c’è il focus sulle reti resilienti e i servizi innovativi. Infine, Acea è presente lungo tutta la filiera di trattamento dei rifiuti, soprattutto nel centro Italia dove intende consolidare la leadership. E anche qui ci sono potenzialità importanti. Ma per ora il progetto del Termovalorizzatore di Roma, ancora sotto gara, non è pesano nei numeri del piano.