Sanremo 2024, tornano i Jalisse con Vessicchio dopo 27 anni

Fiorello, Beppe Vessicchio, Alessandra Drusian e Fabio Ricci
Fiorello, Beppe Vessicchio, Alessandra Drusian e Fabio Ricci
di Samuele Annibaldi
Sabato 10 Febbraio 2024, 00:11 - Ultimo agg. 01:14
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RIETI - Erano da poco passate le 23 della quarta serata al 74esimo Festival di Sanremo quando è arrivata la “sorpresa” della quale lo stesso Amadeus nella conferenza stampa della mattina aveva detto di “non saper nulla”: dopo 27 anni esatti i Jalisse tornano a cantare all’Ariston dove trionfarono nel 1997 con Fiumi di parole, la canzone che li rese famosi in Italia e poi all’Eurovision di Dublino dove si piazzarono al quarto posto in rappresentanza dell’Italia.

L'annuncio di Fiorello sotto  la pioggia battente nella Città dei fiori ha scatenato applausi a scena aperta dopo che per l'intero pomeriggio si era andati avanti tra conferme e dubbi anche se, nella stessa conferenza stampa della mattina la co-conduttrice della quarta serata, Lorella Cuccarini, aveva dato un indizio inequivocabile: "ma io i Jalisse li ho visti per le vie di Sanremo..." con Amadeus che aveva replicato "bhe in realtà loro (i Jalisse) Sanremo non lo hanno mai lasciato".

Dall’Aristonello è stato Rosario Fiorello a svelare il mistero che Il Messaggero di Rieti aveva anticipato nella mattinata odierna: i Jalisse (Alessandra Drusian e Fabio Ricci originario di Ornaro, frazione di Torricella in Sabina) dopo 27 anni tormamo a calcare il palco dell’Ariston di Sanremo.

A dirigere il duo reatino  che vinse il Sanremo 1997 (ironia della sorte) la Sabina al completo con una doppia direzione d’orchestra (Fiorello ha sottolineato che non era mai accaduto prima nella storia del Festival che due direttori in contemporanea dirigessero l’Orchestra Rai)  Peppe Vessicchio, il maestro residente a Casperia dove ha casa da circa 20 anni e il maestro Leonardo De Amicis nativo di Roma ma cresciuto a Corvaro di Borgorose prima di trasferirsi a L’Aquila.

Fiumi di parole insomma, dopo 27 anni dove tutto ebbe inizio. Il resto è ormai storia.

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