Stash lancia Mal di gola: «Vasco, il funk e noi: ecco il mio mondo a Kolors»

Stash lancia Mal di gola: «Vasco, il funk e noi: ecco il mio mondo a Kolors»
di Federico Vacalebre
Mercoledì 27 Gennaio 2021, 11:00 - Ultimo agg. 28 Gennaio, 12:13
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Ha chiuso il 2020, annus horribilis, nel modo migliore possibile, con grazia, anzi con Grace, la figlia. Ed iniziato il 2021, sempre marchiato dalla pandemia, con un nuovo singolo, «Mal di gola», in uscita venerdì. Intanto si è rintanato nella campagna di Pescara, dove hanno casa i genitori della fidanzata, Giulia Belmonte, miss Abruzzo 2013. Parliamo di Antonio Fiordispino, per tutti ormai Stash, ovvero «Tesorino», nato a Caserta, cresciuto tra Cardito, Viareggio e Napoli, per trovare il successo a Milano, dopo la vittoria ad «Amici» nel 2015 con The Kolors: il cugino Alex Fiordispino alla batteria e Daniele Mona ai synth.

Gli ultimi singoli del gruppo, «Pensare male» (con Elodie), «Los Angeles» (con Guè Pequeno) e «Non è vero» sono andati non male, Stash. E siamo al decennale della band: nel 2011 debuttaste con «I don't give a funk». Che cosa ti aspetti da «Mal di gola»?
«La conferma che stiamo percorrendo la strada giusta con il nostro suono urban, ricco di citazioni e di riferimenti al passato anni 70/'80, ma contemporaneo, tra funk e chitarre vintage.

Lo fanno anche The Weeknd e Dua Lipa, ma noi abbiamo cominciato prima».

Qui la citazione spunta persino nel testo: «Me l'ha detto Vasco, siamo solo noi».
«Chi non riconoscerebbe al signor Rossi la paternità di quella frase che abbiamo detto in milioni di persone? Ormai se dici siamo solo noi, non importa se parli di una coppia, una famiglia, una squadra di calcio, un partito, pensi a Vasco, e nel pezzo c'è anche una chitarra che guarda alla lezione di Maurizio Solieri e Massimo Riva».

Nostalgico a 31 anni di qualcosa che non hai vissuto?
«No, ma curioso (anche) della musica che c'era prima di me. Il sax che si sente nel pezzo è un'illuminazione di quest'estate, quando ho sentito Jerry Popolo soffiare nel suo strumento nelle prove del Premio Carosone del centenario a cui mi hai voluto: profumava di certa black music rivista dai gruppi anni 80. Mi piace partire dal passato per arrivare al presente, anzi al futuro: in Pensare male guardavo a Chaka Khan, in Los Angeles all'Alan Parsons Project, in Non è vero a Pino Daniele. Non solo ci piace poter lavorare in analogico e con strumenti dell'epoca - ne sto comprando parecchi - ma per noi è uno stimolo continuo riferirci a un periodo di ribellione giovanile. Quegli anni sono di chi li ha vissuti, ma anche di chi li ha studiati e voleva diventare come i Cure o Bowie. Anche visivamente ed esteticamente ho scelto quel decennio come riferimento artistico per colorare la mia vita».

Ma che cos'è, poi, il «Mal di gola» di cui canti nel pezzo scritto per una volta senza il tuo fido coautore, Davide Petrella, napoletano col tocco da tormentone vincente?
«È vero, Davide stavolta non ha lavorato con me, e mi fa strano: ho scritto il brano con Davide Simonetta, Simone Cremonini e Alessandro Raina. E l'ho prodotto con i Daddy's Groove. Il Mal di gola del titolo rappresenta il karma di qualcuno che parla parla, parla troppo, tanto da farti venire il mal di testa. Se fai così vuol dire che qualcosa non va in te, che ti sei tenuto dentro qualcosa che ti fa star male. Per questo nella copertina c'è una bocca e uno scorpione, visto che parliamo di una coppia».

Veniamo a Grace.
«Ha un mese e mezzo ed io ho il cuore nello zucchero. Da quando è nata lei mi sento diverso, ha cambiato le mie priorità esistenziali, ha dato un altro senso nella vita. Sarà banale, lo diranno tutti quanti i neopadri, ma è così».

Meno voglia di fare l'artista, di girare - quando si potrà finalmente farlo di nuovo - per palchi e studi televisivi?
«No, in questo periodo di clausura coatta mi sto godendo la piccola, la famiglia, ma anche il mio lavoro, che poi è una passione. Ho scritto tanto, registrato tanto, il nuovo disco dei The Kolors praticamente è pronto. Toccherà al nostro discografico, Jacopo Pesce, re Mida del rap che sa lavorare benissimo anche sul fronte del suono urban, decidere come e quando far uscire i pezzi e/o l'album: con la Island ci sentiamo in buone mani, abbiamo la libertà di fare la musica che vogliamo. La settimana scorsa ero a Napoli, con Davide Petrella, in una casa di Posillipo con vista sulla grande bellezza del nostro mare. Mi sono messo al piano, poteva mai non nascere un pezzo tra noi due?».

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