Sanremo 2023, champagne per Peppino Di Capri e tra Mengoni e Ultimo la sfida è aperta

Ramazzotti, Bennato, Elisa e Antonacci star della serata delle cover Ma la gara per la vittoria finale è ristretta ai due favoriti della vigilia

Peppino Di Capri omaggiato a Sanremo
Peppino Di Capri omaggiato a Sanremo
di Federico Vacalebre
Sabato 11 Febbraio 2023, 00:00 - Ultimo agg. 12:02
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Inviato a Sanremo

«Meglio tardi che mai», sorride, tenerissimo, Peppino Di Capri nel ritirare, finalmente, il premio alla carriera della città di Sanremo. Ventilato più volte, assegnato mai, fino al 2023 e poi ritardato ancora di un giorno per permettergli di essere in forma. Appesantito dai malanni accusati a fine anno scorso, l’uomo delle 15 edizioni festivaliere e delle due vittorie (1973, «Un grande amore e niente più»; 1976, «Non lo faccio più») si gode il riconoscimento, la standing ovation dell’Ariston, l’affetto di Amadeus e Gianni Morandi, il coro del pubblico sulle note di «Champagne». Ha rinunciato al medley di successi per non affaticarsi, ma l’immagine del suo primo piano, elegantissimo come sempre, la chioma candida, le mani sul piano è di quelle che resterà negli annali della manifestazione.

Che ieri ha vissuto da una parte della gara delle cover, dall’altra dell’impazzare del totofestival, che vede ancora in testa, a prescindere dal risultato della manche, la coppia formata da Marco Mengoni («Due vite») e Ultimo («Alba»): il primo finora ha avuto dalla sua il voto di sala stampa e della giuria demoscopica, il secondo ha recuperato una decina di posizioni confermandosi campione popolare, di televoto insomma. Stasera spazio al televoto, ma poi nella cinquina finale tornano a contare anche i giudizi di giornalisti e giurati demoscopici. E qualche sorpresa potrebbe scapparci ancora. 

Il meccanismo del venerdì sanremese si affida alla creatività dei concorrenti: ognuno può scegliere che cosa, come e con chi cantare. Ma non sempre l’unione fa la forza. Ariete e Sangiovanni non sono all’altezza del Battiato di «Cerco un centro di gravità permanente» (la prova vocale conta ben più della scenografia ispirata alla copertina dell’album), Will si affida al Michele Zarrillo di «Cinque giorni» senza metterci del suo, come fa Olly con la tonicissima Lorella Cuccarini di «La notte vola». 

I canzonieri frequentati sono, inevitabilmente, di diverso spessore, importanza, creatività. C’è chi fa sul serio e chi cazzeggia. Chi è sceso in campo armato fino ai denti: come Ultimo che duetta con Eros Ramazzotti i successi di Eros Ramazzotti. Come Giorgia che divide con Elisa «Luce» e «Di sole e d’azzurro», brani che nel 2001 le videro rivali proprio all’Ariston ed ora le vedono più che complici. Come l’outsider Tananai che usa la scusa di «Vorrei cantare come Biagio» di Cristicchi per rileggere il repertorio di Antonacci con Biagio Antonacci e Don Joe. Come gli Articolo 31 che completano il flow dei propri successi con quelli di Fedez (che quando arriva il turno di «Maria» urla «Giorgia, legalizzala», parlando della cannabis, si intende). Come Colapesce-Dimartino che aggiungono l’allure di Carla Bruni al canto libero di «Azzurro».

Come lo stesso Mengoni, che dà il sapore gospel del Kingdom Choir (visto alle nozze di Harry e Meghan). 

Elodie, ancora in nero, scollata, scosciata, è uno sparo nella notte, con il secondo proiettile messo in canna dal rap di BigMama («American woman). Lazza ha scelto un brano meno noto, «La fine» di Nesli, e si è fatto dare una mano da Emma e dal primo violino della Scala, Laura Marzaduri. Gianluca Grignani appartiene alla schiera di quelli che scelgono l’autocover: «Destinazione paradiso» con Arisa (e Peppe Vessicchio, a sorpresa, alla codirezione d’orchestra, al fianco di Enrico Melozzi). Shari si affida al compagno Salmo per un medley di Zucchero, Leo Gassmann all’amico-maestro Edoardo Bennato per un medley bennatiano con quartetto d’archi: «A cosa serve la guerra» è tristemente attuale, «L’isola che non c’è» e «Il rock di Capitan Uncino» sono trascinanti come sempre. I Cugini di Campagna per arrivare a fare quello che volevano e fanno da sempre, «Anima mia», devono far ditta con Paolo Vallesi («La forza della vita»). Gianmaria chiede una mano al suo ex coach Manuel Agnelli ed al repertorio degli Afterhours («Quello che non c’è»). Mr. Rain, altra sorpresa di classifica, arruola Fasma (che non vale il coro di bambini) per i Lùnapop di «Qualcosa di grande»).

Madame completa il discorso sul mestiere più antico del mondo iniziato con la sua «Il bene nel male» e con il conforto di Izi si misura con il De André di «Via del campo». La somma tra Coma_Cose e Baustelle è una sorprendente «Sarà perché ti amo». Rosa Chemical si tocca l’«America» (Gianna Nannini) con il sostegno di Rose Villain e i benpensanti di nuovo si ingrifano. Modà e Vibrazioni dividono con democrazia «Vieni da me», Levante porta a casa la benedizione di Vasco Rossi per la sua «Vivere» con Renzo Rubino al pianoforte, Anna Oxa torna al punto di partenza («Un’emozione da poco» con il violoncellista albanese Iljard Shaba, Sethu pasticcia «Charlie fa surf» (dei Baustelle) con i Bnkr 44, Lda invita la chitarra e la voce di Alex Britti per il cimento di «Oggi sono io», Mara Sattei punta su Noemi per «L’amour toujours» (Gigi D’Agostino), Paola e Chiara chiedono ai dj Merk e Kremont di aggiungere ulteriore tunz tunz al loro automedley. E si balla ancora con i Colla Zio e Ditonellapiaga alle prese con la «Salirò» di Daniele Silvestri. Fuori gara, e diversamente credibile, il Gianni Morandi che omaggia l’amico Lucio Dalla, che il 4/3/2023 avrebbe compiuto 80 anni. 

 

Chiara Francini è spigliata, entusiasti i ragazzi di «Mare fuori 3» alle prese con la sigla della serie, quasi a continuare il discorso su Nidisa iniziato proprio da questo palco l’altra sera da Francesca Fagnani. Il messaggio sul dramma delle foibe arriva, come richiesto a gran voce dal centrodestra, nella Giornata del ricordo, «istituita per tenere viva la memoria di una delle pagine più tragiche della nostra storia: l’eccidio di migliaia di nostri connazionali gettati nelle foibe dalle milizie del maresciallo Tito e l’esilio di centinaia di migliaia di italiani costretti a lasciare la loro terra e i loro averi», spiega Ama.

Stasera, sulle ali di ascolti sempre più favorevoli (9.240.000 telespettatori, pari al 57.6% di share) il Festival della canzone italiana troverà la sua canzone regina. Nel menù ci sono anche i Depeche Mode ridotti a duo di «Memento mori», la lettera di Zelensky e il ritorno di Chiara Ferragni. 

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