Napoli-Roma, la notte di Insigne
piena di magie per l'uscita di scena

Napoli-Roma, la notte di Insigne piena di magie per l'uscita di scena
di Marco Ciriello
Martedì 19 Aprile 2022, 07:03 - Ultimo agg. 07:10
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Chiude gli occhi, poi li apre e sospira, un altro peso è andato, uno degli ultimi. Un'altra impronta sul Napoli è stata lasciata: calciato il rigore. Segna, con un tocco di rasoio e frode. E si rimette a correre e dribblare, a un certo punto dribbla anche Osimhen, perché Lorenzo Insigne gioca in modalità pallastrada, estremo sulla fascia, il suo baratro, e poi si accentra, andando a infiltrarsi nell'area di rigore romana. Una grande partita la sua, ancora una volta il migliore in campo. E quando esce: il Napoli smette di pensare, e prende anche il gol del pareggio. Insigne aveva accudito il pensiero stupendo di restare tra le due milanesi, di continuare a sperare, ma gli altri no. Ancora una volta il Napoli smarrisce la sua essenza, e sempre in casa. Siamo nel già detto e già visto. Almeno non perde, grazie al guizzo dal dischetto di Insigne. Che, in queste partite del distacco, continua a regalare giocate come una ostilità rispetto al destino della squadra, alle sue cadute, alla mollezza fisica evidente. Gli ultimi dieci minuti più gli otto del recupero sono stati uno sfilacciamento costante fino al gol di Stephan El Shaarawy. Una condanna, per il vizio di lasciarsi bollire sul più bello, sfasandosi. Almeno Insigne ha l'euforia degli ultimi giorni di scuola, con la buona volontà nello sfoggio del meglio possibile, prima di dedicarsi felicemente al sogno canadese. Il suo è un finale con molto brio, fatto di maturità, grandi stop e dribbling stretti tra avversario e linea laterale, uno spettacolo che vale il biglietto: con giravolte, aperture, discese, tocchi fulminei e un fraseggio interrotto solo dalla lentezza dei compagni.

 

Insomma, Insigne se ne va con la classe di un Peppino Di Capri che canta l'amore che finisce: malinconia, estate alle spalle e violini di lato.

Il suo atteggiamento è stato lodevole, con un distacco costruito nell'impegno, partita dopo partita, e con una assunzione di responsabilità continua dal dischetto. È riuscito a mettere da parte la sua insofferenza, trovando un nirvana calcistico complice forse anche la grande delusione con la Nazionale che lo ha fatto scendere in campo con una saggezza cruda, evidente, che manca ancora a calciatori come Osimhen e Lozano, troppo nervosi e selvaggi per la posta in gioco. E nemmeno l'altro migliore in campo, Kalidou Koulibaly, è bastato al Napoli per vincere e continuare a sperare, per vincere e far pesare ancora di più gli ultimi pezzi di Insigne a Fuorigrotta. I suoi piedi sono stati fondamentali contro la Roma, mentre faceva swing col pallone, come se fosse la cosa più normale del mondo, che spesso gli era mancata. Riportando tutto a casa, a quella casa che è la carriera, potrà dirsi soddisfatto della sua coda calcistica, della spinta e dell'avventura napoletana, quando dall'altra parte del mondo penserà a questi giorni di illusione. Sottraendosi alla storia è finito in un tempo di libertà dalle ossessioni del tifo, dalle aspettative della piazza, e ha preso a dimostrare la distanza tra il suo valore e il resto della squadra. Con tutti i limiti caratteriali e culturali, è innegabile il suo sentimento visionario, come il suo apporto di idee. Con lui in campo c'è un universo di soluzioni improvvise, senza c'è lo smarrimento. Sceso dal piedistallo, si è liberato, riuscendo a regalarsi un piccolo spazio alternativo, diverso dal prima e dal dopo, quello dell'assoluzione da mercato, con abbraccio bambino della maglia. È poco? È tanto? Lo sapremo misurando la sua assenza, nelle costruzioni del fantasista che verrà, sempre ammesso che venga, sempre che ci siano ancora nei fantasisti, seppure di taglia piccola, come Insigne. La sua è una bella uscita di scena. 

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