La sentenza: «Fase finale dell'arresto di Zagaria confusa e inquietante»

Il verdetto di condanna per il poliziotto che rubò la pen drive

L'arresto di Michele Zagaria
L'arresto di Michele Zagaria
di Biagio Salvati
Venerdì 29 Settembre 2023, 14:42 - Ultimo agg. 18:41
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L'arresto dell'ex primula rossa del clan dei Casalesi Michele Zagaria nel bunker di Casapesenna, dopo 15 anni di latitanza, rappresenta l'epilogo di «una complessa attività di intelligence» che, però, «ha peccato in executivis, risultando nella sua ultima parte confusa, imprudente, a tratti imperita e persino inquietante». È duro il giudizio espresso dai giudici del Tribunale di Napoli Nord che analizzano le fasi precedenti e successive la cattura del boss nelle motivazioni della sentenza con la quale hanno condannato (a sei anni e sei mesi di reclusione) il poliziotto Oscar Vesevo per l'appropriazione di una pen drive trovata nella villa di Casapesenna dove c'era il bunker.

«Dimostrato è che l'operazione di Polizia - scrivono i giudici - si svolse fin dall'inizio nel bailamme per poi degenerare in un'operazione caotica e festante, quando si ebbe certezza della presenza del latitante».

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Un'operazione che «rischiò di fallire» visto che venne meno quasi subito «l'assoluta segretezza che doveva proteggerla» con l'arrivo la mattina del 7 dicembre, nei pressi della casa individuata, delle volanti della Polizia del Commissariato locale, «in alcun modo interessato dal dispositivo discusso nelle ore notturne antecedenti».

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