Allarme privacy: 17mila apps Android raccolgono dati utenti senza autorizzazione

Quasi 17mila apps Android raccoglierebbero i dati dei loro utenti senza autorizzazione
Quasi 17mila apps Android raccoglierebbero i dati dei loro utenti senza autorizzazione
di Marta Ferraro
Domenica 17 Febbraio 2019, 15:21 - Ultimo agg. 17:36
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Secondo l'International Institute of Communication Sciences degli Stati Uniti, da diversi mesi Google sarebbe a conoscenza del fatto che circa 17mila applicazioni Android raccoglierebbero i dati dei loro utenti senza autorizzazione e che il gigante tecnologico non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione al riguardo.

Serge Egelman, l'autore principale della ricerca, ha pubblicato i risultati della sua analisi su The Appcensus Blog. Come spiega, i dispositivi mobili hanno un numero unico, ma ripristinabile, noto come «identificatore pubblicitario». Questo dato raccoglie le informazioni del consumatore al fine di rilevare il suo comportamento e i suoi interessi allo scopo di inviare annunci ben mirati, tuttavia tale dispositivo può essere disattivato dall'utente se questi lo desidera, come nel caso dei cookie che vengono cancellati nei browser.

L'esperto afferma, però, che alcune applicazioni potrebbero trarre vantaggio da altri identificatori difficili o impossibili da modificare, come l'indirizzo Mac e il codice Imei, tra gli altri. La questione è che tali azioni sembrano violare la norma del Google Play Store, che sottolinea che nessuno degli identificatori può essere trasmesso «senza il consenso esplicito degli utenti. Nello specifico le politiche aziendali consentono agli sviluppatori di raccogliere gli identificatori, ma vietano il loro utilizzo per inviare annunci senza permesso e utilizzarli per scopi commerciali.

Così, l'inchiesta si è concentrata sulla determinazione del numero di applicazioni che violano questa politica e ha scoperto che delle 24mila apps testate, circa il 70%, ovvero all'incirca 17mila lo farebbero. Attraverso questa analisi, sono state identificate le reti pubblicitarie e le altre società coinvolte. Le informazioni sono state fornite a Google lo scorso settembre.

Egelman ha riferito, infatti, di aver inviato ormai cinque mesi fa la sua analisi a Google, ma di non aver ancora ricevuto alcuna risposta in merito alla sua indagine.
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